FROSINONE – Duecentoquattro anni di reclusione per 35 indagati. Si è rivelata più pesante del previsto la condanna emessa martedì pomeriggio dal Tribunale di Frosinone nei confronti di quegli imputati che, arrestati nell’ambito dell’operazione anti droga “Fireworks” condotta da Carabinieri e Polizia il 7 dicembre 2016, hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. Erano accusati – insieme ad altre 18 persone, nel frattempo processate con il rito abbreviato davanti il Gup del Tribunale di Roma – di aver applicato il “Modello Scampia” a Frosinone allestendo una ramificata e collaudata organizzazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti nella zona del Casermone.
In sede di requisitoria il sostituto procuratore Adolfo Coletta il 14 marzo scorso aveva chiesto, in qualità di delegato della Direzione Distrettuale antimafia di Roma, condanne medie di 6 anni ed otto mesi di reclusione per gli imputati sottolineando una sorta di gerarchizzazione tra i responsabili dell’organizzazione – condannati con il rito abbreviato – e quelli che svolgevano i ruoli di vedette e di depositari della droga da una parte e quelli che riciclavano i “proventi illeciti” in Spagna attraverso “attività economiche e speculative in modo da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dei proventi”.
Dopo una lunga camera di consiglio il Tribunale di Frosinone è andato oltre la requisitoria del rappresentante della Dda capitolina condannando i 35 imputati a 204 anni di reclusione. Per conoscere le motivazioni della sentenza bisogna attendere 90 giorni ma il collegio difensivo – composto dagli avvocati Giampiero Vellucci, Marco Maietta, Riccardo Masecchia, Nicola Ottaviani, Luigi Tozzi, Martina Stirpe, Nicola Ottaviani, Tony Ceccarelli, Carlo Mariniello, Rosario Grieco, Christian Alviani, Antonio Ceccani, Maurizio Frasacco e Andreina Ciotoli – ha già annunciato appello.