SABAUDIA – “Cari ladri, (cari si fa per dire) siamo i bambini della III A della scuola primaria di Borgo Vodice“. Inizia così una commovente lettera che i piccoli alunni della scuola primaria dell’Istituto comprensivo “Giulio Cesare” di Sabaudia – “vittime” del furto di una lavagna digitale consumatosi nella notte tra domenica e lunedì – hanno deciso di destinare agli autori del misfatto. Ieri mattina, infatti, l’amara scoperta: al suono della campanella, l’ingresso a scuola ha rivelato il furto della “Digital Board”, strumento divenuto di fondamentale supporto allo svolgimento della pratica d’insegnamento.
Quanto di più straordinario è l’empatia alla base del gesto: la “digital board” non è stata sottratta dalla loro aula, ma da quella di altri compagni – precisamente, come raccontano essi stessi nella lettera, nella IV B; la loro classe è stata teatro dell’accesso dei malintenzionati, che proprio attraverso una finestra della loro stanza sono entrati nell’edificio scolastico.
“Questa mattina siamo entrati in classe e abbiamo sentito un gran freddo e non capivano perchè. La maestra Matilde ci ha spiegato che la finestra dell’aula l’avete forzata voi ed è rimasta aperta tutta la notte. Abbiamo scoperto che nella IV B avete portato via la digital board” – scrivono gli alunni rivolgendosi direttamente ai presunti molteplici autori del furto e solidarizzando con la privazione imposta ai loro compagni di scuola.
E proseguono: “Noi all’inizio abbiamo provato rabbia, tristezza, poi ci siamo sentiti sconvolti e confusi. Perchè l’avete fatto? Per noi bambini questo è diventato uno strumento utilissimo, quasi indispensabile: lo usiamo come lavagna, oppure per vedere documentari scientifici, storici, geografici, e come libro digitale. Noi non riusciamo proprio a capire come avete potuto rubare proprio a noi bambini. Oggi abbiamo capito che nel mondo ci sono davvero persone cattive, ma noi vorremmo un mondo gentile. Allora noi vogliamo essere gentili e vi auguriamo che il nostro digital board vi possa servire a studiare per diventare persone istruite e oneste“.
Una grande lezione di vita quella impartita a loro dalle insegnanti che hanno guidato l’elaborazione della delusione e dello sconcerto di questi bambini in tal modo – attraverso una scrittura che potremmo definire “catartica”. Ma, grande, è anche la lezione di vita che sono stati in grado di esemplificare loro stessi nell’augurio conclusivo. Sarebbe stupendo che i ladri “rispondessero”, magari con la restituzione del maltolto, ma soprattutto – in tal caso – con la restituzione della “speranza” che un mondo migliore possa accogliere gli autentici e profondi pensieri e gesti dei bambini. Un mondo all’altezza dei sogni che hanno.
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