VENTOTENE – Dopo le anticipazioni del suo legale, l’avvocato Renato Ciamarra, la conferma è arrivata dal diretto interessato: il generale della Guardia di Finanza Renato Macioce, neo commissario di governo per il recupero e per la riqualificazione dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano, sarà in Procura a Cassino nel corso della settimana per essere interrogato dal suo massimo responsabile in ordine alla conclusione delle indagini preliminari che lo vedono indagato per falso ideologico insieme all’ex vice sindaco dell’isola Modesto Sportiello e ai due figli di quest’ultimo, Luigi ed Ercolino. L’alto ufficiale delle Fiamme Gialle di Sora ha chiesto di essere sentito dal Procuratore capo Luciano D’Emmanuele in ordine all’intricata e complessa querelle tecnico-amministrativa derivante dall’acquisto, avvenuto (per la somma di soli 31mila euro) il 9 novembre 2021, di una porzione (un quarto) di una grotta che, insistente su una zona vincolata e tutelata sul piano idrogeologico non molto lontano dalla spiaggia di Calanave, l’allora ex vice sindaco di Ventotene Sportiello aveva venduto anche ai suoi due figli per il restante 66%.
Secondo l’inchiesta della Guardia di Finanza il notaio Matteo Baldassarra, che certificò la vendita, sarebbe stato ingannato perché gli immobili oggetto della compravendita non erano un vecchio deposito ma erano già adibiti ad uso abitativo. A testimoniarlo, oltre ad due esposti, è un book fotografico che avrebbe cristallizzato il quadro indiziario: un villino (rustico), su due piani con terrazzo. Ora il commissario per il milionario progetto di recupero dell’ex penitenziario di Santo Stefano vuole dire la sua versione sui fatti prima che la stessa Procura di Cassino decida se archiviare il procedimento o chiedere il rinvio a giudizio per i tre indagati. Macioce ha chiesto di essere interrogato per contestare un aggettivo inserito nella conclusione delle indagini e, cioè, che sarebbe stato “consapevole” l’acquisto di un’abitazione insistente su un’area tutelata. Lo stesso avvocato Ciamarra ha sempre rimarcato come la stessa Procura di piazza Labriola non abbia mai contestato il reato di abusivismo edilizio ma di falso. Semmai la dichiarazione oggetto di contestazione sarebbe stata imputabile al solo venditore, l’ex vice sindaco Sportiello, che avrebbe avuto la disponibilità in precedenza, grazie all’istituto dell’usucapione, di quella grotta-deposito poi venduta al generale Macioce, nominato dal neo sindaco Carmine Caputo quale delegato ai rapporti con la riserva marina di Ventotene e di Santo Stefano, ai suoi due figli.
Il neo commissario di governo intanto attende che la sua nomina, approvata dal consiglio dei Ministri su proposta dal neo Ministero per la cultura Gennaro Sangiuliano, venga avallata con un decreto ad hoc dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo il via libera della Corte dei Conti. Ma su un elemento è categorico: il prezzo che ha costituito l’atto di compravendita sancito davanti il notaio di Sora fu inferiore perché Sportiello senior non aveva realizzato i lavori promessi. Si trattò di una ristrutturazione cui avrebbe provveduto, dopo l’acquisto, lo stesso generale della Guardia di Finanza. In un tourbillon di veleni e carte bollate il generale Macioce non vuol sentire parlare di essere coinvolto in una vicenda di abusi edilizi. La grotta, che ha acquistato da Sportiello, l’aveva avuta in affitto in precedenza. La grotta l’aveva prelevata lo stesso Sportiello, in qualità di creditore, da una sua vecchia ….debitrice, la stessa firmataria di un esposto in Procura per abusivismo edilizio. Ma lo scorso 12 dicembre il Gip del Tribunale di Cassino ha respinto la richiesta di sequestro della grotta-deposito-abitazione per abuvismo.
I presunti lavori irregolari commessi avrebbero avuto una datazione ancora più lontana nel tempo. Ma la Guardia di Finanza ha mai effettuato un sopralluogo all’interno dell’immobile? A questo interrogativo nessun può dare- al momento – una risposta. Una l’ha data, invece, lo stesso neo commissario di governo per il carcere di Santo Stefano: la Procura non ha rilevato alcuna irregolarità di natura urbanistica né sul conto del venditore e tantomeno su quello dell’acquirente. Se questa questione era parte integrante della prima denuncia presentata in Procura da una cittadina di Ventotene, la seconda era stata formalizzata da quella che era la proprietaria catastale dell’immobile, a seguito della segnalazione effettuata dalla prima cittadina. Lamentava di essere stata privata della disponibilità della grotta deposito non in virtù di un legittimo titolo di acquisto. In realtà la donna assumeva di essere proprietaria ed in base a quanto risultava al catasto di Latina, si era rivolta all’autorità giudiziaria chiedendo di intimare a Modesto Sportiello la liberazione per morosità delle grotte di sua proprietà.
A quel punto Sportiello non le corrispose più i canoni di locazione. La signora non riuscì a dare prova di essere la proprietaria delle grotte e, di conseguenza, il giudice non accolse la sua richiesta di riavere l’immobile da Sportiello. La mancanza dell’atto traslativo della proprietà spiegò perché dai dati catastali risultava ancora l’intestazione in capo alla precedente proprietaria. La signora, a cui il Comune si era rivolta in quanto formalmente ancora proprietaria per chiedere spiegazione del presunto abuso, fece presente che non poteva comunque essere considerata lei l’autrice del presunto abuso, perché all’epoca l’immobile era occupato da…Modesto Sportiello. E se Sportiello per sanare l’intera e controversa situazione abbia fatto ricorso all’atto notarile, asserendo di essere diventato proprietario della grotta deposito per usucapione vendendola, per la quota indivisa di 1/3 ciascuno, al generale Giovanni Macioce ed ai figli Luigi ed Ercolino? L’interrogatorio in programma in settimana davanti il Procuratore capo D’Emmanuele dovrà risolvere un altro rebus, di non secondaria importanza? Quando e da chi sono stati realizzati i lavori di trasformazione della grotta? E se fossero posteriori al 2020 ?
La linea difensiva del Generale Macioce e di Modesto Sportiello punterebbe invece a retrodatare l’inizio dei lavori ad una data anteriore al 2016. Dovrà accertarlo la Procura che ha chiuso le indagini per falso ideologico convinta come la dichiarazione di conformità della planimetria non fosse veritiera, in quanto già all’epoca dell’atto notarile, il 9 novembre 2021, il corpo di fabbrica già esisteva e non veniva rappresentato nella planimetria in cui venivano soltanto due locali, mentre il terzo, quello esterno, non sarebbe stato affatto rappresentato. Il secondo profilo di falsità della dichiarazione resa al notaio Baldassarra riguarda proprio il cambio di destinazione d’uso da deposito ad abitazione per la parte di ipogeo proprio in uso al neo nominato Commissario Macioce.
L’interrogatorio di Macioce davanti il procuratore capo d’Emmanuele dovrà sciogliere questi nodi prima che la sua nomina del governo Meloni diventi operativa con la pubblicazione del decreto del presidente Mattarella sulla Gazzetta ufficiale. Lo stesso alto ufficiale delle Fiamme Gialle intende risolvere i suoi problemi per evitare che la sua situazione giudiziaria, qualora dovesse precipitare, sia argomento di “ imbarazzo” da parte di chi l’ha voluto alla testa del commissariato di governo per il recupero del carcere di Santo Stefano.