ITRI – Sabato 11 marzo 2023, alle 18, ad Itri, presso l’Aula Consiliare del Palazzo Comunale di piazza Umberto I, avrà luogo il convegno dal titolo “Plotino, Giuliano Imperatore e Sant’Agostino: tre morti nel segno di Platone” a cura del filosofo-storico prof. Nilo Cardillo.
“L’esame comparato dei resoconti delle morti di tre grandi pensatori, al tramonto del mondo antico, ci spiega molto dei loro tempi, ma risulta utile per capire passaggi chiave del mondo moderno, gettando un fascio di luce sul modo giusto di “andare via di qua” anche oggi. Infatti, proprio oggi, quando il transumanesimo pensa addirittura di cancellare l’idea stessa della morte dall’orizzonte etico e spirituale della prossima umanità, questi esempi diventano testimonianze di valore permanente che sarebbe sbagliato lasciar cadere nell’oblio. Il denominatore comune di queste “morti esemplari” è che esse ci vengono raccontate da fonti credibili, perché i narratori sono stati (almeno due) presenti a quelle morti, tutti sono contemporanei dei filosofi di cui scrivono la biografia e tutti si ispirano alla morte di Socrate per come è stata raccontata nel Fedone di Platone” – spiega il prof. Cardillo.
E prosegue: “I tre resoconti certamente rimandano a tre diversi retroterra filosofici e culturali, tipici del periodo storico in cui quelle morti sono avvenute, ma non c’è alcun dubbio quei racconti hanno un forte denominatore comune, un solido legame con la filosofia di Platone. Inoltre la questione dell’immortalità dell’anima, ancora oggi, si trova al centro dell’antropologia filosofica, vale a dire della riflessione filosofica su ciò che significa essere un uomo. Essere un uomo comporta «essere» o «avere» un principio spirituale? Un principio spirituale incorruttibile perché non totalmente legato alla materia e alle sue leggi? La domanda sull’immortalità è strettamente coinvolta anche nel dibattito tra materialismo e spiritualismo, il quale nei nostri prende spesso la forma del mind/body problem, del rapporto, cioè, tra la mente e il corpo. Un motivo in più per raccontare quelle morti”.