FORMIA – Non conosce più confini e limiti l’atomizzazione del centro sinistra al comune di Gaeta. A due mesi e mezzo dal voto regionale, la conferma, puntuale, è arrivata dal consiglio comunale di mercoledì che in un altro contesto politico avrebbe potuto mettere in difficoltà una qualsiasi maggiorana consiliare e, invece, l’ennesima prova di una mancanza di coordinamento dopo il disastroso voto amministrativo del 12 giugno scorso è stata registrata da una proposta di deliberazione che aveva un duplice volto: tecnico da una parte ma anche e soprattutto politico. Il consiglio comunale era chiamato a deliberare l’individuazione e la mappatura delle zone di mare territoriale idonee e precluse all’esercizio dell’attività di acquacoltura ma anche prendere atto della Carta vocazionale delle zone di mare territoriale approvata dalla Regione Lazio con la legge numero 16/2020.
Il voto è stato quasi unanime su tre direttrici: gli impianti di acquacoltura e di itticoltura vanno sì delocalizzati dal tratto di mare antistante la spiaggia formiana di Vindicio ma non potranno trovare una sistemazione lungo il litorale di ponente di Gaeta, da Punta Stendardo “sino ai confini del comune di Itri”; avviare una necessaria sperimentazione tecnica e poi richiedere alla Regione Lazio un piano a tutela delle imprese esistenti, finalizzato alla costruzione di un corretto iter di delocalizzazione degli impianti di acquacoltura attualmente insistenti nell’area sensibile individuata nella delibera di Giunta Regionale numero 116 del 19 febbraio 2010, “nel rispetto della salvaguardia occupazionale e della qualità ambientale.
A sorpresa la già bulgara maggioranza del sindaco Cristian Leccese ha dovuto incassare il voto favorevole del capogruppo consiliare del Partito Democratico Emiliano Scinicariello e dell’ex candidato a sindaco di “Gaeta Comunità di valore” Sabina Mitrano. Il loro voto favorevole è stato motivato dal capogruppo Dem Scinicariello che aveva affrontato il rinnovo delle concessioni demaniali (scadute il 31 dicembre 2020) alle diverse società ed imprese del settore presentando la scorsa estate un’interrogazione consiliare: “Sarebbe un errore imperdonabile che la città non capirebbe – ha detto – se operassimo una contrapposizione tra la salvaguardia ambientale e la tutela degli attuali livelli occupazionali ed economici. Il consiglio comunale non ha fatto altro che indicare alcune aree e siti messi a disposizione dalla Regione con la sua Carta Vocazionale. E’ una garanzia dalla quale partire. E’ giusto ed opportuno, come suggerito dalla maggioranza, partecipare ad un tavolo tecnico alla Regione con tutti gli enti e le istituzioni per capire come delocalizzare finalmente gli impianti per l’allevamento dei pesci e dei mitili. Le imprese vanno aiutate e questa concertazione istituzionale potrebbe consentirci di accedere ai fondi comunitari Feampa sulla pesca che, attraverso la Regione, rappresentano un valido sostegno finanziario a tanti imprenditori nostri concitttadini per favorire la delocalizzazione dei rispettivi impianti”.
L’unico a votare contro la delibera approntata dal dirigente del settore Ambiente Stefania della Notte è stato l’ex sindaco Silvio D’Amante, ora capogruppo della lista civica di centro sinistra che porta il suo nome: “Questa delibera dice tutto ed il contrario di tutto – ha tuonato l’ex primo cittadino pidiessino – e soprattutto non è chiara, tutt’altro, quando bisogna rispettare la legge regionale di 12 anni fa che dichiarava il Golfo di Gaeta area sensibile. Questo ecosistema non ha bandierine e com’è giusto che gli impianti e le vasche non vadano delocalizzate davanti le spiagge del litorale di ponente di Gaeta la delibera, fumosa, salomonica e ricca d’incognite, non riserva un rigo se le attuali strutture, in attesa di una non chiara sperimentazione (di cui si dice nulla sulla durata ed efficacia definitiva), resteranno o meno al centro del Golfo davanti la spiaggia di Vindicio a Formia e con quali strumenti finanziari questo trasferimento dopo 12 anni sarà (un giorno) sostenuto”.
A replicare a muso duro all’ex sindaco D’Amante e alle sue posizioni filo formiane – l’ex sindaco di Gaeta, per la cronaca, risiede da anni a Formia – è stato poi lo stesso capogruppo del Pd Emiliano Scinicariello: “Non facciamo in modo questa nostra inerzia gestionale possa essere strumentalizzata da qualcuno”. Da chi ? Chiaro il riferimento ai comuni di Formia (la cui amministrazione ha un colore politico simile a quello di Gaeta) e Minturno (dove il Pd è uno degli alleati del sindaco Renziano e presidente della Provincia Gerardo Stefanelli)”.
Nel dibattito consiliare si è aggiunto il capogruppo di “Gaeta Democratica”, l’ex presidente del consiglio comunale Pina Rosato: ha proposto l’istituzione “immediatamente” di una commissione speciale che, composta “pariteticamente “ dal sindaco, dalla maggioranza e dalle minoranze, abbia il compito di portare una proposta unitaria al tavolo tecnico sollecitato dal consiglio comunale di mercoledì mattina.
Naturalmente i consiglieri Scinicariello e Mitrano (che non è mai intervenuta) hanno condiviso la proposta del capogruppo Mitrano perché è in grado di “farci fare sintesi a livello comunale”. L’ex sindaco D’Amante, replicando al capogruppo del Pd, ha colto l’occasione per lanciare un siluro politico terra-aria all’indirizzo della sempre più bulgara maggioranza Leccese: “Non so se accetterò di fare parte di questa commissione speciale. Basterebbe quella consiliare all’ambiente che, dopo sei mesi, questa amministrazione non vuole nominare e convocare insieme alle altre commissioni nonostante due pareri, chiarissimi, della Prefettura e del Ministero degli Interni. Di cosa parliamo”.
Naturalmente questi distinguo tra i tre consiglieri comunali di centro sinistra al comune di Gaeta nelle prossime ore creeranno un effetto deflagrazione soprattutto nello schieramento elettorale che il 12 giugno aveva sostenuto la candidatura a sindaco della professoressa Sabina Mitrano. Come reagirà Europa Verde al voto favorevole della professoressa di lettere alla delibera proposta dalla maggioranza Leccese? Solo martedì Beniamino Gallinaro, dell’associazione ambientalista “La Barba di Giove”, aveva commentato negativamente la “pilatesca” proposta di delibera che servirà a sostenere lo status quo.
Il sindaco di Gaeta Cristian Leccese ha avuto il merito, sul piano politico, a gettare il pallone nell’altra metà campo a due mesi e mezzo dal voto regionale. “Noi abbiamo dato le nostre indicazione, abbiamo fornito un atto di indirizzo e avviamo una nuova fase per permettere agli uffici – ha detto – un’efficiente gestione del demanio marittimo inerente all’attività di acquacoltura. Attraverso l’apertura di tavoli con le associazioni di categoria, al fine di salvaguardare imprese e lavoratori, vogliamo sottolineare la nostra disponibilità al dialogo e alla più ampia concertazione possibile, con l’intento di definire un percorso da seguire. Per questo abbiamo chiesto – ha aggiunto il sindaco – alla Regione Lazio un piano finalizzato alla costruzione di un corretto iter di delocalizzazione di impianti di acquacoltura, mantenendo uno sguardo attento anche e soprattutto alla tutela ambientale e del nostro mare, il nostro oro blu, che rimane un punto focale della nostra attività amministrativa”.
Anche il sindaco Leccese ha sostenuto la proposta della Rosato di istituire un’apposita commissione “centrata su questa tematica”: “Potrà vedere la partecipazione dei Consiglieri comunali, per portare avanti in maniera partecipata, insieme agli uffici preposti, proposte da studiare e poi avanzare alla stessa Regione Lazio”. Insomma a decidere, a due mesi e mezzo dalle elezioni regionali, siano gli altri. Il coinvolgimento del comune di Formia e di Minturno? Mica è un obbligo.