FORMIA – Il telefonino è spento, l’amarezza e la delusione sono tante, ma guai a mollare. E’ quanto trapela dall’entourage familiare della dottoressa Rosanna Picano nel suo “day after” che non dimenticherà molto facilmente: aver appreso – ma il provvedimento era nell’aria – che non è più la comandante della Polizia locale del comune di Formia. Il sindaco Gianluca Taddeo ha difeso il contenuto e la legittimiutà del decreto numero 21/2022 con cui, affermando il principio normativo (e dell’Anac) della rotazione dei dirigenti, ha sottratto alla dottoressa Picano la guida del Corpo attribuendo quella di due settori minori “Affari generali” e anagrafe” e, nello specifico, gli uffici “Assistenza organi istituzionali Affari generali, Area amministrativa, Urp, servizi demografici, Elettorale, Protezione civile, Sicurezza, Trasporto pubblici locale (all’orizzonte bisogna assicurare il servizio con un’impegnativa gara d’appalto comunitaria che la Regione sta sconsigliando di espletare), Tsp, il Ced, la transizione digitale la privacy.
Naturalmente il decreto numero 21/2022 in tempo reale è finito sotto la lente d’ingrandimento degli avvocati dell’ex comandante Picano. Stanno decidendo insieme quale strada utile percorrere per impugnarlo. Ce ne sarebbero tre ma, di fronte alla possibilità di chiedere il pronunciamento del giudice del lavoro del Tribunale di Cassino, quella privilegiata è di sollecitare l’esame del decreto da parte del Tar del Lazio in occasione del giudizio di merito sulla delibera della riorganizzazione degli uffici e dei servizi del comune di Formia. La scorsa settimana i giudici amministrativi avevano negato la sospensiva all’efficacia della delibera approvata la scorsa primavera ma l’ex comandante Picano ha deciso di non darsi per vinta. Non discute il principio della rotazione dei dirigenti (a suo dire non ci sarebbe stato un omogeneo trattamento tra i colleghi responsabili di settore) ma la decisione del sindaco di affidare la giurisdizione del Comando di Polizia Locale nelle competenze di un altro settore.
E’ quello guidato dall’avvocato Domenico Di Russo che, sinora dirigente dell’avvocatura interna , ha assunto la guida della Polizia e delle Attività produttive e, nello specifico, degli uffici Contratti, della Centrale unica di committenza, Polizia amministrativa, polizia stradale, Suap, Attività produttive e commercio. Può un corpo come la Polizia Locale perdere la propria autonomia amministrativa e funzionale? La risposta sarebbe negativa secondo quando affermò la quinta sezione del Consiglio di Stato con la sentenza numero 2607 depositata il 14 maggio 2013. In sintesi, la polizia municipale, una volta eretta in un corpo, non può essere considerata “una struttura intermedia inserita in una struttura burocratica più ampia, né attraverso un simile incardinamento può essere posta alle dipendenze del dirigente amministrativo che dirige tale ampia struttura perché subentra il conflitto di interessi”.
Sul sito del Ministero degli Interni è stata pubblicata una risposta ad una richiesta di parere di una Prefettura che, sollecitata da un commissario straordinario del comune chiedeva chiarimenti circa la possibilità di affidare l’incarico di responsabile della polizia municipale, con attribuzione della relativa posizione organizzativa, ad un dipendente amministrativo non ricompreso nell’area di vigilanza”. Lo stesso Viminale ha sollecitato il rispetto della legge-quadro sull’ordinamento della polizia municipale numero 65 del 7 marzo 1986 che dettava particolari disposizioni in merito alla organizzazione dei servizi per l’esercizio delle funzioni di polizia locale attribuite ai comuni, “in ragione della peculiarità delle funzioni medesime e del personale chiamato a svolgerle”. Secondo il Ministero degli Interni un Corpo di Polizia Locale deve avere una propria autonomia gestionale rispetto al resto degli altri servizi e settori del comune di cui fa parte “in considerazione del ruolo particolare che assume il settore di polizia municipale nell’ambito della struttura organizzativa del comune, per le delicate funzioni locali e statali che assolve, e per la necessaria qualificazione professionale richiesta al personale addetto, qualificazione che non può essere facilmente acquisibile se non dopo aver seguito corsi di formazione e di aggiornamento solitamente previsti ed avviati con apposite leggi regionali, competente ai sensi dell’art. 6 della citata legge n. 65/86”.
Le stesse disposizioni contenute nei contratti collettivi di lavoro, come il Capo III del contratto collettivo nazionale di lavoro del 22 gennaio 2004, richiamarono l’attenzione degli enti locali su alcuni temi specifici “come la previsione di una autonomia organizzativa dei corpi o servizi di polizia locale da altre strutture del comune, oltre alla necessità di prevedere la formazione e lo sviluppo professionale del personale per assicurare il potenziamento e la valorizzazione di tale settore”.
E ancora la quinta sezione del Consiglio di Stato che con la sentenza numero 4663 del 4 settembre 2000 ribadì “l’autonomia del corpo dalle altre strutture burocratiche dell’ente” e ritenne che “lo stesso non possa essere posto alle dipendenze di un dirigente amministrativo che non abbia lo status di appartenente ai ruoli. Si è pronunciato anche il dipartimento di Pubblica sicurezza del Viminale: “Il responsabile del servizio di polizia municipale deve appartenere all’area di vigilanza oltre, naturalmente, deve essere in possesso della particolare qualificazione professionale richiesta per lo svolgimento delle funzioni medesime, requisiti indispensabili anche per l’attribuzione della qualità di agente di P.S. oltre quelli previsti dall’art. 5 della precitata legge n. 65/1986”.
Il sindaco di Formia difende intanto le sue scelte che sono state elaborate “solo dopo il pronunciamento del Tar sulla richiesta di sospensiva della dottoressa Picano. Nel conferimento dei nuovi incarichi dirigenziali ho ritenuto di dover privilegiare le esigenze di rotazione degli incarichi quale fondamentale misura di prevenzione in materia di anticorruzione, misura mai prima d’ora attuata nel Comune di Formia, benché da anni resa obbligatoria dal legislatore”. La rotazione proseguirà anche nei confronti del personale assegnato da anni negli stessi compiti e servizi ma quella dei dirigenti “non ha voluto assolvere solo alla funzione di prevenzione di illeciti nel perseguimento del buon andamento dell’azione amministrativa, ma nell’intento dell’Amministrazione comunale vuole rappresentare anche un modo per conferire nuovo slancio e vigore alla attività gestionale, accrescendo ulteriormente e valorizzando la professionalità già di alto livello dei nostri dirigenti”.