ITRI – Lo chiamò ad effettuare alcuni intervenuti all’interno del suo podere di campagna, in località Tarragona, ad Itri, ma omise di fornirgli “un’idonea formazione specifica sui rischi connessi alla potatura e al taglio degli alberi né tantomeno i necessari dispositivi di protezione individuali”. Il Tribunale di Latina, al termine di un processo lungo e a quasi dieci anni dalla tragedia, ha condannato a due anni di reclusione L.P. la donna, ora 78enne, che il 5 giugno 2013 “ingaggiò” Paolo Pannozzo, l’operaio di 47 anni di Itri che, cadendo da un’altezza di quattro metri mentre poteva un albero lungo una scarparta, perse la vita, il 26 luglio di quello stesso anno, al termine di un’agonia presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina dove era stato trasferito in eliambulanza dopo una breve permanenza al “Dono Svizzero” di Formia. Il giudice monocratico Laura Morselli ha condannato la donna, difesa dall’avvocato Leone Zeppieri a due anni di reclusione, con i benefici di legge, contestandole l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Ma il tribunale è andato oltre: la vittima, che aveva riportato un trauma cranico, una serie di fratture alla testa e una emorragia cerebrale, avrebbe dovuto lavorare con una preventiva formazione che non c’è stata. La famiglia della vittima si è costituita attraverso gli avvocati Giulio Mastrobattista, Atena Agresti e Paolo Maselli.