SUD PONTINO – Difese all’assalto giovedì davanti al colllegio formato dal dottor Marco Gioia, presidente, a latere il dott. ssa Maria Cristina Sangiovanni e il dott. Pio Cerase in quella che dovrebbe essere stata la penultima udienza del processo anti droga “Touch and go”, l’inchiesta dei Carabinieri del Comando provinciale di Latina e della Compagnia di Formia che smantellò il 1 luglio 2020 un’organizzazione criminale accusato di gestire nel 2015 e nel 2016 e, poi, dal 2018 a Formia e a Scauri un collaudato sistema specializzato nello spaccio di cocaina, hashish, marjuana e shaboo per conto di due clan dominanti nel quartiere napoletano di Secondigliano, i Licciardi prima e, dopo la sua trasformazione, i “Sacco Bocchetti” poi.
Era molta attesa l’arringa difensiva dei 12 imputati che hanno deciso di farsi processare con il rito ordinario. L’udienza faceva seguito alla requisitoria shock del sostituto procuratore Corrado Fasanella della Direzione distrettuale di Roma che aveva chiesto il 10 novembre scorso 147 anni e mezzo di carcere.
Giovedì il rappresentante della pubblica non era personalmente presente in aula (sostituto dal pm delegato Chiara D’Orefice) e nei loro interventi gli avvocato Enrico Mastantuono, Massimo Signore, Vincenzo Macari, Luca Scipione, Giovanni Valerio, Pasquale Cardillo Cupo Eduardo Fascione, Gianluca di Matteo, Massimo Signore e Giuseppe Vernacchio e l’avvocato Riccio del foro di Benevento hanno rigettato in corso l’ipotesi accusatoria del vincolo associativo finalizzato allo spaccio di droga, al possesso di armi e materiale esplodente per gli attentati, alle minacce, alla violenza privata e alle lesioni. Insomma nessun’organizzazione e se questi reati sono stati consumati vanno inquadrati singolarmente, a cominciare dagli innumerevoli episodi di spaccio ai quali l’agguerrito collegio difensivo ha attribuito esclusivamente un carattere soggettivo.
I legali di alcuni imputati hanno poi giustificato il possesso di sostanze stupefacenti. Per la Dda è la prova dell’esistenza di un sodalizio collaudato con competenze specifiche per lo spaccio. Per alcune difese no: quella dosi servivano a molti degli imputati perché “noti assuntori”. L’udienza di giovedì, durata complessivamente quasi otto ore, si è caratterizzata per una prevedibile replica alla Dda nella misura non ha saputo storicizzare l’esistenza di questa associazione a delinquere nel corso del tempo: “Se è stata attiva nel 2015 e nel 2016, nessuno ci ha spiegato come questo rapporto sia stato continuativo, sistematico e duraturo anche nel 2018 ‘by-passando’ quel buco temporale costituito dal 2017 di cui non si fa cenno nell’ordinanza custodiale del Gip del Tribunale di Roma”.
In questo processo un ruolo l’hanno svolte le dichiarazioni rilasciate da uno dei principali arrestati, lo scaurese Diego Camerota condannato con il rito abbreviato a due anni e quattro mesi dopo essere diventato un collaboratore di giustizia. Sul suo conto uno dei legali più battaglieri, l’avvocato Enrico Mastantuono, non ha fatto sconti apostrofando pesante Camerota utilizzando metafore dal contenuto dolciario: “E’ stato sinora un abile pasticcere che sulla torta del Pm ha posato una pasta di zucchero per chiosare le prospettazioni accusatorie. E’ stato utilizzato dalla Dda come tappo a tante sue falle investigative”.
Il processo vivrà il suo epilogo con le repliche della pubblica accusa e la sentenza nell’udienza conclusiva del 15 dicembre.
Sempre davanti al Tribunale di Cassino è entrato nel vivo un altro importante processo che, relativo sempre allo spaccio di droga nel sud-pontino, prende il nome dell’operazione “Traqueteros” che scattò il 24 settembre 2021. Sempre davanti il giudice Marco Gioia (giudici a latere Maria Cristina Sangiovanni e Pio Cerase) sono comparse dieci delle 13 persone coinvolte nell’inchiesta anti droga della Guardia di Finanza . Secondo la tesi accusatoria della Dda capitolina i componenti di quest’organizzazione avrebbero gestito, indirettamente per conto della camorra, il trasporto e lo spaccio di sostanze stupefacenti non solo nel sud pontino ma anche a Vairano Patenora, in provincia di Caserta, – località da cui partiva la droga per il sud pontino due tre volte la settimana – a Mantova, Teramo, Isernia, Roma e Napoli.
Sono state ammesse le prove richieste dalle parti ed il Tribunale ha conferito l’incarico ai periti fonici che nei prossimi 90 giorni dovranno trascrivere le chilometriche intercettazioni telefoniche ed ambientali degli inquirenti. Si tornerà in aula 23 febbraio 2023 quando sarà sentito il capitano delle Fiamme Gialle Nicola Maglione mentre il 16 Aprile è previsto l’esame periti trascrittori.