GAETA – “I timori paventati con l’interrogazione presentata al Sindaco Leccese in occasione dell’ultima seduta del Consiglio comunale purtroppo sembra si stiano concretizzando, producendo effetti irreversibili. Come si rileva dagli organi di stampa e dai provvedimenti pubblicati sul sito istituzionale dell’AdSP, il Presidente Musolino, in maniera del tutto arbitraria, ha iniziato ad adottare atti di riorganizzazione aziendale, ridimensionando la pianta organica della sede di Gaeta. Una sede che oramai risulta già ridotta a un mero presidio e il cui prossimo destino, se le istituzioni tutte non interverranno in maniera forte e decisa, sarà definitivamente compromesso”. A mettere i suoi timori nero su bianco è il consigliere comunale di Gaeta, Marco Di Vasta di Fratelli d’Italia.
“Come emerge dai documenti, il Presidente Musolino in evidente stato di delirio di onnipotenza, travalicando i compiti del Comitato di Gestione e addirittura dello stesso Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, al quale peraltro l’art. 12 della legge 84/94 attribuisce evidenti competenze per l’approvazione della dotazione organica, ha proceduto con un atto unilaterale alla riduzione della pianta organica e, come appreso dagli organi di stampa, al licenziamento in tronco di alcuni dipendenti della succursale di Gaeta. Questo purtroppo è solo il principio. La sede territoriale di Gaeta nel nuovo assetto organizzativo, come preannunciato in occasione dell’interrogazione che ho presentato in Consiglio comunale qualche giorno fa, perde qualsiasi livello di autonomia funzionale e gestionale. Come rilevano gli atti pubblicati, tutto inizia ad essere incardinato verso un unico ufficio di Civitavecchia, con a Capo un Dirigente che accentra
una miriade di competenze e funzioni e che dovrebbe gestire a distanza di oltre 200 km, le problematiche e le esigenze del nostro territorio” – spiega Di Vasta.
Ed aggiunge: “Basta fare una veloce ricerca su internet per verificare come il Presidente Musolino non sia nuovo a tali comportamenti visto che già a Venezia, dove fu sfiduciato dal Comitato di Gestione e commissariato, aveva proceduto con analoghe arbitrarie modalità di licenziamento di un altro dipendente dell’Autorità Portuale. La conclusione del contezioso ha visto riconoscere al
lavoratore un risarcimento danni di diverse centinaia di migliaia di euro per la conclamata illegittimità del provvedimento, peraltro acclarata da ben tre gradi di giudizio. Per giunta successivamente agli errori commessi a Venezia, il governo precedente ha avuto la brillante idea di nominare il Dott. Musolino presidente dei porti del Lazio con il placet dell’allora Presidente della Regione Nicola Zingaretti. A questo punto se errare è umano perseverare è diabolico”.
“Rinnovo l’appello al Sindaco di Gaeta affinché faccia proprio questo grido di allarme, senza esitazioni ed equilibrismi politici e si attivi tempestivamente a tutti i livelli istituzionali, come già stiamo facendo noi di Fratelli d’Italia, dalla Regione al Ministero delle Infrastrutture, al fine di convocare un Tavolo di emergenza interistituzionale a tutela della città di Gaeta, del suo porto, delle
imprese, degli operatori portuali e dei concessionari amministrati dall’Autorità di sistema Portuale. Questa è l’unica strada da seguire affinché si fermi questo scempio che vede la nostra città umiliata e mortificata. Sottolineo che il Ministero, a suo tempo ha approvato, nell’ambito delle richiamate esclusive competenze, una pianta organica di 10 unità per il Porto di Gaeta incluse due figure dirigenziali. La stessa pianta organica oggi viene cancellata con un colpo di spugna e ridotta a sole 5 unità. A tal proposito bisogna evidenziare come i traffici degli ultimi anni all’interno del nostro porto, nonostante la difficile situazione pandemica e diversamente da quanto accaduto a Civitavecchia e Fiumicino, siano in forte crescita e quindi meritevoli di essere attenzionati e incrementati anche attraverso la formale istituzione dell’Ufficio portuale territoriale, come previsto appunto dalla legge di riforma della 84/94. Questo permetterebbe a Gaeta di avere una propria autonomia gestionale e funzionale per rispondere efficacemente alle esigenze dello scalo e del territorio” – propone Di Vasta.
E conclude: “Infine, come si può facilmente rilevare dalle relazioni allegate ai bilanci dell’Autorità Portuale, pubblicati sul sito istituzionale dell’Ente, ogni anno dalle imprese portuali e dai concessionari di Gaeta giungono nelle casse dell’Autorità portuale oltre 3 milioni di euro. La domanda che sorge spontanea è dove finiscano questi soldi? Solo grazie a una visione lungimirante e a una virtuosa azione sinergica, che ha contraddistinto l’iniziale gestione del sistema portuale del Lazio e del porto di Gaeta, si può continuare a crescere in termini di sviluppo del porto locale e occupazionale. Purtroppo oggi la verità è un’altra e si corre il rischio di pregiudicare e vanificare tutto a causa di scelte scellerate e incomprensibili che mirano a mortificare Gaeta, il suo porto e il suo territorio, tutto palesemente a vantaggio di altri”.
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