Politica

Lazio, Elezioni regionali al veleno per il dopo Zingaretti: volano gli stracci tra Pd e M5s

ROMA – E’ una campagna elettorale sempre più al veleno quella che si prospetta per le Regionali del Lazio. I protagonisti indiscussi di quest’alta tensione sono il Pd – che ha come candidato l’ex assessore alla Sanità, Alessio D’Amato – e i pentastellati – che hanno scelto di correre separati dai dem, con la giornalista Donatella Bianchi (“Linea blu”) come candidata presidente.

Che la tensione fosse alta, a tratti altissima, tra i due schieramenti non è una novità. Nonostante l’appoggio del M5s sia stato fondamentale nel secondo mandato di Nicola Zingaretti, da dopo la crisi del governo Draghi, la musica era cambiata. Per alcuni, il tallone d’Achille di quest’alleanza è stata la questione dell’inceneritore su Roma – che è ora competenza del comune capitolino e non più della Regione – ma per altri, dietro questa strategia della tensione, si nasconderebbe il vero piano di Giuseppe Conte: lasciare che i dem si schiantino contro la verità delle urne e raccogliere e portare a sé quel che resta del Partito Democratico.

In quest’ottica, Conte non avrebbe schierato una propria candidata per vincere, ma per consegnare la Regione alla destra solo per vendere andare in pezzi l’ex alleato…

 

La proposta di D’Amato e quel ticket impossibile

Fin qui, nulla di nuovo. La strategia di Conte è ormai nota in casa dem. Eppure, Alessio D’Amato, non potendo ignorare l’appello – e la relativa raccolta firme – lanciato da Fabrizio Barca, Luciana Castellina, Christian Raimo e Giorgio Parisi, ha deciso di riprovare ad avvicinare i pentastellati, finendo, volente o nolente, per incendiare gli animi.

E’ stato lui, infatti, a dichiarare a Tagadà che: “Da parte mia le porte sono sempre aperte, anche per un accordo in extremis. Se Donatella Bianchi volesse fare un ticket sarebbe cosa gradita.” In pratica? D’Amato ha cercato, come via di fuga dalla disfatta politica, di affidarsi al voto disgiunto; i pentastellati avrebbero potuto tranquillamente votare i propri candidati consiglieri e puntare su di lui come candidato Presidente.

Non si è fatta attendere la risposta della Bianchi che, dalle colonne de “Il fatto quotidiano”, ha fatto sapere che, se il Pd vuole un inceneritore, non ci sono margini di trattative. Sintetica ma infuocata la risposta della Bianchi, le cui parole hanno infuocato soprattutto gli alleati dei dem…

 

Reazioni opposte: da Marta Bonafoni a Carlo Calenda, il caos del campo largo

Il problema del campo largo è che raccoglie sensibilità simili ma opposte. Per questo, le reazioni alla proposta di D’Amato alla Bianchi hanno avuto il potere di scatenare reazioni tanto diverse da sembrare incompatibili.

Marta Bonafoni, fondatrice di Pop, ha fatto sapere: “Nelle scorse ore – nonostante sia praticamente in corso l’accettazione delle candidature – Alessio D’Amato si è detto favorevole a un ticket “anche in extremis” con la candidata del M5S Donatella Bianchi.

Bene. E invece, dalle pagine del Fatto Quotidiano, stamattina la candidata dei cinque stelle Donatella Bianchi sorda a qualsiasi appello chiude senza troppo argomentare: “Non ci sono margini per un accordo con il Pd”.

Nessuna attenzione per il destino del Lazio e della sua comunità. Non una parola su “un particolare” non proprio marginale: “col Pd” il M5S sta governando anche ora, proprio in questo momento, nel Lazio. E questo semplicemente perché la rottura non è nelle cose. È una scelta precisa. È politicismo e non la politica per il bene comune.”

Ad apprezzare l’apertura di D’Amato e a trovare “terrificante” la reazione dei pentastellati sono stati anche i due portavoci di Europa Verde Lazio, Filiberto Zaratti e Simona Simona Saraceno.

Sul piede di guerra è, invece, apparso Carlo Calenda che, fin da subito, a nome di Italia viva – Azione aveva detto sì all’alleanza dei dem a patto che il volto da spendere fosse quello di D’Amato e che, ora, di fronte a quest’ennesimo occhiolino ai cinque stelle si è detto infuriato e pronto a mettere in campo un proprio candidato…

 

Intanto, nel centrodestra…

E sul fronte opposto, invece, che succede? Nel centrodestra sembrano (finalmente) tutte rose e fiori. Dopo la difficoltà riscontrate sul trovare una sintesi sul nome, si è giunti alla fumata bianca: il centrodestra unito si riconosce nella figura dell’ex presidente della Croce rossa Francesco Rocca.

“Le chiacchiere sulle divisioni interne io non le ho sentite, ho avuto sostegno da tutti”, ha affermato lo stesso Rocca durante la presentazione della sua candidatura, chiarendo che a breve sarà presentato il programma che sarà “chiaro, misurabile dai cittadini, non faraonico perché dobbiamo essere concreti. La responsabilità sarà uno dei fari che guiderà la mia azione di governo ma anche competenza e merito”.

Insomma, fronti e problemi opposti. Intanto, il centrodestra si gode il clima al veleno dell’ala progressista, sperando che questo li aiuti a raccogliere ulteriori consensi…

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