SABAUDIA – Con una cerimonia laica due comunità, Pontinia e Sabaudia, ancora sotto shock, sabato pomeriggio hanno voluto dare l’estremo saluto a Marco Gianni, l’imprenditore florovivastico di 31 anni ma anche giocatore e tecnico di pallamano freddato giovedì pomeriggio con cinque colpi di fucile all’interno del vivaio di famiglia in via del Villaggio a Borgo San Donato.
Per volere dei suoi più stretti familiari le esequie di Gianni si sono svolte presso il palazzetto dello sport “Marina Bianchi” di Pontinia nel luogo in cui la vittima trascorreva gran parte del suo tempo libero ricoprendo l’incarico di vice allenatore dell’Handball Pontinia, società in lotta per la conquista dello scudetto della pallamano femminile italiana.
Molti sono stati gli interventi che hanno caratterizzato la cerimonia funebre per ricordare un imprenditore molto impegnato e stimato nel suo lavoro ma con una grande passione nel sangue: la pallamano. Marco Gianni la coltivava ancora sui parquet di gioco militando nel campionato di serie B con il Gaeta Handball 84, una cui delegazione ha voluto presenziare all’ultimo saluto al 31enne.
Marco Gianni è stato ucciso con un chiaro movente passionale da parte di Riccardo Di Girolamo. Il 33enne di Pontinia da sabato notte si trova in carcere perchè, accecato dalla gelosia, non tollerava che la sua ex compagna, che gli aveva dato due figli, da tre anni convivesse con l’imprenditore di Borgo San Donato. In attesa ora che Di Girolamo affronti l’udienza di convalida di fermo di polizia davanti il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, dai rilievi balistici dei Carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Latina e dall’autopsia effettuata venerdì pomeriggio su ordine del sostituto procuratore Daria Monsurrò sono emersi alcuni aspetti inquietanti sulla dinamica omicidiaria.
Di Girolamo, portando a termine un piano studiato chissà da quando, ha sparato con due fucili da caccia legalmente detenuti. I colpi esplosi sono stati complessivamente cinque: i primi due sono partiti probabilmente dall’interno dell’auto, una Fiat 500 L, dell’omicida con un fucile a canne mozze e hanno colpito Gianni al gluteo. Gli altri tre , quelli mortali, sono stati sparati invece da un fucile semiautomatico calibro 22 quando il saldatore era già sceso dalla vettura e hanno colpito di spalle l’imprenditore al torace e alla nuca. Le indagini dei militari del maggiore Antonio Lise si sono concluse con successo nel giro di poche ore, da quando – erano le 17.30 di giovedì, quando un passante aveva udito i rumori degli spari provenire dall’azienda florovivaistica di proprietà della mamma di Marco Gianni.
E’ bastato ascoltare altri testimoni e gli stessi familiari della vittima per confermare un’indiscrezione subito capita dagli inquirenti: Gianni era stato ucciso per gelosia con un movente passionale. Riccardo Di Girolamo sapeva che la sua compagna aveva ricevuto delle minacce e per questo filone d’indagine i telefonini del fabbro di Pontinia e dell’imprenditore di Sabaudia sono stati sequestrati e nei prossimi giorni saranno sottoposti ad esami tecnici irripetibili (la famosa copia forense per la quali i legali dell’indagato, gli avvocati Gaetano Marino e Alessandra Piscopo) per ricostruire il traffico telefonico e la messaggistica intercorsi tra i due uomini. I Carabinieri per bloccare e sottoporre a fermo di pg Di Girolamo hanno avuto molta pazienza e sono stati premiati.
Dal sistema di video sorveglianza dell’azienda della famiglia Gianni è spuntata una Fiat 500 L che nell’ora del delitto transitava nei paraggi. Di Girolamo è stato atteso presso la sua abitazione di Pontinia quando è stato trovato in possesso dei due fucili che hanno fatto fuoco e di altri quattro legalmente detenuti. In quel momento i Carabinieri, che indossavano il giubbotto antiproiettile, sottoponevano l’uomo a fermo di pg con le accuse di omicidio aggravato e alterazione di arma comune da sparo. Sinora Di Girolamo è rimasto in silenzio nei primi interrogatori cui è stato sottoposto davanti la dottoressa Monsurrò.
Sarà importante verificare il comportamento processuale dell’uomo davanti il Gip Cario che sicuramente emetterà, su richiesta della Procura, un’ordinanza di custodia cautelare per il 33enne che non ha confessato sinora il delitto ma ha contributo a risolverlo. Come? L’uomo, subito dopo aver ucciso Gianni, si sarebbe confidato con un amico che ha poi chiesto ed ottenuto l’intervento dei Carabinieri. Le indagini saranno definite dall’esito dello Stup (effettuato sulle mani , sugli abiti e all’interno dell’abitacolo della Fiat 500 L di Di Girolamo), dalle prove balistiche e dall’autopsia che la Procura ha voluto effettuare subito, a soli 24 ore dall’omicidio di Borgo San Donato.
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