CASSINO – La Procura di Cassino non commetta l’errore di proporre appello contro la sentenza di assoluzione dei 5 imputati del delitto di Serena Mollicone. Colga l’occasione di recitare un mea culpa per i tanti errori commessi ed apra nuove indagini che con un diverso approccio scientifico-investigativo sono finalizzate a capire chi e perché ha ucciso Serena il 1 giugno. Ma senza “innamoramenti investigativi”. Questa duplice richiesta è arrivata da una lunga conferenza stampa dei legali che hanno assistito Franco, Marco e Annamaria Mottola nel processo culminato il 15 luglio scorso con la loro assoluzione davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino.
Gli avvocati Mauro Marsella, Franco Germani ed Enrico Meta, coordinati dal criminologo Carmelo Lavorino – hanno commentato presso il Palazzo della Cultura di Cassino le 236 pagine con cui i loro assistiti erano stati assolti la scorsa settimana. L’assassino di Serena può essere ancora individuato, analizzando tre impronte digitali e quella di Dna che, non appartenenti a nessuno degli ex cinque imputati, sono stae rinvenute sul nastro adesivo con cui fu immobilizzata la studentessa di Arce.
Alla conferenza stampa non c’erano i legali degli altri due ex imputati, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano ma “non c’è nessun problema con loro – ha tenuto ad osservare Lavorino – Anzi, come il Maresciallo Mottola, mi hanno chiesto di salutare i giornalisti presenti”.
Naturalmente le motivazioni della sentenza del dibattimento di primo grado sono state salutate con favore dai legali dei Mottola. Se il professor Lavorino è arrivato a chiedere (“ma era una battuta” si è giustificato) la restituzione delle indennità economiche versate ai consulenti della Procura, l’avvocato Franco Germani ha definito la sentenza emessa dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina “coincidente con le nostre risultanza probatorie”.
“La Corte d’Assise ha ricostruito la giornata del 1 giugno 2001, di Franco, Marco e Annamaria Mottola – ha detto nell’intervista video allegato
”Abbiamo dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che gli investigatori hanno sbagliato, i Mottola sono innocenti, Carmine Belli è innocente – aveva esordito il criminologo Carmelo Lavorino – Ora dobbiamo dare la caccia al vero assassino. Abbiamo gli elementi criminalistici, biologici concreti per individuare questo soggetto. Ora dobbiamo studiare con attenzione 52 faldoni, ricominciare tutto da capo e noi ci proponiamo alla procura assieme ai nostri avvocati di collaborare per individuare l’assassino o gli assassini di Serena Mollicone, perché questo caso deve essere risolto. Non è possibile che dopo oltre 20 anni dedichiamo tempo ancora a cacciare i fantasmi”.
A proporre appello saranno sicuramente le parti civile. “La nostra battaglia per avere verità e giustizia non si ferma, andremo avanti”. A preannunciarlo è la stata la sorella della vittima, Consuelo che ha confermato la fiducia della sua famiglia nelle indagini sinora svolte dalla Procura, nelle quali sono stati coinvolti consulenti di grande competenza.
“Adesso è il momento della lettura e del silenzio per preparare il ricorso in corte d’appello. Io sono fiduciosa. Mio padre è con me”. È stata questa la reazione avuta da Maria Tuzi, la figlia del brigadiere suicida mentre restano in silenzio i legali delle parti civili Dario De Santis, Sandro Salera, Federica Nardoni ed Elisa Castellucci.
INTERVISTE video Carmelo Lavorino, criminologo e Mauro Marsella, avvocato famiglia Mottola