SUD PONTINO – Centoventuno di anni di carcere. Si è rivelata durissima la requisitoria formulata martedì davanti il Tribunale di Cassino (presidente Tania Tavolieri, giudici a latere Martina Di Fonzo e Antonio Gavino Falchi Delitala) dai sostituti Procuratori Alfredo Mattei ed Emanuele De Franco che, delegati dal sostituto procuratore Corrado Fasanelli dalla direzione Distrettuale antimafia di Roma, hanno utilizzato il pugno duro nei confronti di 18 delle 25 persone arrestate il 25 gennaio 2021 dai Carabinieri del comando provinciale di Latina e della Compagnia di Formia nell’ambito dell’operazione anti-camorra “Anni 2000”. Le richieste dei Pm di piazza Labriola, in effetti, hanno risentito di una sorta di bilanciamento tra le aggravanti contestate dal collega della Dda, le attenuanti emerse dal dibattimento sulla scorta dell’esame e del controesame di alcuni testimoni e, inoltre, dal principio della cosiddetta continuazione. Gli imputati, nello specifico, rispondevano delle ipotesi accusatorie di detenzione illegale di armi, rapina, danneggiamento, traffico di droga, incendio e anche di estorsione ai danni di alcuni imprenditori impegnati soprattutto sul territorio di Castelforte, Santi Cosma e Damiano e Minturno.
La richiesta di condanna più pesante è stata avanzata nei confronti del presunto vertice di questa organizzazione, Decoroso Antinozzi, nei confronti del quale sono stati chiesti 15 anni di reclusione. Le altre istanze: 14 anni e mezzo per Maurizio Mendico; 13 anni e mezzo per Ettore Mendico; 10 anni per Antonio Reale; 8 anni per Eduardo Parente; 6 per Maria Carmina Messore; 10 anni e 5 mesi per Ciro Bonifacio; 6 anni e 11 mesi per Fabio Buonamano; 6 anni e mezzo per Sergio Canzolino e Alessandro Forcina; 2 anni e due mesi per Gianluigi Mendico, 7 anni e due mesi per Pierluigi Mendico, Francisco Parente e Adolfo Pandolfo; tre anni e quattro mesi per Armando Puoti e tre anni di carcere per Giuseppe Sola. Più lievi – si fa per dire – le richieste di condanna per Luigi Parente e Carla Romao, 4 mesi, a testa. L’attacco è stata l’arma utilizzata dal collegio difensivo (composto dagli avvocati Enrico Mastantuono, Pasqualino Santamaria, Roberto Palermo, Enzo Biasillo, Anna Marciano, Pasquale Cardillo Cupo e Raffaele Di Giuseppe) che nel controesamne protrattosi sino al tardo pomeriggio di martedì ha definito l’inchiesta dei Carabinieri gravata da indizi e supposizioni accompagnate da tardive dichiarazioni di alcune delle vittime delle estorsioni che si sono costituite parte civile attraverso l’avvocato Barbara Schiavi.
Il dibattimento, dopo una lunga maratona, è stato caratterizzato dal controesame del nutrito collegio difensivo che, facendo leva sull’insussistenza delle ipotesi associative ha definito l’inchiesta dei Carabinieri gravata soltanto da indizi e supposizioni accompagnate da tardive dichiarazioni di alcune delle vittime delle estorsioni. La sentenza del processo “Anni “2000” è attesa per martedì 25 ottobre. E’ attesa per capire se il collegio giudicante accoglierà o meno le richieste della pubblica accusa che per la cronaca ha chiesto di l’assoluzione di alcuni imputati ed il non doversi procedere per due per l’intervenuta prescrizione. L’Operazione “Anni 2000” ha già registrato un primo responso processuale davanti il Gip del Tribunale di Roma davanti al quale alcuni degli indagati arrestati dai Carabinieri avevano deciso di farsi giudicare scegliendo il rito abbreviato. Le condanne furono, nonostante lo sconto di un terzo della pena, molto alte e ora al vaglio dei giudici d’appello. Il Tribunale di Cassino tornerà ad occuparsi di cronaca nera e, nello specifico, di detenzione e spaccio di droga per conto della camorra nella giornata di giovedì. E’ attesa la requisitoria del Pm della Dda capitolina nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri “Touch & Go”.