FORMIA – Le tante criticità che attanagliano da tempo il Pronto soccorso dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia vengono segnalate dalla Funzione Pubblica della Uil in una specifica lettera inviata alla direttrice generale dell’Asl di Latina Silvia Cavalli. Il principale problema di cui il sindacato chiede un’immediata e positiva risoluzione riguarda la tensostruttura che, inaugurata il 31 gennaio 2022 con la disponibilità di 12 posti letto, avrebbe dovuto assicurare la stabilizzazione dei pazienti Covid-19 e il loro solerte e successivo smistamento presso altre strutture sanitarie più idonee.
“Al momento questa tensostruttura – fa rilevare il segretario provinciale della Funzione Pubblica della Uil di Latina Giancarlo Ferrara – si è trasformata in un reparto di degenza ordinario Covid-19 e con un solo infermiere dedicato, senza medico e senza OSS, non si garantisce compiutamente la conformità con quanto disposto dalle normative vigenti in termini di standard minimi assistenziali!”. Il sindacato non manca di evidenziare la carenza di organico e i turni massacranti cui sono costretti i dipendenti del pronto soccorso tradizionale e rinnova le sue preoccupazioni e perplessità sulla tenuta organizzativa della nuova struttura. A distanza di appena un anno la Funzione Pubblica della Uil evidenzia un perenne disagio organizzativo che determina uno stress lavorativo correlato con conseguente danno dello stato psico-fisico dei lavoratori. Il sindacato nella parte conclusiva della lettera alla dottoressa Cavalli sostiene come questa grave situazione mini fortemente la sicurezza sui posti di lavoro e, se non corretta, potrebbe ripercuotersi, finanche, sull’efficienza e sull’efficacia delle cure e dell’assistenza rivolta agli utenti. La Funzione pubblica della Uil avanza anche una soluzione alternativa, quella di delocalizzare il reparto di degenza Covid 19 per il comprensorio del sud pontino presso l’ex ospedale “Monsignor Luigi di Liegro” di Gaeta o presso quello “San Giovanni di Dio” di Fondi.
Il sindacato dichiara nella lettera inviata alla dottoressa Cavalli di continuare a “rimanere disponibile per un tempestivo confronto sull’argomento pur di trovare soluzioni condivise. In caso contrario – ha concluso Ferrara – sarà costretto, suo malgrado, a interessare gli organi competenti superiori per la salvaguardia della salute dei lavoratori e dei cittadini-utenti”. La Funzione Pubblica della Uil non ci sta a svolgere il ruolo di Cassandra ma poco meno di un anno quando venne inaugurata dalla stessa direttrice generale Cavalli la tensostruttura per i pazienti Covid 19 aveva dichiarato pubblicamente come ci fosse stato bisogno “di altro” da parte dell’Asl di Latina per colmare i vistosi vuoti negli organici del “Dono Svizzero”. Già un anno fa Ferrara affermava testualmente come la “nuova situazione venutasi determinerà sicuramente un aumento degli attuali carichi di lavoro per i lavoratori già stremati e di conseguenza sarà logisticamente necessario predisporre una nuova organizzazione del lavoro”.
L’obiettivo del sindato era ed è di “definire una precisa analisi del fabbisogno del personale, le condizioni igienico sanitarie, le condizioni di tutela e sicurezza sui posti di lavoro e i protocolli assistenziali legislativamente previsti”. Le reiterate richieste della Funzione Pubblica della Uil sono state sempre disattese – aveva concluso aggiungendo Ferrara formalizzando una nuova richiesta di incontro ai vertici aziendali – Quindi non è stato mai possibile discutere ufficialmente con i diretti responsabili sul delicato tema e pertanto stilare un verbale d’intenti. Di conseguenza “sono state sistematicamente precluse le nostre legittime prerogative sindacali e soprattutto ignorati i disagi degli “eroi” interessati.