SABAUDIA – Un quarto d’ora. Tanto è durato l’interrogatorio al termine del quale il Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Cario, raccogliendo una duplice richiesta del sostituto procuratore Daria Monsurrò, ha convalidato il fermo di polizia giudiziaria e l’ordinanza custodia cautelare notificati a Riccardo Di Girolamo, il 33enne saldatore di Pontinia accusato di aver ucciso con due fucili legalmente detenuti l’imprenditore agricolo Marco Gianni, di 31 di Sabaudia.
Di Girolamo, dopo essere rimasto in silenzio davanti alla dottoressa Monsurrò in seguito al fermo dei Carabinieri, ha confessato il delitto e, in lacrime, si è assunto tutte le responsabilità di un gesto per il quale il sostituto Monsurrò ha attribuito l’aggravante della premeditazione.
Il 33enne, tra le altre cose, ha ammesso di avere utilizzato due dei suoi fucili per colpire il suo rivale in amore, armi che i Carabinieri hanno rinvenuto una nella sua auto, la Fiat 500 L, l’altra nella sua abitazione di Pontinia dove è stato bloccato. Di Girolamo, difeso dagli avvocati Gaetano Marino e Alessandra Piscopo, ha dichiarato, nonostante la disponibilità dei due fucili, di essere andato all’appuntamento con Gianni non per uccidere ma per chiarire.
Il saldatore in un momento di grande stress ha sparato “accecato dalla gelosia” perchè avrebbe dovuto concordare gli alimenti da versare alla donna nel frattempo diventata la nuova compagna di Gianni. Dopo le confessioni dell’uomo, gli avvocati Marina e Piscopo decideranno nei prossimi giorni se ricorrere o meno al Riesame.