CASTELFORTE – Giura che era andato presso l’albergo Nuova Suio per chiarire. Non aveva alcuna intenzione di uccidere il direttore Giovanni Fidaleo e Miriam Mignano. Quando, sentitosi minacciato da una spranga di alluminio, avrebbe estratto la sua pistola d’ordinanza che non aveva il colpo in canna, l’avrebbe armata ed esploso sette colpi di pistola calibro 9 parabellum contro le sue due vittime. E’ questa la versione resa su quanto avvenuto martedì pomeriggio nella struttura di via delle Terme dai legali difensori dell’appuntato reo confesso del delitto di Fidaleo. Gli avvocati Giampiero Guarriello e Paolo Maria Di Napoli hanno offerto un’altra versione su quanto sarebbe accaduto.
E cioè che il loro assistito, in compagnia di Miriam Mignano, si era avvicinato all’ingresso dell’hotel Nuova Suio per poter parlare pacificamente con Fidaleo. Secondo la difesa di Molinaro, il direttore della struttura ricettiva avrebbe imbracciato una spranga perchè avrebbe temuto il peggio. L’appuntato invece avrebbe preteso la presenza della Mignano perchè la donna 30enne avrebbe dovuto decidere se preferire se riprendere la relazione con Molinaro – iniziata nel 2015 era stata interrotta nel 2022 – o continuare quella in corso avviata da alcuni mesi con Fidaleo.
I due uomini – secondo alcune ricostruzioni testimoniali – avrebbero già litigato in passato per Miriam e nell’ultima lite a sedare gli animi sarebbe stata la moglie di Fidaleo. La dinamica omicidiaria, sul piano balistico, dovranno definirla i Carabinieri dei Ris che mercoledì hanno passato al setaccio la hall dell’albergo per definire la traiettoria dei sette colpi di pistola e, in base alle tracce ematiche rinvenute, collocare le tre persone sulla scena del delitto.
Molinaro aveva conosciuto qualche problema di salute nel corso del 2020 quando, in seguito alla prematura scomparsa della madre, aveva conosciuto un leggero stato depressivo. Era stato in cura presso la psicologa di fiducia Onesta D’Angelo, la stessa professionista di Teano alla quale, prima di costituirsi ai Carabinieri e al carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, aveva raccontato quanto avvenuto un’ora prima a Suio. Quella depressione costò a Molinaro la sospensione del servizio per quattro mesi, periodo in cui dovette restituire la pistola d’ordinanza, arma consegnatagli di nuovo dopo l’ok del servizio di psichiatria e psicologica militare dell’Arma dei Carabinieri.
Questo dettaglio sulla vita di Molinaro è stato rivelato dai suoi due legali difensori: “Senza scendere nei dettagli di una vicenda ancora al vaglio degli inquirenti, è opportuno chiarire che l’appuntato scelto Molinaro, chiaramente disorientato, nell’immediatezza dell’accaduto si è consegnato spontaneamente ai Carabinieri di Teano, attendendo gli stessi presso lo studio della sua psicologa di fiducia Onesta D’Angelo”. Una volta raggiunto dai colleghi della Stazione di Teano, Molinaro era stato trasferito presso la Compagnia Carabinieri di Capua e “ha fin da subito mostrato spirito collaborativo – hanno fatto rilevare gli avvocati Guarriello e Di Napoli tanto da sottoporsi senza alcuna esitazione all’interrogatorio”.
In evidente stato confusionale, l’appuntato campano ricostruì “minuziosamente i fatti e si è assunse la responsabilità dell’infausto accaduto, ripetendo incessantemente che non aveva alcuna intenzione di fare del male a nessuno” . Molinaro è stato definito “addolorato, sconvolto e profondamente pentito dell’azione commessa”e ha chiesto pubblicamente di essere perdonato per quanto compiuto, attendendo l’occasione per poter manifestare anche personalmente ai familiari delle vittime la propria sofferenza per l’azione realizzata.”
Anche i familiari di Molinaro, la moglie Giuseppina e i figli Christian e Immacolata, “seppur distrutti nel profondo e sconvolti dall’accaduto – di certo non può essere ignorato che anch’essi sono vittime innocenti del gesto di Giuseppe – intendono manifestare la massima solidarietà e vicinanza al dolore dei familiari del sig. Fidaleo e della signora Mignano, per la quale pregano affinché si riprenda al più presto. Quanto accaduto ha disorientato tutte le persone che conoscono Giuseppe, carabiniere esemplare e uomo sempre pacifico e mai violento dal quale nessuno si sarebbe mai aspettato un gesto cosi estremo e drammatico nelle conseguenze, portando alla luce un rilevante disagio che, seppur mai giustificativo di un’azione del genere, purtroppo è in grado di rendere l’uomo vulnerabile e involontariamente distruttivo per gli altri e per sé stesso”.
Molinaro intanto venerdì comparirà venerdì davanti il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, chiamato a convalidare o meno il fermo di Pg disposto dalla locale Procura. E’ assai probabile che la stessa autorità inquirente emetta successivamente un’ordinanza di custodia cautelare con le accuse di omicidio di Molinaro e di tentato omicidio di Miriam Mignano, nel frattempo sottoposta ad un secondo intervento chirurgico presso l’ospedale “Gemelli” di Roma che avrebbe contribuito a stabilizzare le sue gravi e stazionarie condizioni cliniche.
Sarà il medico legale Giorgio Margiotta sabato mattina, su incarico del sostituto Procuratore Chiara D’Oreficem ad eseguire l’autopsia sul cadavere di Giovanni Fidaleo presso l’obitorio dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino. La famiglia Fidaleo ha deciso di nominare un medico legale di parte nella persona del professore universitario Antonio Oliva.
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