Formia / Costi della segreteria del presidente del consiglio comunale, scoppia la polemica

FORMIA – E’ legittimo e soprattutto è concepibile che la presidenza del consiglio comunale di Formia costi all’anno ai cittadini 63mila euro quando l’attività amministrativa sia prossima alla paralisi? E’ l’interrogativo che avanza il coordinatore politico del Movimento “Un’altra città” Christian Lombardi avanzando una crociata, forse tardiva rispetto alla data di assunzione della decisione, circa l’incarico di addetto alla segreteria del presidente del consiglio comunale. Si tratta di una mansione che l’allora appena amministrazione comunale di centrodestra aveva attribuito a Stefano Di Russo che, candidato alle elezioni amministrative dell’ottobre 2021 nella lista di Fratelli d’Italia, era diventato il responsabile della segreteria particolare del presidente d’aula, anch’egli di Fdi, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo. Per innescare questa polemica – fuori tempo in considerazione che la nomina di Di Russo risale al marzo 2022 quando si trattò di sostituire in quel ruolo Vincenzo Fedele, coordinatore comunale di Fratelli d’Italia a Minturno e candidato per il partito di Giorgia Meloni alle regionali del 12 e 13 febbraio scorsi – il coordinatore di “Un’altra città” ha impiegato esattamente un anno fa non mancando di far sapere urbi et orbi cosa prevede sostanzialmente al comma 6 l’articolo 42 dello Statuto del comune di Formia che disciplini le mansioni ed il ruolo del presidente del Consiglio comunale.

Lombardi ha deciso di promuovere questa polemica politica considerando “una novità assoluta” l’istituzionalizzazione dell’”incarico di addetto alla segreteria del presidente del consiglio comunale”. Costa al comune 18mila euro a cui si aggiunge l’indennità di 45mila euro annui, lievitata grazie in occasione del varo della legge finanziaria 2022 da parte del governo di Mario Draghi, spettante all’avvocato penalista Pasquale Cardillo Cupo. Lombardi, che esercita lo stesso mestiere del presidente del consiglio comunale, avanza anch’egli un legittimo interrogativo: “Non sarebbe opportuno evitare sperpero e spreco di danaro e pagare l’intero ufficio di presidenza con gettoni di presenza?”. E lo motiva in questi termini: “Con l’attuale amministrazione comunale ormai i consigli comunali si svolgono tre, al massimo, quattro volte l’anno per ottemperare a scadenze improcrastinabili ed obbligatorie. Ora, considerando che i cittadini pagano due stipendi politici tra presidente (legittimo, per carità e ci mancherebbe) e suo capo di segreteria (unico caso nella storia di Formia) per una somma di circa 45.000 euro annui a cui si devono aggiungere altre risorse pubbliche a vantaggio dell’intero ufficio di presidenza, ogni consiglio comunale a Formia costa all’incirca ai cittadini formiani 18mila euro”. Sono decisamente troppi anche in rapporto all’”esiguità dell’impegno” del presidente Cardillo Cupo, del capo di segreteria Di Russo e “al disinteresse di questa maggioranza per le convocazioni del Consiglio”.

In effetti l’ultima seduta consiliare risale al 29 dicembre 2022 – tre mesi, troppi anche questi per la vivacità democraticità ed istituzionale che ha sempre caratterizzato l’amministrazione comunale di Formia sino a quella in carica di centro destra – le convocazioni delle commissioni consiliari si perdono nella notte dei tempi per le inarrestabili fughe dei dirigenti comunali così come la commissione speciale sui beni confiscati non si è mai riunita da quando è stata nominata, nel novembre 2021. Un anno e mezzo fa. Anche questo un lasso temporale che pone una valanga di riflessioni e che richiederebbe – ha fatto sapere il capogruppo d’opposizione “Guardare Oltre” Imma Arnone – l’intervento del Prefetto di Latina Maurizio Falco.

Ma cosa ci cela dietro questa polemica di Christian Lombardi? Secondo osservatori non sarebbe proprio tardiva e fuori luogo. Sullo sfondo ci sarebbe la nomina del capo di gabinetto da parte dell’ex sindaco di Formia Paola Villa che, oggetto di un’udienza preliminare in programma il prossimo 11 aprile davanti il Gup del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce (sono destinatari di una richiesta di rinvio per abuso d’ufficio e falso ideologico proprio l’ex primo cittadino, l’avvocato Mario Taglialatela ed il dirigente del settore bilancio Daniele Rossi), fu sollevata da un esposto inviato alla Procura di Cassino tre anni fa dall’allora consigliere di minoranza e futuro presidente del consiglio comunale… Pasquale Cardillo Cupo. Alcune settimane fa un’altra Procura, quella regionale presso la Corte dei Conti, ha definito il procedimento per danno erariale e ha condannato l’ex primo cittadino e l’avvocato Mario Taglialatela alla restituzione delle somme che quest’ultimo avrebbe indebitamente percepito, poco più di 8000 euro, dal giorno della sua nomina – avvenuta il 24 luglio 2020 – sino alla conclusione di quella consiliatura che ci fu il 28 dicembre dello stesso anno in occasione della mancata approvazione della salvaguardia degli equilibri di bilancio. Ha deciso di ottemperare autonomamente l’attuale dirigente del settore finanziario del Comune di Formia, Daniele Rossi, finito nei guai per avere espresso un positivo parere di contabilità per una nomina finita nel mirino anche della Procura della Repubblica di Cassino. La professoressa Villa è stata invitata a restituire 2120 euro, l’avvocato Taglialatela quasi il doppio: 4240 euro. Hanno ottemperato? O le richieste a farlo, inviate dalla Corte dei Conti , sono ancora in attesa di essere notificate ai diretti interessati? Un fatto è certo: l’avvocato Taglialatela – candidato a sindaco alle amministrative del 2018 alla stessa stregua della professoressa Villa che quelle elezioni le vinse al ballottaggio contro il candidato del centro destra… Pasquale Cardillo Cupo – non poteva essere nominato semplicemente era già in pensione. Semmai avrebbe dovuto svolgere quell’incarico senza alcuna indennità economica. In più l’ex segretario generale dello stesso comune era stato inquadrato con un livello funzionale, economico e contrattuale, inferiore.

Per l’entourage della presidenza del consiglio comunale e di Fratelli d’Italia chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il destinatario di questo passo evangelico è sempre l’avvocato Christian Lombardi relativamente a quanto deciso lo scorso 25 ottobre dal consiglio comunale. Centosettantamila euro, centesimo più… centesimo meno, è la somma che il comune di Formia, deve bonificare all’ex responsabile del settore Cultura e Politiche sociali e del distretto socio sanitario del sud pontino, Maurizio Loreto Ottaviani. Il consiglio comunale ratificò il debito fuori bilancio scaturito dalla sentenza della sezione Lavoro della Corte d’appello, la numero 3073/2022, che condannò il comune di Formia a riconoscere gli stipendi che avrebbe dovuto percepire il dirigente di Fontana Liri dal giugno 2018 al dicembre dell’anno successivo.

I giudici di secondo grado avevano infatti confermato la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Cassino, Raffaele Iannucci, che, accogliendo integralmente il ricorso di Ottaviani, aveva censurato il suo allontanamento. E chi lo decise? Proprio il neo sindaco Paola Villa due giorni dopo, il 26 giugno 2018, la sua vittoria elettorale. Ottaviani era stato incaricato dall’ex sindaco Sandro Bartolomeo il 30 dicembre 2016 grazie ad una selezione che, indetta ai sensi dell’articolo 110 del decreto legislativo 267/2000, avrebbe dovuta avere una durata minima di tre anni. E invece il 26 giugno 2018 il neo sindaco di Formia licenziò il dirigente applicando un principio ispirato dallo spoil system americano. Il legale del dottor Ottaviani, l’avvocato Antonio Rosario Bongarzone, chiese ed ottenne che la Corte d’Appello applicasse il contenuto di nuove sentenze della Corte di Cassazione che, interpretando meglio l’articolato degli incarichi fiduciari negli enti locali, hanno dimostrato come gli stessi non cessino alla scadenza del mandato del sindaco o di un presidente della Provincia ma devono avere una durata minimo di tre anni e non superiore ai cinque.

Per i giudici d’appello il rapporto di lavoro di Ottaviani con il comune di Formia sarebbe dovuto scadere il 31 dicembre 2019 e non 18 mesi prima. Fu decisamente più cauta e più corretta – alla luce della sentenza di secondo grado – la decisione del commissario Prefettizio Maurizio Valiante che nel dicembre 2017, appena insediatosi al comune di Formia al posto del dimissionario sindaco Sandro Bartolomeo, confermò Ottaviani nel ruolo di dirigente sulla scorte della selezione vinta un anno prima avente una durata una valenza triennale. Ma così non è stato…

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