FORMIA – Quella che sta per iniziare si preannuncia una settimana importante per il futuro produttivo del pastificio Paone che, dopo aver sospeso l’attività industriale ad inizio settembre per il caro energia prima e per la cassa integrazione chiesta per i suoi 32 dipendenti, deve cercare di superare l’empasse scaturita dalla sentenza della settima civile della Corte d’Appello che, confermando il pronunciamento dello scorso 29 aprile del Tribunale di Cassino, ha definito concluso per cessata locazione la permanenza della “Domenico Paone srl” (relativamente alla gestione delle due linee di produzioine) all’interno dello stabilimento industriale di Penitro a Formia.
I giudici d’appello hanno “sfrattato” la società capitanata dal manager italo argentino Alejandro Octavio Quentin restituendo per intero il sito industriale alla società Corex di Battipaglia che l’aveva prelevato, nell’ambito del concordato preventivo numero 4/2015, per un importo di due milioni di euro. La decisione più gravosa dovrà assumerla il dottor Quentin che, destinatario della sentenza di cessata locazione, ha davanti due opzioni: delocalizzare gli impianti di produzione della pasta o cederli alla società proprietaria dell’opificio, la Corex di Battipaglia. Al centro ci sono, loro malgrado, le maestranze che non sanno quale sarà il loro futuro occupazionale. Un primo step è in programma martedì quando Quentin – come annunciato nella chat interna al pastificio – renderà noto il giorno in cui incontrerà i dipendenti e illustrare loro il suo piano economico-produttivo: ”Stiamo valutando le varie opzioni che abbiamo. Siamo profondamente dispiaciuti della sentenza della Corte d’appello” aveva scritto, a quattro mani con la moglie Monica, nella chat whattsapp del pastificio Paone.
La Corex intanto ha fatto sapere di essere interessato allo stabilimento formiano per alimentare la sua principale mission industriale, quella della produzione ed esportazione in tutto il mondo di generi alimentari.
La società di Battipaglia delocalizzerà a Formia la produzione della sua pasta assorbendo la gran parte delle maestranze tuttora in forza alla “Domenico Paone srl” ? La famiglia Pisani ha deciso di non rivelerà le sue mosse. Attende che a farlo per primo sia il dottor Quentin formalizzando le due (o almeno) opzioni che ha sul tappeto: andare via da Formia – si era vociferato di un tentativo di locazione di un capannone nel cassinate – oppure vendere le linee di produzione.
Ad alcuni giorni della sentenza della settima sezione civile della Corte d’Appello di Roma è intervenuta la famiglia Paone attraverso una nota firmata da Erasmo Paone, l’ex componente del consiglio d’amministrazione della “Domenico Paone fu Erasmo spa”, la società proprietaria dello storico pastificio di piazza Risorgimento chiuso nel 2010 e sequestro nel 2012 per ordine della Procura per lottizzazione abusiva nell’ambito di un tentativo di riconversione in un centro commerciale.
“L’azienda Paone non sarà mai più la stessa perché sdradicata da una tradizione che l’aveva fatta vivere nella storia di Formia per 144 anni e superare due guerre mondiali, la crisi del petrolio e tanti cambiamenti sociali – esordisce il dottor Paone – Si tratta di cambiamenti che la nostra famiglia ha sempre fronteggiato con impegno, onestà e con un riguardo ai propri collaboratori. Grazie ad un giustizia furibonda , lenta ed inutile, a professionisti che non avevano alcuna capacità strategica , ai furbetti del quartierino ed una politica che ha preferito girare la testa dall’altra parte, è stata perpetrata una ingiustizia che oggi porta a cassa integrazione e forse alla definitiva chiusura di una fabbrica storica ed in perfetta forma economica grazie al sacrificio della famiglia ed alla capacità di Fulvio Paone suo ultimo general manager – ha aggiunto il manager – Oggi è un susseguirsi di cattive notizie e forse il tutto finirà nelle mani di una azienda di Battaglia ennesima propaggine verso sud di un territorio che di sta perdendo tra crisi economiche, sociali e politiche”.
Erasmo Paone rivolge “un augurio alle maestranze” ed un pensiero “a Mimmo di cui è stato usurpato anche il nome in spregio a qualsiasi rispetto umano. Tutti i protagonisti in negativo di questa vicenda, magistrati, professionisti, avranno per sempre questo peso sulla loro coscienza – conclude l’ex consigliere di amministrazione – Distruggere è più facile che costruire”.
Nel bailamme delle indiscrezioni c’è spazio anche per una rivelazione che, se fosse veritiera, sarebbe davvero clamorosa. Prima che “Domenico Paone fu Erasmo spa” chiedesse al Tribunale di Cassino di beneficiare del concordato preventivo 4/2015 avrebbe intavolato una trattativa per far entrare nel suo capitale sociale la Corex di Battipaglia. All’epoca – siamo nel 2014 – la famiglia Paone aveva cominciato a subire una carenza di liquidità perché vennero meno gli introiti previsti per la locazione dell’ex pastificio di piazza Risorgimento e destinare a finanziare il mutuo acceso per la realizzazione del nuovo stabilimento nella zona industriale di Penitro.
La famiglia Paone, attraverso l’allora amministratore Stefano Paone, avrebbe intavolata una trattativa con la Corex che prevedeva l’ingresso della famiglia Pisani nella “Domenico Paone fu Erasmo spa” per il 50% con un investimento di tre milioni di euro. Insomma in questo modo non sarebbe stato necessario chiedere aiuto al Tribunale di Cassino e la produzione della pasta, di Paone e della Corex, nel nuovo stabilimento di Penitro sarebbe proseguita senza intoppi nella fase in cui la nuova gestione societaria di Fulvio Paone, al posto del cugino Stefano, aveva stabilito nuovi record. E non è finita. Un “bonus” della proposta d’accordo prevedeva che la Corex sarebbe diventata proprietaria al 50% dello storico pastificio di piazza Risorgimento nel momento in cui l’immobile sarebbe stato – com’è poi avvenuto – dissequestrato dal Tribunale di Latina.
Perché questo accordo, davanti ad un preliminare già concordato, non è stato più concretizzato. Perché la Corex ha preferito versare oltre 2 milioni per diventare proprietario del nuovo pastificio ed avere all’interno un inquilino altrettanto pugnace come il dottor Quentin? Chi tra la Corex e la famiglia Paone fece improvvisamente dietro front? Sono interrogativi a cui la recente storia industriale di Formia chiede di dare risposta. Sempre se fosse possibile.
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