ROMA – “Dopo dieci anni di nulla nel settore sanità la Regione si ricorda che i pronto soccorso del Lazio sono in tilt a causa del costante e crescente sovraffollamento. Casualmente lo fa a campagna elettorale iniziata e, casualmente, con l’assessore regionale alla sanità, D’Amato, candidato alla presidenza. Lo in fretta e furia cercando di mettere una pezza a colori su un piano, quello per la gestione del sovraffollamento dei pronto soccorso, datato 2019 ed evidentemente mai attuato, cercando di utilizzare quello che rappresenta un calvario per i cittadini nell’opportunità di gettare fumo negli occhi delle nostre comunità. Storia analoga, per epilogo e percorso, a quello compiuto dal 2013 ad oggi per la gestione delle liste di attesa”. Lo dichiara in una nota il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale del Lazio Giuseppe Simeone.
Prosegue la nota: “Ben sei piani, tra revisioni e correzioni in corsa, messi a punto e non un solo risultato raggiunto. Tanto è che le liste di attesa da lunghe sono diventate lunghissime, gli accessi alle prestazioni come tac, risonanze magnetiche, mammografie e visite cardiologiche sono un miraggio, le visite specialistiche una chimera e chi non ha le risorse economiche per rivolgersi al privato è costretto a rinunciare alle cure. Come per magia si sono accorti delle lunghe file di ambulanze ferme, e il Covid questa volta non c’entra, all’ingresso delle strutture a causa dell’impossibilità di sbarellare i pazienti in ospedale. Si sono resi conto oggi delle persone ammassate senza continuità nei corridoi, ammassati su lettini di fortuna nelle stanze e costretti anche dieci giorni in pronto soccorso in attesa dell’assegnazione di un posto letto in reparto.
Per comprendere l’ennesima bufala targata Pd e D’Amato, sulla scorta di dieci anni di inefficienze, è sufficiente leggere i piani adottati dalle Asl in attuazione delle “linee guida” dettate a novembre 2022 dalla direzione regionale salute. Una ventina di paginette in cui si prende atto della criticità esistente e si rimanda all’anno del mai e al mese del poi ogni possibile soluzione. La ragione? Tanto semplice quanto inquietante. Non si può porre fine al sovraffollamento dei pronto soccorso dei nostri ospedali, come sosteniamo da sempre, se non si costruisce una rete di assistenza territoriale valida ed efficiente. Oggi chi ha il raffreddore o male al petto ha quale unico riferimento il pronto soccorso. Non esistono strutture intermedie in grado di gestire e drenare i pazienti che si sentono disorientati e privi di qualsiasi certezza grazie alla certosina opera di sgretolamento del sistema sanità messo in atto da Zingaretti e D’Amato in questi anni.
I Punti di primo intervento, erano sette nella sola provincia di Latina (Sezze, Cisterna, Cori, Priverno, Sabaudia, Gaeta e Minturno) sono stati trasformati in Pat, Punti di assistenza territoriale. Si è trattato, come abbiamo sempre denunciato, di un’operazione che anziché risolvere le criticità le ha acuite tanto che i Pat funzionano solo h12 e non h24 come accadeva per i PPI, spesso non hanno personale medico presente, è il caso di quello di Cori, per fronteggiare le emergenze e la rete di emergenza urgenza sul territorio è rimasta del tutto sguarnita. Non si risolve l’emergenza sovraffollamento con esercizi di scrittura creativa. Si risolve entrando nel merito delle questioni, potenziando le strutture esistenti ed i servizi connessi, rendendo operative le strutture territoriali e valorizzando quelle esistenti investendo su personale e organizzazione.
Ma questo richiede competenza ed impegno. Impone conoscenza dei territori e delle loro peculiarità e punti deboli. Compito arduo per chi in dieci anni si è chiuso nel proprio castello murandosi dietro al “tutto va bene” e a piani dei miracoli mai realizzati. Il tempo è scaduto. Per fortuna tra 38 giorni il governo di questa regione cambierà volto e colore. E per la sanità l’era dei piani mai attuati e delle emergenze acuite cesserà”.