GAETA – Avanti tutta. Come lo slogan vincente delle vittoriose elezioni amministrative del 12 giugno scorso. E sempre con una raccomandazione: non rispondere, almeno in questa fase (topica) della campagna elettorale per le regionali del 12 e 13 febbraio, alle provocazioni, al cosiddetto “fuoco amico”. Con questo intento è tornata a riunirsi mercoledì sera la maggioranza consiliare che sostiene il sindaco di Gaeta Cristian Leccese. Era la prima volta che accadeva dopo la misteriosa “cacciata” dalla Giunta dell’assessore espressione sino a lunedì di Fratelli d’Italia e della lista gemella Gaeta Tricolore, l’avvocato Mario Paone. A questo incontro avrebbe dovuto partecipare l’intera maggioranza Leccese. Non c’erano tutti al gran completo ma almeno i capigruppo delle liste partecipanti alle elezioni amministrative sì. Tranne uno – come da previsione: il capogruppo di Gaeta Tricolore Marco Di Vasta.
L’interessato sapeva che il sindaco Leccese l’attendeva ma pochi prima dell’inizio del vertice di maggioranza ha inviato nella chat della stessa questo eloquente e poco commentabile messaggio: “Buonasera a tutti è surreale essere invitati ad una riunione di maggioranza dopo aver proceduto alla revoca del nostro assessore senza alcuna motivazione o preventivo confronto. Il decreto sindacale 4/2022 esprime chiaramente il vostro concetto di democrazia partecipativa. Buon lavoro a tutti”. Sono stati toni da duri, da consigliere d’opposizione, quelli utilizzati da Di Vasta che probabilmente comincia a metabolizzare una circostanza con tanti punti di domanda: e se fossero stati i suoi comportamenti politico-amministrativi a provocare la decapitazione dell’assessore di riferimento, dell’avvocato Mario Paone?
Il sindaco Leccese sapeva, aveva messo in conto che Di Vasta non avrebbe – forse emotivamente – partecipato a questo prima faccia a faccia dopo il licenziamento dell’assessore alla Polizia Locale e ha chiesto ai suoi, almeno ai consiglieri di fede mitraniana, di affrontare l’ordine del giorno per il quale era stata convocata l’incontro: definire le proposte da avanzare sabato mattina alla conferenza dei capigruppo, chiamata poi a ratificare la convocazione del primo consiglio comunale del 2023, in programma ad ora di pranzo di mercoledì 25 gennaio. E così è stato. La maggioranza politica del sindaco Leccese proporrà alle minoranze di centro sinistra di proseguire l’iter avviato il 27 dicembre per la modifica di due articoli dello Statuto del comune di Gaeta. Sono quelli indigesti proprio al consigliere e portavoce di Fdi, di sopprimere di fatto le quattro commissioni consiliari permanenti e trasferire, se necessario, le sue competenze alla conferenza dei capigruppo. Quando, trepidante, Di Vasta ha saputo che la politica gaetana è di scena anche senza il prezioso apporto ha commentato in questi giorni: “Andrò al consiglio la prossima settimana? Certo che andrò. Perché non dovrei”.
I dubbi, a tal proposito, rimangono perché se così’ fosse Di Vasta dovrebbe presentarsi in aula consiliare e dare pubblicamente ragione alle istanze dell’ex sindaco Pds Silvio D’Amante: le commissioni vanno mantenute rappresentando i criteri della rappresentatività e della proporzionalità di tutti i gruppi consiliari, anche di quelli di monocratici. Lo farà? Se la risposta fosse positiva, un nano secondo più tardi passerebbe all’opposizione, un ruolo che il giovane consigliere di Fdi non privilegia. Almeno per il momento.
Intanto nel tritacarne mediatico è finito l’ex sindaco di Gaeta e attuale candidato di Forza Italia alle elezioni regionali, Cosimino Mitrano. E’ considerato il mandante dell’ordine, che Leccese ha rispettato senza battere ciglio, di revocare l’assessore Paone. Mitrano è finito nel mirino del suo predecessore Antonio Raimondi. Dal lontano Kenya, dove lavora, ha postato sui social un commento decisamente al color bianco: “Comunque, non vorrei passare per il difensore di Mitrano (ruolo che non potrei mai “ontologicamente” interpretare) ma il ragazzo è intelligente, caparbio, volitivo…insomma ha certamente anche delle qualità (che purtroppo non usa a fin di bene). Questo per dire che è ancora in corsa per lo scranno di Consigliere Regionale. Sono elezioni sempre più complesse e solo alla fine si saprà. Certo che era entrato Papa in Conclave e rischia di uscire Cardinale, ma la partita è ancora aperta. In ogni caso, se non dovesse farcela la sua carriera politica (lui che ci tiene da morire perché ama esercitare il potere in tutte le sue forme) volgerebbe al termine”. E il condizionale, meno male, non è mai un optional. Almeno in politica.