SONNINO – Omicidio volontario con dolo eventuale, favoreggiamento personale aggravato e continuato, rimozione ed omissione doloso di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Non morì d’infarto un operaio edile di Sonnino che lo scorso 23 giugno venne trovato in stato di incoscienza e privo di respiro in un cantiere aperto nella località lepina. Quell’uomo perse la vita dopo un’agonia di diversi mesi all’ospedale Santa Maria Goretti ma per un’altra ragione: fu ucciso da una scarica elettrica accidentale all’interno del cantiere, dov’erano in corso lavori relativi a un getto di calcestruzzo commissionato da una società di autotrasporti per la realizzazione di un parcheggio. Lo hanno appurato, dopo mesi di meticolosi e significativi accertamenti, i Carabinieri del Nas che, al termine di un’inchiesta denominata “Blackout”, hanno chiesto ed ottenuto che il sostituto procuratore Giuseppe Miliano sollecitasse al Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario l’emissione di sette misure cautelari, di cui tre custodie in carcere e quattro agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettante persone.
I provvedimenti sono stati notificati lunedì mattina con il supporto, nella fase esecutiva, dei Carabinieri del Comando Provinciale di Latina e con Tecnici della Prevenzione Asl Latina distaccati presso la Procura della Repubblica di Latina, i Tecnici dell’Uoc Prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro del Dipartimento di Prevenzione Asl di Latina, che hanno collaborato nell’esecuzione del sequestro preventivo dell’area del cantiere edile dove avvenne l’incidente mortale. I familiari dell’operaio non hanno mai voluto credere che il loro congiunto fosse deceduto a causa di un infarto. Presentarono una denuncia querela contro ignoti e i loro sospetti sono stati suffragati, dopo alcuni mesi, dalle indagini dei Carabinieri del Maggiore Egidio Felice e dagli accertamenti medico legali dell’Asl. Le indagini hanno appurato come quell’operaio edile fosse stato ucciso da una scarica elettrica accidentale all’interno del cantiere che sarebbe dovuto diventare un parcheggio.
Secondo le indagini il successivo rinvenimento del corpo al di fuori dell’area del cantiere è frutto di una messinscena operata nel tentativo di inquinare la ricostruzione dei fatti. Gli accertamenti compiuti dai Carabinieri del Nas hanno anche evidenziato come tutti gli operai fossero stati assunti in nero e non fosse stata predisposta alcuna misura di sicurezza. L’attività investigativa ha permesso alla Procura e agli uomini del Nas di accertare l’inquinamento delle prove e non a caso su ordine del Pm Miliano sono finiti in carcere il committente, il datore di lavoro e un operaio, le cui condotte illegali avrebbero provocato la morte dell’operaio che – secondo quanto è trapelato – poteva essere salvato se soccorso tempestivamente. Intanto l’area del cantiere dov’è avvenuto l’incidente è stata sottoposta a sequestro preventivo “sussistendo il concreto pericolo di protrarre e reiterare il reato”.