Omicidio Piccolino, era un’esecuzione di camorra. Indaga la Dda di Roma

FORMIA – Si tratta di una vera e propria esecuzione di camorra. O perlomeno questa è una delle piste che si stanno seguendo, la più probabile. Le indagini sull’assassinio dell’avvocato e blogger Mario Piccolino, avvenuto ieri pomeriggio nel suo studio in via della Conca, sono infatti passate dalle mani dalla Procura della Repubblica di Cassino direttamente in quelle della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e del procuratore Giuseppe Pignatone.

Mario Piccolino

Per gli investigatori quindi sembra ormai chiaro che si tratti di una matrice prettamente camorristica e, d’altra parte, i trascorsi del legale – ucciso all’età di 71 anni – farebbero propendere per questa pista.

Questa mattina, in concomitanza con il consiglio comunale straordinario, sul luogo dell’assassinio si sono recati i pm della Procura antimafia della Capitale. Piccolino, conosciutissimo negli ambienti giudiziari, aveva patrocinato anche numerose cause legate alla camorra casertana.

Ieri sera, secondo quanto ricostruito, una sola persona è entrata a volto scoperto nel suo studio legale ed ha detto a chi gli ha aperto la porta di avere un appuntamento con lui. Poi, appena giunto al suo cospetto, gli ha esploso in pieno volto un solo colpo di pistola calibro 9×21 parabellum uccidendolo sul colpo.

Con il suo blog Freevillage.it Mario Piccolino aveva denunciato certi interessi e per questo il blogger era stato vittima di minacce e intimidazioni. Nel 2009 era stato picchiato alla testa, sempre nel suo studio, con un cric. Per l’aggressione finì sotto inchiesta Angelo Bardellino, legato a una nota famiglia camorristica. Nel 2012, invece, davanti all’abitazione di Piccolino furono fatte trovare delle teste e viscere di pesce, un messaggio di chiaro stampo camorristico.

Nell’ultimo periodo il blogger si era occupato dell’apertura di alcune sale gioco, scrivendo ampi articoli a sostegno dell’impegno del comune di Formia nel combatterle, varando anche una sorta di regolamento che vietasse l’utilizzo delle macchinette mangiasoldi in alcune zone della città.

Negli anni passati l’avvocato Piccolino non aveva avuto timori a denunciare la presenza in città di due famiglie legate al clan dei Casalesi, oltre che a sostenere sul suo blog l’iter di assegnazione del patrimonio confiscato al legale della camorra, Cipriano Chianese, che proprio a Formia aveva importanti interessi economici e un ingente patrimonio immobiliare.

Giuseppe Mallozzi

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