FORMIA – Non è passata inosservata l’assenza di tante istituzioni pubbliche lunedì mattina nella presentazione, molto attesa, del sesto e settimo rapporto “Mafie del Lazio” che, curato dall’attivo Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, si è svolto in un luogo diventato quasi un simbolo nella lotta, culturale e non solo, al crimine organizzato nel sud pontino, la chiesa di S.Erasmo a Formia. Qui il 2 giugno scorso, in occasione dell’omelia della festività patronale in onore del santo patrono, il parroco e direttore della Caritas Diocesana, don Alfredo Micalusi aveva lanciato un’autentica fatwa nei confronti di quelle istituzioni pubbliche che, di fronte a gambizzazione di presunto stampo camorristico e dopo le ennesime inchieste anti droga della Dda, tendono a rivolgere lo sguardo “dall’altra parte” e a risolvere “le tante ambiguità in cui sono più o meno coinvolte”.
“Quell’intervento di don Alfredo Micalusi ci ha convinto di organizzare qui a Formia la presentazione degli ultimi rapporti ‘Mafie nel Lazio’ ma, a distanza di mesi, quell’appello ci sembra sia rimasto inascoltato” – ha detto subito nel suo intervento inaugurale Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità del Lazio. Presso l’attigua Sala San Probo erano attesi i rappresentanti dei 33 comuni pontini per essere aggiornati sulle nuove geografie del crimine organizzato sui rispettivi territori (“in questa provincia c’è di tutto“ ha detto poi nell’intervista video allegata il presidente Cioffredi) ma il numero dei sindaci o dei rispettivi rappresentanti era circoscritto in un palmo di una mano.
Se i sindaci di Minturno (e presidente della Provincia) e di Castelforte, Gerardo Stefanelli e Angelo Felice Pompeo, ed il vice sindaco di Gaeta Teodolinda Morini erano seduti al loro posto primancora che iniziasse a parlare, il rappresentante del comune di Formia padrone di casa, il vice sindaco Giovanni Valerio, è arrivato a conferenza abbondantemente iniziata preferendosi accomodare vicino ai cronisti presenti e alle spalle dei vertici provinciali e locali, di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia.
La Sala San Probo è tradizionalmente piccola e a riempirla ci hanno pensato fortunatamente gli studenti del vicino liceo classico e dell’istituto comprensivo “Vitruvio Pollione” di Formia e del liceo scientifico “Leon Battista Alberti” di Marina di Minturno. Vuoi l’ora e vuoi il giorno feriale, la città di Formia, attraverso le sue (altre) articolazioni istituzionali, sociali e culturali, non c’era.
Che bisogna invertire la rotta l’ha chiesto nel suo breve ma intenso intervento inaugurale l’Arcivescovo di Gaeta: “Anche se in alcuni episodi della Bibbia a volte sembra avere il sopravvento lo sconforto rispetto a episodi violenti e tracotanti , ora bisogna inaugura la stagione dell’impegno e della responsabilità – ha dichiarato Monsignor Luigi Vari – Viviamo in una bolla dell’indifferenza da cui c’è necessità di fuoriuscire al più presto. La presenza della criminalità organizzata non deve diventare una mentalità. E’ il principale terreno fertile in cui il crimine attecchisce subito…”.
Il Prefetto di Latina Maurizio Falco , con un pizzico di orgoglio e al cospetto di tante assenze, ha tenuto a precisare come lo Stato ci sia. E ha indicato con un dito i comandanti provinciali dei Carabinieri Lorenzo D’Aloia, e della Guardia di Finanza Giovanni Marchetti e, accolto tra gli applausi, il neo Questore di Latina Raffaele Gargiulo. La Prefettura di Latina si è distinta dalle altre quattro laziali emettendo 20 interdittive negli ultimi due anni e, sottolineando il “massimo impegno delle forze dell’ordine in tema alla lotta alla varie mafie e a quelle autoctone”, ha chiesto da parte di tutti una diversa e maggiore “credibilità con i comportamenti quotidiani”. E, auspicando un miglioramento nel rapporto triangolare tra studenti, insegnanti e famiglie, il Prefetto ha rivolto un messaggio pedagogicamente molto alto agli studenti: “Dobbiamo rendere più conveniente la scelta della legalità. Solo in quel mondo – ha aggiunto nell’intervista video – si può invertire la rotta”
Era molto atteso l’intervento di uno degli ex pm di punta della Direzione distrettuale antimafia, la dottoressa Maria Cristina Palaia, ora Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia. Conosce il territorio pontino e quello del Golfo forse meglio delle sue tasche. Sottolineando l’importanza di questo strumento “aggiornato” dell’osservatorio per la sicurezza e la legalità della Regione Lazio, la dottoressa Palaia come il “Lazio e la provincia di Latina non si fanno mancare proprio nulla – ha aggiunto testualmente – La mafia, la camorra e la ndrangheta sono presenti e hanno avuto la capacità di influenzare con le loro ritualità anche i gruppi autoctoni locali permettendo loro di innalzare il loro grado di penetrazione sul territorio. Le forze dell’ordine ce la stanno mettendo davvero tutta basta verificare i processi che si stanno concludendo presso i Tribunali di Cassino e Latina ma questi gruppi criminali sono più veloci adeguandosi e bene alle nuove tecnologie. Ma si spara meno rispetto al passato? – ha concluso interrogandosi il magistrato – La violenza e le minacce sono state sostituite da forme pattizie – così le ha definite – con il territorio e con i suoi rappresentanti istituzionali ai diversi livelli.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è espresso nei suoi diversi interventi il presidente Cioffredi: “Il territorio del basso Lazio è stato oggetto di un’espansione via via sempre più profonda e ramificata di clan camorristici e di cosche di ‘ndrangheta, la cui presenza si è con il tempo estesa e strutturata, fino a determinare la compresenza su quel territorio di gruppi criminali, la cui attività, fortemente caratterizzata dal metodo mafioso, ne ha segnato profondamente il tessuto economico, sociale e politico. Il rapporto non ha un carattere sociologico e giornalistico ma si base esclusivamente sulle fonti investigative . Conferma che il territorio di Latina e del sud pontino continua ad essere crocevia di una plurima presenza criminale costituita sia da proiezioni delle mafie tradizionali sia da criminalità organizzata autoctona – ha ripetuto Cioffredi – Da parte nostra esprimiamo il nostro sostegno alla Prefettura, alle Forze di Polizia e alla Magistratura per la robusta azione quotidiana per la sicurezza e la libertà dei cittadini, ma nel sud pontino registriamo i fenomeni della banalizzazione e della sottovalutazione del fenomeno. Purtroppo le mafie sono forti quando fanno affidamento sul capitale sociale. Un esempio? I tanti “mi piace” che ha raccolto un post di un componente della famiglia Bardellino sull’operato dell’ex sindaco di Formia (presente all’incontro in seconda fila alle spalle del presidente della Provicia Gerardo Stefanelli) Paola Villa. In un contesto socialmente normale – ha concluso Cioffredi – questo non sarebbe dovuto accadere”.
Forse l’intervento più accorato e applaudito – anche se la Sala San Probo si era già svuotata – è stato l’ultimo, quello del referente di Libera per il sud pontino, don Francesco Fiorillo: “Ora c’è necessità di trasformare la cultura della legalità in quella della cultura dei diritti. Purtroppo in questo territorio assistiamo ad un divorzio tra la politica, quella che dovrebbe essere protesa al bene comune, e l’etica. Purtroppo pesano e fanno rumore le assenze delle istituzioni ma anche della cultura del ‘noi’ rispetto a quella dell’io”. Davanti ad una società civile indifferente – ha concluso il Rettore del Monastero di San Magno di Fondi – il crimine è diventato normalizzante e i giovani devono avere il coraggio civico di opporsi a questa deriva….In discussione c’è il loro futuro”.
INTERVISTE video Maurizio Falco, Prefetto di Latina; Giampiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità del Lazio, don Francesco Fiorillo, referente sud pontino di Libera.
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