Formia / Ingiustamente arrestato per usura, il Ministero dovrà risarcirlo

FORMIA – Lo Stato, attraverso il Ministero dell’economia e delle Finanze, risarcisca con circa 40mila euro Francesco Bencivenga. L’uomo, che ora ha 50 anni, è stato ingiustamente arrestato per usura trascorrendo 21 giorni, dal 16 aprile al 7 maggio 2020, nel carcere di Cassino e 295 giorni ai domiciliari con braccialetto elettronico presso la sua abitazione e, più precisamente, dal 7 maggio di tre anni fa al 26 febbraio 2021. E’ il severo contenuto di un’ordinanza con cui la quarta sezione penale della Corte d’Appello ha condannato l’ex Ministero dell’economia a liquidare l’uomo per le sue vicissitudini giudiziarie che hanno avuto origine il 16 aprile 2020 quando gli fu notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le pesantissime accuse di usura e di estorsione.

Quel procedimento penale scaturì dalle dichiarazioni shock di un uomo di Formia che si rivolse al locale commissariato di Polizia rivelando il proposito di togliersi la vita perché non riusciva – a suo dire – a restituire le somme di danaro che doveva a Bencivenga. Il 27 aprile 2021 al termine di un delicato dibattimento il Tribunale di piazza Labriola assolse l’imputato – difeso dall’avvocato Luca Scipione – per il reato di usura e dichiarò il non doversi procedere per difetto di querela per l’accusa di estorsione, riqualificata dallo stesso collegio giudicante in esercizio abusivo delle proprie ragioni. Il Tribunale, a fronte dell’assenza di solidi riscontri esterni e delle lacunose e contradditorie dichiarazioni dall’allora presunta vittima, diede invece credito ad alcuni testimoni della difesa che confermarono, grazie “a deposizioni chiare, precise, dettagliate e non contradditorie”, l’esistenza di rapporti economici e finanziari tra Bencivenga e L.T. antecedenti all’erogazione di un prestito di 10mila euro avvenuto nel luglio 2019.

I giudici d’appello, alla stessa stregua del Tribunale di Cassino, hanno messo in evidenza come l’importo di 4000 euro preteso da Bencivenga fosse da “imputare alla restituzione di un precedente prestito di 2200 euro , erogato nel maggio 2019, e della somma di 2000, anticipata per conto di un terzo soggetto per l’acquisto di uno dei presunti pacchetti che L.T. era solito proporre agli interessati”.

Il Tribunale di Cassino il 27 aprile di due anni fa aveva assolto Benvicenga e dubitato dell’attendibilità di L.T. (le cui dichiarazioni non trovarono riscontro neanche nelle intercettazioni effettuate dalla Polizia) che aveva ammesso di aver indotto non solo il 50enne di Formia ma anche altri numerosi soggetti “ad elargire in suo favore somme di danaro proponendo loro affari molto vantaggiosi col pretesto sia dell’acquisto di pacchetto a prezzi scontati sia dell’acquisto di un impianto di amplificazione per una chiesa da cui avrebbe ricavato ampi guadagni”.

E le presunte minacce e atti di violenza fisica subiti da L.T. ? Le aveva ammesse in parte lo stesso Bencivenga che “le aveva giustificate con l’esigenza di rientrare L.T. dalle somme dovute. A fronte della sentenza di assoluzione Bencivenga il 1 agosto 2022 inviò una richiesta finalizzata ad ottenere una somma quale riparazione dell’ingiusta detenzione di 316 giorni complessivi I giudici d’appello, applicando il dispositivo di due sentenze della Cassazione del 2010 e del 2014 (l’istituito della riparazione è espressione della necessità di riconoscere un ristoro di natura patrimoniale a chi non abbia in alcun modo dato luogo all’emissione dell’ordinanza impositiva della misura restrittiva) l’hanno quantificata in 235,82 euro per ciascuno dei 21 giorni trascorsi nel carcere di Cassino e 117,91 euro per ciascuno dei 295 giorni che caratterizzarono la detenzione domiciliare di una persona che con l’usura e anche con l’estorsione non ha mai avuto a che fare…

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