FORMIA – Marzo è il mese dedicato all’endometriosi, malattia autoimmune cronica invalidante che purtroppo colpisce moltissime donne, anche giovanissime. Nelle stime ferme ormai a qualche anni fa, è emerso che circa 3 milioni in Italia e oltre 150 milioni di donne nel mondo soffrono di questa malattia subdola che colpisce l’apparato riproduttivo e nei casi più gravi, può portare all’infertilità e invadere altri organi, con conseguenze ancora più dolorose e complicate da gestire. Per molti anni, infatti, l’endometriosi è stata una malattia rimasta nell’ombra, sia perché la sua eziologia è ancora poco conosciuta, sia perché difficile da diagnosticare, soprattutto fino a 15 anni fa. Infine, perché non esiste una cura, motivo per cui è stata finalmente riconosciuta anche nei Lea – Livelli Essenziali di Assistenza nel 2017 dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
La campagna di sensibilizzazione
Negli ultimi tempi, prima grazie ad associazioni private, poi a fondazioni e infine anche dal Ministero della Salute che si è finalmente allineato alle iniziative divulgative europee, l’endometriosi è venuta alla luce, in una campagna di sensibilizzazione e consapevolezza che possa aiutare le donne che ne sono affette innanzitutto a capire la malattia e a rivolgersi a centri specializzati (in Italia ce ne sono pochi, ma molto preparati), e poi a trovare il sostegno e il supporto necessari ad affrontare questa patologia che, lo ricordiamo, può solo essere arginata o rallentata, ma non debellata.
Proprio per via della cronicità dell’endometriosi, è essenziale che venga scoperta il prima possibile per evitare che le pazienti subiscano un ritardo della diagnosi (che finora è stato valutato in circa 13 anni) che acuisce la malattia al punto tale da far progredire la malattia fino a raggiungere gli stadi terzo e quarto, che sono ritenuti i più gravi e che necessitano di interventi chirurgici purtroppo non risolutivi, ma che si rendono necessari per l’avanzare della malattia.
La visita gratuita a Formia
La neonata associazione ENDOmite, fortemente voluta dall’avvocata Valentina Forcina, che ne è anche orgogliosa presidententessa, insieme ad altre donne che soffrono di questa malattia, inizia la sua attività di sensibilizzazione e divulgazione con una bella iniziativa rivolta a tutte le donne malate di endometriosi del golfo di Gaeta. Lunedì 27 marzo, in occasione della Giornata Mondiale sull’Endometriosi, sarà possibile usufruire di una visita gratuita presso l’ospedale Dono Svizzero di Formia dalle ore 9:00 alle 11:00 grazie alla collaborazione con l’ASL Latina e alla disponibilità del dott. Davide De Vita, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia nel nosocomio formiano, insieme alla sua equipe di medici e infermieri.
La testimonianza
“Ho reso il mio dolore un punto di forza, è divenuto la mia antifragilita, mi ha reso un fiore d’acciaio e questo mi ha consentito di trasformarlo in ascolto, accoglienza, consapevolezza e soprattutto speranza per tante altre donne che come me soffrono di questa subdola malattia – dichiara fiera la presidentessa Forcina – L’associazione ENDOmite nasce proprio con questa finalità ossia quella di rompere i silenzi che per troppi anni hanno circondato l’endometriosi e le donne che ne sono affette, per ridare a quest’ultime la giusta attenzione, dignità ed assistenza medica, psicologica e sociale. Grazie all’apertura dell’Asl di Latina e di tutto lo staff medico (ginecologi, ostetriche ed infermieri) del Dottor Davide De Vita, quest’anno è stato possibile fare un primo e grande passo a livello locale per rompere una volta per tutte il silenzio e l’indifferenza e dare la giusta informazione, assistenza ed ascolto alle donne in particolare modo a quelle che soffrono di questa patologia. Questo è solo il primo tassello perché ancora tanto c’è da fare sulla strada della consapevolezza e noi non ci fermeremo”.
Ascoltiamo la voce silenziosa delle donne affette dall’endometriosi, sosteniamole nella loro battaglia quotidiana contro dolori tremendi e talvolta mutilazioni inevitabili, impariamo a riconoscere il dolore dell’altro, ma anche ad aiutare chi ci è intorno a riconoscere questa malattia. La conoscenza è la prima risorsa contro ogni forma di discriminazione e di ignoranza.
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