Elezioni regionali Lazio 2023, 15 candidati alle primarie M5S di Latina

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LATINA – Le elezioni regionali del Lazio e della Lombardia prevedono, secondo il regolamento del M5s, la legittimazione “dal basso” nella scelta dei candidati. Per questo domani, 5 gennaio 2023, gli iscritti al Movimento 5 Stelle sono chiamati ad esprimere, attraverso il portale del Movimento, la propria preferenza per due nominativi, di genere diverso, scelti tra quelli che hanno proposto la propria candidatura. Si presume che le candidature siano state attentamente vagliate dal movimento che, solo ieri sera, 3 gennaio 2023, le ha reso note, mettendo a disposizione i relativi profili per una scelta consapevole degli iscritti.

Il Movimento, infatti, si è sempre basato su un codice etico molto stringente, ed ha sempre fatto dell’attivismo la ‘condicio sine qua non’ per accedere a qualsiasi tipo di candidatura. Sul portale Rousseau di Casaleggio c’era una distinzione basata sulla partecipazione ad eventi nazionali e locali certificati, nonché ad iniziative e battaglie del M5s. Archiviata l’esperienza del portale storico, il nuovo portale del movimento 5 stelle prevede un profilo unico, all’interno del quale inserire curriculum ed informazioni, all’interno del quale sono inserite anche le sezioni dedicate all’attività da attivista ed all’attività politica.

Il punto è che dalla lettura dei profili si evince che alcuni sono completamente vuoti, in altri invece nelle sezioni dedicate alla politica ed all’attivismo c’è scritto che il candidato non ha alcuna esperienza, o esperienze generiche della serie “volevo… ma non ho potuto…”

Quale è, dunque, il futuro del M5s in provincia di Latina? Se lo chiedono diversi attivisti storici dell’ormai partito di Conte, stupiti che nella lista dei candidati alle primarie interne per le elezioni regionali vi siano profili del tutto estranei alle battaglie portate avanti fin qui sul territorio. Come se il vaglio delle loro candidature fosse stato fatto esclusivamente in base all’assenza di pendenze penali, senza dare troppo peso alle competenze, alle esperienze ed alle capacità delle persone.

Competenze, esperienze e capacità che gli stessi iscritti che voteranno non sono in grado oggettivamente di valutare, se non per 4 o 5 nominativi (tra cui un unico portavoce) sui 15 che sono ufficialmente candidati e che dunque potrebbero avvantaggiare soggetti che non hanno mai militato, con azioni o atti concludenti e pubblici, nel movimento. L’impressione è che più di qualcuno, trovando le porte sbarrate delle altre segreterie, approfitti di una insperata autostrada, di un ‘tana liberi tutti’ che fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile.

Sarebbe stato impensabile, ad esempio, che un’iscritta il 21 novembre, in poco più di un mese fosse legittimata a candidarsi ad un organo legislativo (la Regione Lazio) i cui membri godono dello status dell’immunità. Ma ciò è accaduto davvero! Tra i candidati ritroviamo infatti anche l’ex sindaco Paola Villa, che in passato si era candidata proprio contro il M5S. La decisione, annunciata su Facebook e benedetta dalla consigliera regionale Gaia Pernarella, ormai a fine mandato e dunque non più ricandidabile, ha suscitato un vero e proprio vespaio ed una levata di scudi e di commenti contrari alla candidatura proprio sotto il post che avrebbe dovuto promuoverla.

Paola Villa è infatti indagata in più procedimenti tra cui spicca quello per abuso d’ufficio per cui il Gup di Cassino deciderà a breve sull’eventuale rinvio a giudizio, ma sono molti i procedimenti aperti a suo carico, come ricorda lei stessa: “Sono stata indagata nel 2017 per le manifestazioni contro Acqualatina (procedimento ancora in corso); nel 2019 per abuso di ufficio e di potere, aver difeso dei cittadini formiani vessati per la loro identità sessuale (procedimento chiuso a mio favore); nel 2019 per diffamazione per aver fatto alcuni nomi e cognomi in merito alle attività della criminalità organizzata nel sud pontino (procedimento chiuso a mio favore); nel 2020 per abuso di ufficio per aver firmato un decreto di nomina del capo di gabinetto inquadrato in categoria C e non in categoria D permettendo al comune di Formia di risparmiare il 60% del budget assegnato durante l’anno della pandemia (procedimento aperto e ad oggi senza rinvio a giudizio)”.

Quel “capo di gabinetto”, se così si può dire, è l’ex segretario generale dei comuni di Latina e di Formia nonché candidato a sindaco alle elezioni di Formia del 2018 Mario Taglialatela, ormai in pensione, per cui, secondo le disposizioni di legge citate dalla procura, vigeva all’epoca dei fatti il divieto assoluto di assunzione. Ad accertare come si siano svolti realmente i fatti sarà la magistratura.

Una cosa è certa: non è chiamando “giornalai” i giornalisti che Paola Villa potrà risolvere i propri guai giudiziari. Soprattutto quando gli articoli sul suo conto sono ben documentati attraverso fonti di prima mano.