FORMIA – “Il miglior modo per inviare a tutti, credenti e non, gli auguri per una pasqua serena e di pace”. Ambrogio Sparagna ha commentato la decisione di Rai Uno di inserire nel palinsesto di venerdì Santo la programmazione dell’ultima fatica cinematografica di uno dei più raffinati ed impegnati registi italiani che corrisponde al nome di Gianfranco Rosi. “In Viaggio”, presentato fuori concorso ma con significativi riscontri di critica in occasione della 79° mostra internazionale del cinema di Venezia e capace dal 4 ottobre scorso (giorno, ricorrenza di San Francesco in cui è uscito in numerose sale italiane) di registrare il tutto esaurito nelle sale in cui viene calendarizzato, avrà la sua anteprima televisiva in una fascia oraria di assoluta importanza, alle 22.15 su Rai Uno subito dopo la Via Crucis di Papa Francesco dal Colosseo.
Di “In Viaggio” Ambrogio Sparagna è il consulente musicale per la scelta appunto delle musiche che hanno reso questo documentario, lontanissimo da una mera narrazione agiografica, una sincera e profonda pagina di testimonianza civile. Gianfranco Rosi, raccontando Papa Francesco attraverso gran parte dei suoi 37 viaggi in ben 59 paesi (il primo dei quali nel 2013, dieci anni fa, subito dopo la sua elezione al soglio di Pietro, a Lampedusa), ha realizzato con successo emotivo l’istantanea di un pastore in cammino nella fatica di trasformare la Chiesa in popolo in uscita, capace di attraversare l’intera umanità del nostro tempo facendosi carico degli ultimi, dei poveri e dei peccatori ma anche contrassegnata dai drammi di oggi quali sono la povertà, l’attacco alla natura, le migrazioni, la condanna di ogni guerra, la solidarietà.
Gradualmente “In Viaggio “ si compone il racconto di quello che è oggi il mondo. In una sorta di Via Crucis, Francesco è testimone della sofferenza del mondo e sperimenta la difficoltà di fare di più, oltre al conforto delle sue parole e della sua presenza. Gianfranco Rosi ripercorre i viaggi del Papa visionando i filmati che li documentano. Ed il suo schema è estremamente semplice: si segue il Papa, si guarda cosa vede, si ascolta cosa dice. Nell’osservare il Papa che guarda il mondo, Rosi imposta un dialogo a distanza tra il flusso dell’archivio dei viaggi del Papa, le immagini del suo cinema, l’attualità e la storia recente. Creando un equilibrio tra lo scorrere del tempo lineare e la memoria del cinema.
Se “In Viaggio” ha riscosso molto successo anche tra chi non crede il merito, oltre alla scelta di Rosi di utilizzare la formula del documentario come marca stilistico-narrativa, è stato proprio di Sparagna nel selezionare i canti e le musiche – alcune delle quali davvero bellissime ed uniche – tipiche di quei paesi visitati da papa Bergoglio. A fare il resto è stato lo stesso Rosi che sottolinea le povertà umani ma anche le bellezze dei territori. Nel docufilm ci sono molti silenzi e, a volte, a farla da padrone ci sono le musiche selezionate da Sparagna grazie ad un’infaticabile attività di ricerca culturale avviata agli inizi e svolta durante la sua poliedrica carrriera conceristica. Un esempio: Papa Francesco è stato in Armenia nel 2016 e Sparagna, visionando i filmati di quel viaggio ha riconosciuto il suonatore di duduk in Djivan Gasparyan. Con il grande musicista ex sovietico, scomparso nel 2021, il maestro di Maranola aveva effettuato alcuni concerti nella capitale armena Erevan.
“Il canto e la musica – spiega Ambrogio Sparagna – sono forme attraverso le quali la gente, a qualsiasi longitudine e latitudine, esprime solidarietà una forma di solidarietà alle persone in difficoltà. Ma c’è anche l’altra faccia della stessa medaglia. Ci siamo resi conto che il piccolo canto eseguito con un violino scordato e con una chitarra poco intonata hanno rappresentato in Messico quel “quid” autentico di un popolo che voleva incontrare il successore di Pietro”. Insomma attraverso un canto ed una musica popolare – arriva Sparagna a questa bellissima considerazione – un popolo rappresentano esprime il meglio dei propri sentimenti offrendo “quello che chiamo un abbraccio sonoro” alla persona che “ti viene in visita”. Che lo faccia con malinconia o con gioia, poco importa. Questo leit motiv ripercorre nel docufilm tante scene, dalla filastrocca cantata a papa Francesco dai bambini del Madagascar o dal canto ebraico che a Gerusalemme ha rievocato la tragedia della Shoah”.
Per Sparagna la musica popolare è sempre stata sinonimo di incontro, di aggregazione ma anche un strumento per dimezzare le distanze. Di qualsiasi tipo e ragione. “Purtroppo nel mondo occidentale questa quintessenza l’abbiamo perduta, nei paesi visitati ancora è fortunatamente dominante e presente”. Se “In Viaggio “ per Gianfranco Rosi ha un carattere “open” ( Un’altra sfida è stata costruire un finale per un film in divenire, destinato a rimanere aperto. Un film che nel seguire i prossimi viaggi di Papa Francesco affronterà nuovi temi, nuove riflessioni”), Ambrogio Sparagna per sottolineare come il canto popolare offra la dimensione di vicinanza umana e di comunità chiama in causa due padri, due monumenti della Chiesa: “Per San Francesco d’Assisi il canto alleggerisce la difficoltà della vita di ciascuno e tenta di riempire quello spazio, che c’è, tra l’umano ed il divino. Sant’Agostino soleva ripetere che chi canta prega due volte”. E come non dargli torto.
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