Attenzione: articolo ad alto contenuto ironico.
SANREMO – Rieccoci, con occhiaie sempre più profonde e tanto sonno in debito, ma dai, possiamo dirlo, ne è valsa la pena.
La serata dei duetti è sempre particolare, vengono fuori delle perle, bellissimi arrangiamenti, collaborazioni che sulla carta ci fanno andare il caffè di traverso e invece si rivelano vincenti.
Ieri c’era tanta attesa per alcuni mostri sacri della nostra musica e non hanno deluso, i ragazzi più giovani mi hanno sorpreso in positivo. Anche la Francini, per cui non ho mai nutrito una particolare simpatia, ieri sera è stata brava. Bellissima – forse la più elegante finora con gli abiti della maison Moschino – divertente (grazie, Chiara, ne avevamo bisogno), volutamente vamp, molto professionale e intensa, soprattutto nel suo monologo, purtroppo andato in onda all’una e quaranta di notte.
Le esibizioni
Il giovanissimo Will, sempre più tenero, ha mostrato ieri con Zarrillo che la voce ce l’ha e sa cantare bene. Cinque giorni ci catapulta subito negli anni ’90 e comunque, Michele, quell’anno la vittoria te l’hanno rubata!
Poi sul Palco arriva Elodie super sexy in total black sempre Valentino Couture, incede sul palco come una vera modella navigata, sembra una pantera famelica e canta una versione di American Woman strepitosa insieme a Big Mama (orgoglio irpino!) veramente fantastica. Arrangiamento con l’orchestra superlativo. Body positivity ma soprattutto voci da paura. Uno scandalo che non siano finite nella top 5 finale. Ho riso di cuore per il “ratto della borsetta” dalla prima fila, Elodie come Pelù diventa ladra per guadagnare 20 punti al FantaSanremo.
Ultimo felice come una Pasqua mi ha fatto tenerezza. Il “ragazzo di periferia” romana che canta col suo mito, Eros Ramazzotti che era super elegante e visibilmente felice di essere di nuovo all’Ariston. Così tanto che ha un momento di defiance e dimentica le parole della sua canzone, ma recupera alla grandissima e parte come un treno, il povero Ultimo deve rincorrerlo pure sul palco, ma ormai non ce n’è per nessuno, Eros se l’è mangiato con tutte le scarpe, quasi ti dimenticavi che c’era anche lui.
Atteggiamento opposto quello di capitan Biagio Antonacci che ha accompagnato l’ormai cresciuto Tananai in un medley molto elegante. Da vero gentleman, è stato tanto generoso e ha lasciato ad Alberto tutta la scena. Meraviglioso.
Torna Zucchero, almeno con le canzoni (quanto ci manchi, Adelmo!) con Shari e Salmo. Lei ha una bella voce ma non la sa usare bene, peccato. Poi arriva Salmo coi capelli ossigenati e la fagocita letteralmente. In pratica lui era il cantante e lei la corista. Grande performance sulle note di Diavolo in me.
Il momento clou è stato Grignani con Arisa. Ormai lo sapete, è il mio pezzo di cuore. Cantano scendendo le scale, Destinazione Paradiso. Arisa sexy e botulinizzata in un abito nero strizzatette. Cantano, si alimentano coraggio a vicenda, l’Ariston diventa un enorme karaoke e Gianluca parte per la tangente. Ripete il ritornello col pubblico almeno 3 volte. Impagabile Arisa quando dice a microfono aperto “Abbiamo fatto un casino, Gianlu”. Machissenefrega, è stato bellissimo così. Io mi sono emozionata, mi sono commossa. È stato autentico, vero, imperfetto e per questo meraviglioso. Grazie, Gianlu’, ti voglio bene. E grazie anche per aver riportato il mitico Beppe Vessicchio sul palco, altrimenti non è Sanremo!
Nota di costume: il vestito-gate di Arisa, lo stesso del primo violino alla scala di Milano, Laura Marzadori, che poco prima ha accompagnato Lazza ed Emma in una cover bellissima e molto intensa di una canzone di Nesli (ve lo ricordate? Il fratello triste di Fabri Fibra). A chi stava meglio? Com’è potuto succedere? In rete da ieri sera si parla solo di questo incidente, invece il duetto è uno dei più riusciti. Sottolineo che Emma con quei capelli scuri inediti sta veramente benissimo. Raffinata, sexy, una voce potente e sempre generosa con i colleghi giovani.
Altro momento karaoke è stato quello con Le Vibrazioni e i Modà. Tra i due gruppi non c’è storia, ma la loro cover di Vieni da me è stata molto bella. Da lì abbiamo capito due cose. La prima: le canzoni belle di Sarcina e co. le sappiamo proprio tutti e lui è sempre una gran canna (e un gran figo, diciamolo). Secondo: Kekko dei Modà sa cantare senza stroppiare le vocali. Allora, benedetto figlioulo, perché lo fai? Ripensaci, te ne prego.
Altro momento magico, manco a dirlo, Marco Mengoni che ha cantato (da Dio) i Beatles accompagnato dai Kingdom Choir. Talmente bello che sembrava l’ospite internazionale. Nulla di nuovo o particolarmente originale, in realtà, ma quando canta così che gli vuoi dire? Vittoria strameritata, spero solo non sia il contentino per la mancata vittoria di stasera.
Le due signore della canzone italiana, Giorgia ed Elisa, incantano con i loro successi che le hanno fatto vincere Sanremo negli anni belli che furono. Elisa meravigliosa in tutto, Giorgia continua con ostinazione a non volersi fare la manicure e a truccarsi due minuti da sola in bagno, ma è sempre divina come cantante.
Ma forse la cover più bella è stata quella di Gianmaria con Manuel Agnelli in un pezzone meraviglioso degli Afterhours. Manuel je l’ammolla ancora come fosse ieri, superlativo. Gianma mostra i capezzoli (non so se per il FantaSanremo o per risalire la classifica) ed è intenso come sa essere. Il duetto è stato veramente bello. Complice il brano, la presenza monumentale di Manuel e la sua esperienza, le loro voci che si sono alimentate l’un l’altra, mai sovrapposte. Un perfetto equilibrio. Inaccettabile che non siano finiti nella top 5 nemmeno loro, meritavano.
Altri bei momenti sono stati gli Articolo 31 con Fedez che hanno dato una botta di vita all’Ariston. Questi sì che sono J-Ax e Dj-Jed (che ancora riesce a fare freestyle, chapeau). Una festa tra amici. Il figlio di D’Alessio, Luca alias LDA, riporta Britti sul palco col il suo pezzo più bello (lasciate perdere i 7000 caffè, le canzoni in vasca e compagnia bella). Ha mostrato che sa cantare e pure bene. Il duetto è stato molto ben riuscito, Alex intonato come poche volte a Sanremo.
Chi mi ha stupito è stato Sethu & Bnkr44. Hanno eseguito una cover di Charlie fa surf dei Baustelle fatta bene. Bell’ arrangiamento. È così che devi fare, Sethu. Lascia perdere le canzoni brutte che ti fanno portare a Sanremo, ascolta la zia.
Bravi i miei Colla Zio che portano Salirò pezzo iconico, con ironia e intelligenza e la bella voce di Dito nella Piaga. Hanno saputo valorizzarsi con una scelta perfetta per loro.
Infine, Rosa Chemical e Levante. Il primo porta un pezzo molto sessualizzato della Nannini in maniera moderna. Porta pure un dildo e finisce l’esibizione gridando “W il sesso”. Pubblico interdetto, a me è piaciuto abbastanza. Levante invece propone una versione intimista al pianoforte di Vasco Rossi con Renzo Rubino. Nessun sound rock ma bell’arrangiamento e tanta intensità. Claudia è nella fase più spirituale della sua vita e si sente. Mi ha fatto venire la pelle c’oca. Bravissima.
Nota di merito al cantante biondo col nome che inizia per S dei Cugini di Campagna – quanto mi sto ancora mangiando le mani per averli tolti dal mio FantaSanremo! – Arriva a delle note udibili solo ai cani, probabilmente. Infatti il mio Dylan si è svegliato di soprassalto. Un falsetto altissimo. Come fa? Bravo, comunque.
Altra nota di merito per Leo Gassmann per aver riportato all’Ariston un mostro sacro come mister Edoardo Bennato. Peccato che abbia finito per fare il corista del rocker napoletano che, pur se gli anni passato, ha la stessa voce e lo stesso fiato di un tempo, il nostro capitan Uncino.
Le note dolenti
Mi spiace dirlo, ma l’esibizione di Ariete con Sangiovanni non mi ha convinta. Il pezzo di Battiato è bellissimo ma poco adatto per lei e pure il suo partner ieri sera era sgolato e faticava e tenere l’intonazione (saranno i postumi dei bagordi), ma la cover non decolla.
Olly canta con la più amata dagli italiani un pezzo iconico per noi figli degli anni 80’. Si poteva fare una cover più brutta di così? No, non credo. Ma complimenti a Lorella Cuccarini che a 57 anni ha un fisico da ventenne e munita di archetto ha ballato e cantato sul palco.
Qualcuno deve spiegarmi perché i due stoccafissi Colapesce e Dimartino (non ve la prendete) hanno voluto fare il duetto con Carla Bruni, che non è nemmeno una cantante. A cantare Azzurro di Celentano. E, paradossalmente, farlo meglio di loro. Non me lo spiego. Manco a dire che sia stato imposto dalla casa discografica. Performance mediocre. Ancora peggio perché subito dopo Giorgia ed Elisa. Un vero harakiri, insomma. Mi spiace per Carlà che non ha mangiato due settimane per entrare nella tuta di Versace. Io al posto suo, avrei mangiato (e quando mai!) e mi sarei fatta dare la mia taglia reale, ma io non sono la moglie di Sarkozy (per fortuna).
Mr. Rain porta un pezzo dei Lunapop (scelta già di per sé discutibile) ed è tremendo. Esibizione piatta e senza verve. Incomprensibile il suo piazzamento nella top 5. Sarà un mio limite, abbiate pazienza, ma proprio non ci arrivo.
Madame e Izi… che dire di questa esibizione di De Andrè in autotune? Niente. Meglio non dire niente. Mi limiterò a un solo “terribile” e poi basta. Giuro.
Avevo tante aspettative per i Baustelle – che per promuovere il loro nuovo album dopo anni di silenzio stanno andando veramente ovunque, pure al mercatino sotto casa – che cantano con i Coma Cose un brano dei Ricchi e Poveri. Per me un grosso no. Bello l’arrangiamento, ma molto monotono il tutto. Franco Gatti, perdonali se puoi.
Anna Oxa porta un suo classico. Ancora vestita con questo “spylook” che non mi dispiace, sebbene poco adatto alla sua età. Finalmente canta in maniera comprensibile, peccato che si sia lasciata andare anche stavolta a urla berbere. Peccato, anche perché l’arrangiamento era molto bello. Dato che fai la cover di te stessa, non potevi portare sul palco Lo Zingaro (Luca Marinelli, ndr)? Sarebbe stato un colpo di genio. Less is more, Anna. Less is more.
Mara Sattei porta un brano di D’Agostino e spreca la voce potente di Noemi così. E non ho altro da dire su questa faccenda.
Paola e Chiara, fan di se stesse, portano un medley dei loro successi. Le canzoni leggere che ci hanno fatto ballare negli anni ’90. Carino il momento, ma troppo “operazione nostalgia” che mostra ancora di più il divario tra ieri e oggi. Tra l’altro, Chiara mi è apparsa parecchio stanca. Tra le due è quella che canta meglio e l’ha portata a casa, ma che fatica.
Per concludere, all’una e mezza passata Chiara Francini porta un bel monologo sulla maternità, i suoi tabù e soprattutto la maternità mancata. “A volte penso di essere una donna di merda perchè non so cucinare, non mi sono sposata e non ho avuto figli”. La tocca pianissimo, Chiara, per parlare delle amiche che figliano a valanga mentre lei “sente un vuoto dentro”. Un aspetto più intimo e profondo delle donne che per scelta o meno, non hanno figli, non seguono l’idea canonica e patriarcale di donna moglie e madre. È stata sorprendente. Ironica a tratti, autenticamente intensa in altri. Ha preso la sua esperienza personale e l’ha resa universale, senza essere autoreferenziale né auto-celebrativa (a differenza della sua omonima nella prima serata).
Tempo, dolore, solitudine, senso di colpa, delusione… ha saputo ben calibrare parole e sentimenti. Le devo delle scuse per averla sottovalutata in passato. Ma forse non solo io, dato che le affidano sempre i ruoli della svampita, mentre lei è molto di più, e stasera l’ha ampiamente dimostrato.
“Volevo solo essere brava, io volevo solo essere preparata, io volevo che tu fossi fiero di me. Anche se ancora non ci sei. Forse, perché ci sei sempre stato”, conclude rivolgendosi al proprio figlio mai nato. Lo sei, Chiara. Sei davvero molto brava. Grazie per avermi rappresentato ieri, almeno in parte, senza retorica né faziosità. Grazie per averci rappresentate nella nostra essenza multiforme così complessa e complicata, in primis per noi.
Ormai ci avviciniamo alla fine. Stasera scopriremo i vincitori dei premi collaterali e la canzone più bella di Sanremo 2023, almeno sulla carta. Si accettano scommesse. Al di là del valore effimero del numero uno, io non vedo l’ora di vedere i Depeche Mode. Berrò litri di caffè per tenermi sveglia. A domani per il mio ultimo pezzo sul festival, cari sanremini.
Cordialmente vostra.