GAETA – E’ stato più veloce di un certo Francesco Guccini ad annunciare sui social la sua iscrizione al nuovo Partito Democratico. E per certificarlo e a beneficio dei “tanti San Tommaso in circolazione” ha anche pubblicato il numero della sua tessera: 2023 RRMXHENC. Il panorama politico di Gaeta è in subbuglio per quella che molti hanno definito la conclusione della lunga attraversata nel deserto del civismo); l’ex sindaco della città Antonio Raimondi, come l’autore de “La locomotiva”, ha deciso di iscrivere al Pd…a trazione Elly Schlein. Raimondi come Paolo di Tarso …folgorato sulla via di Damasco? L’interessato ha allungato subito le mani in avanti…forse per evitare di cadere all’indietro: “Non rinnego assolutamente la mia esperienza e provenienza civica. Non c’è dubbio che dal 25 settembre (e lo capiremo ancora meglio il prossimo 25 aprile), l’Itallia è entrato in una nuova e pericolosa fase storica per cui bisogna fare delle scelte ben precise e fare ‘massa critica’. “
L’iscrizione di Raimondi al Pd qualche interrogativo l’ha posto alla segreteria cittadina che alle primarie di fine febbraio sosteneva la mozione presentata dal governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini uscendo politicamente con le ossa rotta rispetto a quella vincente della neo segretaria nazionale. L’ex sindaco di Gaeta è rimasto incredulo quando la nuova condomina del Nazareno aveva annunciato, in occasione dell’insediamento della nuova assemblea nazionale alla Nuvola di Fuksas, che avrebbe riaperto il tesseramento. Raimondi dopo sedici anni trascorsi nel deserto del civismo è finalmente approdato all’oasi che tanto sperava di raggiungere: “Il mio dovrà essere – puntualizza subito – fondamentalmente un apporto culturale ed esperienziale su alcuni grandi questioni in cui, almeno credo, i cattolici democratici e progressisti possono contribuire al dibattito e alla scelte della sinistra italiana”.
In effetti da una settimana si registra un ritorno di fiamma dell’ex primo cittadino nel dibattito amministrativo di Gaeta – su alcune irrisolte questioni cardine come il recupero dell’ex vetreria Avir e la discussa pianificazione urbanistica del territorio – e lo stato maggiore del Pd, politico (il segretario Gianluca Conte) e amministrativo (il capogruppo Emiliano Scinicariello) ha commentato l’iscrizione dell’ex sindaco con una tattica indifferenza al di là delle convenevoli dichiarazioni di benvenuto. Raimondi è il cavallo di Troia dietro il quale si nasconde la componente che, guardando a sinistra nel Pd, ha sostenuto alle amministrative del 12 giugno la ricandidatura dell’ex sindaco Silvio D’Amante piuttosto che quella della professoressa Sabina Mitrano, è pronta a chiedere il voto per eleggere un nuovo segretario comunale del Pd?
“Non sono certamente io a chiedere la testa dell’avvocato Conte – ha aggiunto Raimondi – ma se questo partito intende davvero recitare un ruolo di primissimo piano nel deprimente quadro politico-amministrativo di Gaeta deve anche valutare di fermare le bocce e, ritrovando la necessaria unità interna, dar vita ad un nuovo congresso cittadino per ripartire di nuovo con slancio e dimostrare al sindaco Leccese che c’è fortunatamente un’altra Gaeta che ha un’altra visione di città”.
A stretto giro non si è fatta attendere la presa di posizione del capogruppo Dem Scinicariello: “Antonio non è un’insidia, è una risorsa. Ci siamo sentiti nelle ultime ore. Si è proposto in modo operativo, e se vuol far parte di un partito mettendosi a disposizione di un gruppo, è solo un bene”.
Questa lunga attraversata nel deserto di Raimondi è terminata ora. Era iniziata nel 2007. In quell’anno al lingotto di Torino Walter Veltroni diventava il primo segretario nazionale del Pd. Nella tarda primavera l’italo americano Raimondo, battendo nettamente il sindaco uscente e sfiduciato Massimo Magliozzi, risultava essere il primo sindaco civico eletto in provincia di Latina: “Io andai a votare Veltroni ai gazebo ma per rimanere coerente alla mia elezione del giugno precedente come sindaco civico non presi mai la tessera del Pd. Fu il mio più grande errore politico perché avrei potuto far carriera…”. Evviva, una volta tanto, la sincerità.