Frosinone / Omicidio Mollicone, in Appello: Comune di Arce ancora parte civile, parla la difesa dei Mottola [VIDEO]

FROSINONE – Nel giorno in cui è stato reso noto il ricorso, di 274 pagine, della Procura della Repubblica di Cassino contro l’assoluzione di Franco, Marco ed Annamaria Mottola, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano relativamente all’omicidio e occultamento del cadavere di Serena Mollicone e all’istigazione al suicidio del brigadiere dei Carabinieri Santino Tuzi, una polemica è scoppiata alla presentazione da parte del comune di Arce – località in cui risiedeva la 18enne studentessa uccisa il 1 giugno 2001 – del ricorso in vista dello svolgimento del processo d’appello. Ad innescare la miccia era stata la consigliera d’opposizione Luana Sofia che nel consiglio comunale tenutosi mercoledì mattina aveva presentato una mozione velenosa nei confronti del sindaco Luigi Germani.

Col passare delle ore il primo cittadino – sempre a fianco della famiglia di Serena e di quella di Santino Tuzi nel chiedere giustizia su quanto avvenuto 22 anni fa – è stato travolto da una valanga di critiche perchè “presentare ricorso in appello per la costituzione di parte civile avrebbe dovuto essere un atto di rafforzamento di una convinzione: l’ipotesi portata avanti dalla procura di Cassino è quella giusta. Non si può dai palchi e nei luoghi istituzionali di maggiore visibilità, parlare di solidarietà e coerenza nei confronti dei familiari di Serena e poi decidere di non ricorrere in appello – aveva tuonato la consigliera Sofia – Quello che era importante, nel presentare il nostro appello, era il messaggio da rivolgere a tutti coloro che ancora oggi non dicono la verità su questa vicenda. Per questo, Sindaco, le chiediamo il motivo per cui il Comune di Arce è stato l’unico a non presentare ricorso. Oppure dobbiamo pensar male e credere al fatto che dietro questo paese ci possano essere altre e ben più gravi motivazioni?”.

Nel tardo pomeriggio il sindaco Germani è uscito allo scoperto chiarendo che il suo comune “non solo sarà presente nel giudizio di secondo grado, ma aderisce pienamente alla tesi di ricorso avanzata dalla Procura della Repubblica di Cassino”. Ma non sono due cose diverse? O davvero il comune non ha presentato una costituzione autonoma di parte civile? Il sindaco ha chiarito ancora: “Il Comune di Arce, contrariamente a quanto qualcuno vuole far credere per fini strumentali, è costituito parte civile, con connessa domanda di risarcimento, nel Processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Come ha spiegato l’avvocato dell’Ente, il codice di procedura penale prevede espressamente che la parte civile che si è costituita in giudizio ha il diritto di rimanervi “in ogni stato e grado del processo”.

Questo principio, detto di “immanenza”, infatti, legittima la parte civile alla permanenza processuale anche in grado d’appello, qualora la stessa si sia regolarmente costituita in primo grado. Il Comune di Arce, quindi, non solo sarà presente nel giudizio di secondo grado, ma aderisce pienamente alla tesi di ricorso avanzata dalla Procura della Repubblica di Cassino. “Finché sarò Sindaco di questo paese, assieme a tutta l’Amministrazione comunale che mi onoro di rappresentare, continueremo – ha concluso Germani – a batterci per la ricerca della verità. Qualsiasi essa sia. Lo faremo per Serena, per Guglielmo, per la famiglia Mollicone e per tutta la comunità arcese che ha diritto di vivere in un paese dove gli assassini di un delitto così efferato siano assicurati alla giustizia”.

Intanto è tornato a parlare attraverso contributo video anche il criminologo Carmelo Lavorino, il criminologo di fiducia della famiglia Mottola e portavoce del collegio difensivo di tutti e cinque gli imputati assolti la sera del 15 luglio scorso, tra le polemiche, al termine del processo di primo grado celebrato davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino. Per Lavorino la Procura “non dovrebbe innamorarsi di intuizioni, di sospetti, di illazioni e di proprie dichiarazioni. Nel caso della morte di Serena Mollicone la Procura (in realtà tre magistrati) non ha dimostrato queste qualità e caratteristiche. Prima si fissò con Carmine Belli, assolto in primo grado, appello e Cassazione, ora lo sta facendo con i Mottola”.

“Purtroppo – sottolinea Lavorino nella dichiarazione video allegata – ha sprecato e spreca i soldi, le risorse, il tempo e le attenzioni del popolo italiano per dimostrare di “non avere sbagliato”. La sentenza di assoluzione del luglio 2022 ha rimproverato la Procura di essersi presentata al processo senza prove e con una manciata di indizi insignificanti, di cui alcuni, addirittura, si sono rivelati a favore della difesa. La sentenza di assoluzione è stata chiara: i cinque imputati sono innocenti e nulla hanno a che fare fare con la morte di Serena; Serena non è entrata in caserma; Tuzi non l’ha vista entrare e si è rivelato contraddittorio e non credibile; il Maresciallo Mottola non ha depistato nulla; la porta non è l’arma del delitto; i consulenti della Procura si sono sbagliati e i consulenti della difesa hanno ragione”.

Il portavoce del collegio difensivo ha letto attentamente il ricorso sottoscritto sal Procuratore Capo Luciano D’Emmanuele e dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo e lo definisce “carente” per quanto riguarda l’impianto accusatorio. A dire di Lavorino “risulta fissato sulle prime intuizioni illogiche e fallaci; è zeppo di contraddizioni logiche, scientifiche e analitiche; non risponde ai elementi di perfezione e di scientificità di una tesi; interpreta erroneamente e faziosamente ogni elemento, solo per dimostrare senza dimostrazione di averci “azzeccato”.

In base all’interpretazione fornita dal criminologo di fiducia “i Mottola di avere ucciso Serena con spietatezza, dimenticando che i Mottola non hanno ucciso Serena, al che ci si deve chiedere: “A chi parla l’atto di appello? Alla pancia o alla mente?”. Comunque, usare il sostantivo ‘spietatezza’ senza avere dimostrato che i Mottola abbiano ucciso Serena, è il classico errore di petizione di principio, dove si mette la conclusione gradita, ma non dimostrato come presupposto. In seguito propaleremo altri commenti sia sull’atto d’appello della Procura, sia su quelli delle parti civili”.

INTERVENTO Video professor Carmelo Lavorino, criminologo di fiducia famiglia Mottola

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