FORMIA – Dal 3 dicembre prossimo potrà tornare presso l’abitazione della madre, lo studente di 14 anni residente nella frazione di Penitro a Formia arrestato dai Carabinieri della locale Stazione il 22 agosto perchè, al termine di una mirata perquisizione domiciliare, venne trovato in possesso di 120 grammi di hashish e di un bilancino di precisione ed un coltello probabilmente per tagliare la droga e, pertanto, venne arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Lo ha deciso Tribunale dei Minorenni di Roma che ha ammesso l’adolescente al rito abbreviato condizionato. Su richiesta del legale difensore, l’avvocato Luca Cupolino, i giudici, dopo un primo tentativo andato a vuoto, hanno disposto la sospensione del procedimento con la messa alla prova del 14enne , attualmente ospite di una casa famiglia di Ceprano dopo esserlo stato di un’analoga struttura di Veroli.
Il processo è stato rinviato al 14 dicembre per l’elaborazione del programma di rieducazione del 14enne che dovrà essere suggerito dall’ufficio servizi sociali del Ministero di Giustizia.
L’adolescente di Penitro venne associato presso un centro di prima accoglienza e il 24 agosto l’arresto venne convalidato dal Gip del Tribunale dei minorenni nonostante l’avvocato Cupolino avesse dimostrato la non sussistenza di alcuna esigenza cautelare. In quella circostanza il minore ammise la detenzione della sostanza stupefacente all’interno della sua camera da letto ma non per spacciarlo; il 14enne confessò l’assunzione della droga per utilizzarla per fini terapeutici. Il minore infatti è affetto da numerose patologie psichiche, tra cui un disturbo borderline della personalità e un disturbo dell’attenzione, peraltro certificate dall’Asl di Latina al punto tanto da essere beneficiario della legge 104/92.
L’adolescente nell’udienza di convalida del suo arresto – ricorda ora l’avvocato Cupolino – evidenziò come la cura che gli aveva prescritto il settore “Tutela salute mentale e riabilitazione dell’età evolutiva” della stessa Asl non fosse sufficente per far fronte alle sue patologie.
Il 20 settembre scorso la Procura presso il Tribunale dei Minorenni sollecitò lo svolgimento del giudizio immediato e, a fronte di questa istanza, il legale del 14enne ha chiesto il giudizio abbreviato condizionato all’acquisizione di documentazione sanitaria.
L’avvocato Cupolino ha definito “errata” la scelta del Gip nell’individuazione delle esigenze cautelari in quanto vi era – a suo dire – una chiara violazione dell’articolo 274 del codice di proedura penale non sussistendo alcuna esigenza cautelare. Invece il Gip aveva emesso la misura “unicamente al fine di rieducare il minore, e le misure cautelari – ha commentato il legale del 14enne – possono avere una finalità rieducativa che, allo stato, non spetta sicuramente al Tribunale per i Minorenni”.
Questa dolorosa controversia ha evidenziato la situazione “di scarso autocontrollo del minore, frutto non di un’incapacità della madre a gestirlo e dell’indole criminale del minore stesso quanto semmai di una cura inadeguata somministrata in maniera del tutto negligente da parte del Tsmree di Gaeta”. Ancora accuse dell’avvocato Cupolino: “Il servizio ‘Tutela salute mentale e riabilitazione dell’età evolutiva’ è rimasto sordo alle varie richieste da parte della madre del minore, che aveva già rappresentato che l’inadeguatezza della cura. Ha poi triplicato la dose solo a seguito dell’arresto del minore e su richiesta del personale della comunità che lo stava ospitando”.
E invece da quando il 14enne ha assunto la nuova cura, le stesse comunità hanno sottolineato un enorme miglioramento umorale, oltre che la scomparsa di ogni comportamento aggressivo o deviante.” Intanto il Tribunale per i minorenni, oltre a revocare la misura cautelare per insussistenza delle esigenze cautelari, ha disposto ai sensi dell’articolo 32 del Dpr 448/88 che il minore debba trascorrere altri 30 giorni in comunità per poi tornare a casa, dal 3 dicembre con la madre.
“Esprimo grande soddisfazione per il raggiungimento di questo risultato – ha detto l’avvocato Cupolino – Il riconoscimento del Tribunale per i Minorenni dell’insussistenza di ogni tipo di esigenza cautelare non fa altro che confermare che il minore non è il criminale che alcune sedicenti testate giornalistiche hanno dipinto, defininendolo erroneamente un ‘baby pusher’. Si tratta unicamente di un ragazzo molto giovane che ha tentato di trovare una soluzione ai problemi di salute che lo affliggevano, stante l’inadeguatezza della cura inadeguata prescritta da un ufficio importante dell’Asl”.