GAETA – “Perchè abbiamo votato insieme alla maggioranza Leccese”. Travolti da un’infinita di critiche dall’ex sindaco Silvio D’Amante – il suo è stato l’unico voto contrario – dall’associazionismo ecologista, dal Movimento cinque stelle gaetano, dal Pd e dalla Lega al comune di Formia, l’ex candidata a sindaco Sabina Mitrano ed il capogruppo consiliare del Partito Democratico provano a ribattere alle critiche dopo aver votato a favore l’atto d’indirizzo che prende atto della delibera di Giunta Regionale numero 583 del 19 luglio scorso relativamente alla individuazione e mappatura delle zone di mare territoriale idonee e precluse all’esercizio dell’attività di acquacoltura.
Che la querelle riguardante l’istituzione dell’area sensibile nel Golfo di Gaeta e l’installazione degli impianti di acquacoltura sia “annosa e complessa” e “da molti anni attende una risoluzione definitiva” lo tengono a sottolineare i consiglieri Mitrano e Scinicariello. Ammettono che la delibera istitutiva dell’area sensibile impone la delocalizzazione delle attività di mitilicoltura e piscicoltura fuori il Golfo di Gaeta ma, dopo la “Carta vocazionale delle zone di mare territoriale della Regione Lazio” , c’era bisogno di un segnale politico da inviare alla Regione Lazio.
“A nostro parere fondamentale in questo momento è necessario – osservano Sabina Mitrano ed Emiliano Scinicariello – procedere in maniera unanime e compatta nella direzione ormai da anni indicata dalla Regione Lazio, per salvaguardare le aree sensibili marine del nostro territorio e iniziare davvero un percorso di tutela e di rispetto a 360 gradi”.
I due esponenti di centro sinistra sottolineano di aver voluto esercitare un ruolo di pressing nei confronti della maggioranza Leccese. E lo motivano facendo ricorso ad una forzata diplomazia in questi termini: “Già da tempo si attendeva che l’amministrazione comunale di Gaeta recepisse le due deliberazioni regionali e facesse finalmente sua la necessità di ricollocare gli impianti di acquacoltura e salvaguardare l’ecosistema marino e costiero del tratto interessato all’interno del proprio territorio. Per questa ragione abbiamo espresso un voto favorevole alla delibera consiliare, che ha la funzione di iniziare finalmente un iter troppo a lungo rimandato e individuare con fermezza le aree dove possono e non possono essere collocati gli impianti di acquacoltura”.
Sia nella conferenza dei capigruppo svoltasi in sede di commissione, sia nella seduta del consiglio comunale, i consiglieri Mitrano e Scinicariello ricordano di aver espresso “la nostra posizione di chiara opposizione alla prosecuzione di una politica irrispettosa e superficiale nei confronti dell’ambiente e delle sue risorse da preservare e tutelare”. Insomma Sabina Mitrano ed Emiliano Scinicariello hanno votato a favore della delibera (che prevede una sperimentazione delle attività dell’acquacoltura di cui però non parlano) con l’obiettivo che “l’Amministrazione proceda finalmente con un passo più spedito verso lo spostamento e la ricollocazione degli impianti già esistenti per i quali la concessione già scaduta nel 2020 attende una chiara presa d’atto da parte dell’Amministrazione”.
Sabina Mitrano ed Emiliano Scinicariello, replicando al Pd formiano, tengono a precisare come “a favore della approvazione della delibera sia stato ribadito come la localizzazione degli impianti di acquacoltura ed il rilascio delle relative concessioni non dovrà interessare le aree, anche se ritenute idonee dalla carta regionale, posizionate lungo tutta la costa di Ponente (da Punta Stendardo al confine con il Comune di Itri), per preservare un tratto di costa e di mare che ha nella propria vocazione turistica e balneare uno dei punti di forza della Città di Gaeta; per questo sono state individuate le uniche zone che potranno essere interessate da impianti di acquacoltura e che sono indicate nella delibera”.
I due esponenti di centro sinistra si dichiarano convinti della necessità da parte dellla Regione Lazio “di un piano a tutela delle imprese esistenti finalizzato alla costruzione di un corretto iter di delocalizzazione di impianti di acquacoltura attualmente insistenti nell’area sensibile individuata nella delibera di giunta regionale del 2010. “C’è solo bisogno – hanno concluso – di individuare modalità corrette, tempi ristretto e certi, e risorse finanziarie ad hoc, tutti passaggi su cui manterremo alta la nostra attenzione”.