LATINA – Quanto è stato determinante il ruolo dei collaboratori di giustizia per l’operazione “Scarface”, l’inchiesta che il 26 ottobre 2021 smantellò con 33 arresti l’organizzazione criminale dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti ma anche alle estorsioni ai danni di commercianti, titolari di pub, professionisti e semplici cittadini. Lo ha sottolineato mercoledì nella sua durissima requisitoria il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Roma Luigia Spinelli che nell’ambito del rito abbreviato in corso di svolgimento davanti il Gup del Tribunale di piazzale Clodio Roberto Saulino ha chiesto 20 anni di carcere per Giuseppe Di Silvio detto Romolo.
E’ il principale imputato dell’inchiesta che deve difendersi dalle pesanti accuse di associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.
Se Di Silvio, difeso dall’avvocato Luca Melegari, punta a beneficiare di un eventuale sconto di un terzo della pena, nella sua requisitoria il pm Spinelli ha ripercorso le varie fasi dell’inchiesta della Polizia che culminò con la notifica di 33 ordinanze di custodia cautelare a carico di altrettanti familiari e componenti del clan di Campo Boario. 19 di loro hanno scelto il rito abbreviato e sono già state condannate a 160 anni complessivi di reclusione mentre per gli altri sei, che hanno optato per il rito ordinario, è in corso il processo davanti al Tribunale di Latina.
Il processo per Giuseppe Di Silvio proseguirà il prossimo 30 maggio con l’arringa dell’avvocato Melegari. Al rito abbreviato hanno ottenuto la costituzione di parte civile il Comune di Latina tramite l’avvocato Anna Caterina Egeo e l’associazione anti mafia ‘Antonino Caponnetto’ con l’avvocato Benedetta Manasseri e l’”Assocrimine”.