FORMIA – Il Tribunale di Aversa (Napoli Nord) ha assolto i due professionisti di Formia e Gaeta Fabrizio Purificato e Gianpaolo Cretella accusati di associazione per delinquere e riciclaggio internazionale nell’operazione che, a novembre 2021, culminò nei loro arresti e dispose un maxi sequestro da 22 milioni di euro. La notizia dell’assoluzione in primo grado è stata anticipata dall’Avv. Pasquale Cardillo Cupo nel corso di una conferenza stampa all’Hotel Miramare di Formia insieme al suo assistito Fabrizio Purificato.
Interviene, con una nota, l’Avv. Nicola Trisciuoglio, difensore di Gianpaolo Cretella. “È la storia incredibile di Gianpaolo Cretella imprenditore di Gaeta – si legge nella nota – da oltre vent’anni impegnato in attività societarie nel Regno Unito in custodia cautelare massima per dodici mesi nell’inferno del Carcere di Poggioreale a Napoli dove ha tentato il suicidio ed ha vissuto in condizioni di depressione psichica ed in stato di deperimento organico, lasciato lì a marcire prima della concessione dei domiciliari. Fattore questo che impresse una significativa svolta al processo a seguito dell’esame dell’imputato che strappò ammirazione al Presidente del Tribunale per la manifesta sincerità ed il coraggio con il quale fu reso. Questo fino ad oggi quando il Presidente della I Sezione Collegiale del Tribunale Penale di Napoli Nord, Dott.ssa Stefania Amodeo ha mandato assolto il Cretella con la formula più ampia. Cadono i reati di associazione per delinquere e di riciclaggio transnazionale sorretti da meno che meri indizi e da indagini fuorvianti”.
“Una lezione di diritto – prosegue l’Avv. Trisciuoglio – inflitta alla Procura che ha costruito un impianto accusatorio su carta straccia. Dalle stesse allegazioni probatorie risultava l’esatto contrario di quanto veniva contestato. Parossistico il controesame del teste dell’accusa – il luogotenente della Guardia di Finanza che aveva condotto le indagini – che finì per decretare l’estraneità di Cretella ai fatti criminosi imputatigli. Un processo meno che indiziario che pure ha costretto fino alla sentenza il Cretella in custodia cautelare. Tanto apre lo spazio ad alcune necessarie riflessioni. I danni del processo indiziario non sono solo a valle con sentenze giocate su logiche astratte e non scientifiche – e non è stato questo fortunatamente il caso – ma anche a monte, fondando l’istituto della custodia cautelare, decisamente anticostituzionale perché compromette la libertà della persona, che dovrebbe, invece, scattare su prove certe e, comunque, solo a condanna definitiva. L’Inquisizione, ben conscia che senza confessione non si poteva condannare un indiziato, cercava di estorcerla con la tortura fisica.
Oggi, dopo i lumi di Beccaria, si ricorre ad una forma assai sofisticata di tortura psicofisica… la carcerazione preventiva anche più che annuale su base indiziaria.
La diffusa procedura di restrizione per la tutela della collettività, formalmente ineccepibile ex lege ma nella sostanza “borbonica” è la misura cautelare imposta su base indiziaria e non su prove forti, nella presupposizione che l’indiziato sia sicuramente colpevole e nella speranza sottaciuta che in cattività sia spinto a confessare. Il sistema indiziario italiano contrasta, per le conseguenze intermedie (carcerazione su base indiziaria) con la presunzione di non colpevolezza dell’imputato (art. 27 Cost.) e col principio della libertà personale inviolabile (art. 13 Cost.). Ed ancora contrasta di fondo con l’esigenza di certezza del diritto e col principio secondo cui la condanna deve avvenire “al di là di ogni ragionevole dubbio”… principio positivizzato nell’art. 533 del codice di procedura, modificato dall’art. 5 della legge n. 46 del 2006. Il processo indiziario per sua natura crea sempre un ragionevole dubbio. Ergo l’intero meccanismo del processo indiziario è incostituzionale e lo è, conseguentemente, la carcerazione preventiva su base indiziaria.
Bisogna, quindi, eliminare questo pericolosissimo e “borbonico” istituto che, pur di assicurare colpevoli alla giustizia, da procedura estrema ed eccezionale del nostro sistema diventa regola, al posto del legittimo e primario processo per prove, finendo col mettere dentro tanti innocenti e fondando la bellezza del novanta per cento delle nostre cause penali… I processi indiziari possono e devono essere fatti ma, se gl’indizi non si trasformano in prove fortissime, non si va a giudizio… Soprattutto le prove fortissime devono fondare la restrizione cautelare ad evitare che si rimanga dentro per mesi se non per anni per poi venire assolti.
La nostra speranza è una nuova coscienza prima di tutto nei giudici e poi nel legislatore. Occorre distruggere questo meccanismo viziato.
Noi ci auguriamo che, in attesa di una mossa del legislatore… ma dubitiamo fortemente di tale impeto… un avvocato o un giudice coraggioso risollevi la questione di legittimità costituzionale del processo indiziario… alla luce del ragionevole dubbio che, secondo noi, può invocarsi in ogni processo fondato su indizi e non su prove certe”.