FORMIA – La Giunta Municipale di Formia ha deliberato a distanza di un mese la seconda richiesta di dichiarazione dello stato di calamità naturale a causa degli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nel pomeriggio del 19 novembre scorso. La destinataria di questa istanza, corredata da una minuziosa relazione tecnica del dirigente del settore Opere Pubbliche del Comune Giuseppe Caramanica elaborata al termine dei vari sopralluoghi effettuati con i volontari della Protezione Civile Ver Sud Pontino e i Vigili del Fuoco, è naturalmente la Regione Lazio, chiamata ora a valutare la richiesta di ristorare i danni subiti quel pomeriggio – in quattro ore caddero ben 800 millimetri di pioggia – da privati cittadini, colture agricole, attività produttive e zootecniche, strade e piazze sull’intero territorio comunale.
Per l’architetto Caramanica “le intense e copiose piogge si sono riversate sui pendi montani, colpiti da vasti incendio estivi, ed in maniera eccezionali hanno provocato danni anche sul versante di S. Antonio Caravalle, S. Maria la noce, S. Giuseppe Lavoratore, Torrente Rio Fresco e nelle Frazioni di Castellonorato, Trivio, Maranola e Penitro. Oltre alle imponenti colate di fango, frascame, residui legnosi e materiali rocciosi riversatesi su strade, abitazioni, aree pubbliche e proprietà private nelle aree periferiche sono da segnalare – ha aggiunto l’architetto Caramanica – il cedimento di alcuni tratti di strada e di alcuni muri di contenimento di strade pubbliche e private quali via Mafalda di Savoia e Via Carlo Filosa. Successivamente, a seguito delle numerose chiamate al numero di emergenza comunale, è stato possibile riconoscere con maggior dettaglio le area del territorio colpite duramente dall’evento calamitoso”.
Il comune precisa nella delibera inviata alla Regione che “al momento non è ancora conclusa la verifica puntuale, essendo i tecnici impegnati in numerosi interventi di ripristino resisi necessari”. Altri danni si sono registrati nel resto del territorio, in particolare, hanno interessato l’erosione delle sponde dei torrenti e fossi colpiti; numerose ostruzioni di attraversamenti e ponticelli dei fossi di scolo con presenza massiccia di terra, massi, pietrame e detriti che impediscono il normale deflusso delle acque meteoriche; alcuni cedimenti di sponde dei fossi di scolo; danni ai terreni agricoli nei pressi dei torrenti e aree di scolo coinvolti in particolare risultando scavati dallo scorrere dell’acqua e rimasti invasi da massi e brecciame alterando notevolmente le quote di campagna. Lo sprofondamento di un tratto di via Rotabile causato dal collasso della rete fognaria; quello di un tratto di via Funno causato dal collasso della rete fognaria mentre danni vari hanno colpito – il manto stradale in molte parti del territorio.
La richiesta di dichiarazione di calamità naturale fa essenzialmente leva su quanto avvenuto in due stabili via Gramsci, nel quartiere di Mola, dove si verificarono l’inondazione di un seminterrato, il crollo di una parete divisoria tra due box e il cedimento di parte della pavimentazione del piano interrato di un appartamento. Il Comune di Formia è arrivato anche a censire i costi affrontati nell’immediato: 10mila euro per l’allontanamento ed il pernottamento di una trentina di cittadini evacuati e 32mila euro per il ripristino della funzionalità di alcuni servizi pubblichi e la bonifica di strade e piazze . Nella stima dei danni del comune la parte più rilevante riguarda nuovamente i principali corsi d’acqua (torrente Rialto, Rio Fresco, Rio Santa Croce, Rio Acqualonga, Rio Sant’Angiolillo e Rio Bocca di Rivo) che attraversano la città: dopo il maltempo del 19 novembre per la loro bonifica e pulizia degli alvei e per la rifunzionalizzazione della pubblica illuminazione serviranno due milioni e 150mila euro.
La relazione dell’architetto Caramanica contempla interventi per 40milioni e mezzo per la messa in sicurezza sul piano idraulico di questi torrenti – facevano già parte nella richiesta di calamità naturale per la bomba d’acqua scoppiata il 29 settembre scorso – integrata dall’installazione delle barriere paramassi su Monte di Mola ed in via Gramsci (per un importo di 7 milioni e mezzo) e dalla ricostruzione della viabilità (un milione e 250 mila euro). La conta dei danni arriva in conclusione a 42milioni e 960mila euro con la previsione di fare affidamento su ulteriori 300mila euro, necessari – conclude l’architetto Caramanica – “per il ripristino delle infrastrutture e strutture, pubbliche e private, danneggiate” e per ristorare “i danni subito dalle attività economiche e produttive, dai beni culturali e paesaggistici e dal patrimonio edilizio”.