Cronaca

Controlli e denunce dei Nas presso le Rsa delle province di Latina e Frosinone

LATINA / FROSINONE – Quante illegalità sono esistenti presso alcune strutture sanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, delle province di Latina e Frosinone che, per sopperire alla carenza di personale e garantire l’erogazione minima dei servizi di cura ed assistenza, ricorrono sempre più spesso a contratti di appalto per avvalersi di professionalità sanitarie – medici, infermieri ed operatori sanitari – forniti da società esterne, solitamente riconducibili a cooperative. I Carabinieri del Nas di Latina e Frosinone nelle ultime settimane ha voluto verificare la correttezza applicativa di questa modalità di reclutamento, l’adeguatezza dei titoli abilitativi ed il rispetto dei turni di servizio e della fruizione delle assenze in rispetto ai contratti Nazionali di Categoria.

Le conclusioni di questa attività di controllo si sono concretizzate, per quanto la correttezza dell’impiego del personale fornito dalle “Cooperative di servizi sanitari”, con l’ispezione di due ospedali pubblici, di due residenze sanitarie per adulti, di dieci comunità alloggio/case di riposo . E’ stata attenzionata la posizione di tre cooperative, di ben 45 medici (uno dei quali è stato denunciato a piede libero per truffa perché, in servizio presso un ospedale pubblico in rapporto esclusività, è stato sorpreso in un altro nosocomio di un’altra provincia per ricoprire turni di guardia), 78 infermieri professionali e altre 110 figure professionali OSS.

In provincia di Frosinone i controlli scaturiti dalle verifiche in due ospedali, in tre Rsa ed in sei comunità alloggio/case di riposo hanno permesso di aprire un fascicolo sul personale di quattro cooperative addette, su 53 medici, su 121 infermieri professionali e su 163 figure professionali OSS.

Su scala nazionale sono stati svolti accessi presso 1934 strutture sanitarie, monitorando 637 imprese/cooperative private, verificando l’idoneità di oltre 11.600 figure tra medici (13%), infermieri (25%) e altre professioni sanitarie (62%) (operatori socioassistenziali, tecnici di laboratorio e figure similari), riscontrando irregolarità in 165 posizioni lavorative.

I Carabinieri del Nucleo antisofisticazione hanno segnalato complessivamente 205 persone, tra responsabili di cooperative, titolari di strutture sanitarie ed operatori sanitari, di cui 83 all’autorità Giudiziaria e 122 a quella Amministrativa. In particolare, sono stati deferiti 8 titolari di cooperative per l’ipotesi di reato di frode ed inadempimento nelle pubbliche forniture ritenuti responsabili di aver inviato personale in attività di assistenza ausiliaria presso ospedali pubblici, in numero inferiore rispetto a quello previsto dalle condizioni contrattuali con l’Azienda sanitaria, o impiegato semplice personale ausiliario, privo del prescritto titolo abilitativo, anziché figure professionali socio-sanitarie (o.s.s.), e, infine, personale medico non specializzato per l’incarico da ricoprire.

E’ stata accertata la fornitura di medici da parte di cooperative con età anagrafica superiore a quella stabilita contrattualmente – anche sopra i 70 anni – e l’impiego esternalizzato di risorse umane non adatto a esigenze di specifici reparti ospedalieri, come la fornitura presso reparti di “ostetricia e ginecologia” di personale sanitario, tra cui medici generici, non formato a gestire parti cesarei o, ancora, personale medico da impiegare presso il pronto soccorso non specializzato in “medicina di urgenza”. Sono emersi molteplici casi di esercizio abusivo della professione (43 operatori) in particolare riguardanti lo svolgimento di attività infermieristiche in assenza di iscrizione all’albo e senza il riconoscimento dei titoli acquisiti all’estero, frequentemente favorite dalla mancanza di verifica preliminare da parte dei responsabili delle cooperative. Numerose le violazioni evidenziate dai Nas anche per quanto riguarda l’impiego di figure sanitarie esterne, collocate in attività lavorativa senza l’adeguata formazione sulla tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono state accertate e contestate anche violazioni per carenze autorizzative, funzionali e strutturali che hanno determinato, nei casi più gravi, la chiusura di cinque strutture socio-sanitarie.

(In copertina, immagine di repertorio)

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