SUD PONTINO – Nel corso del rito abbreviato, che si sta celebrando davanti il Tribunale di Roma, il Gip Maria Clementina Forleo ha disposto, relativamente a questa vicenda, la revoca della detenzione in carcere per cessate esigenze cautelari per Domenico Scotto di 40 anni, per Walter Palumbo, anch’egli 40enne e per Vincenzo Stanganella, di 57 anni. Sono i tre delle tredici persone arrestate il 24 settembre 2021 nell’ambito dell’operazione “Traqueteros” con cui la Guardia di Finanza del gruppo di Formia sgominò un’organizzazione dedita al trasporto per conto della camorra cospicui quantitativi di droga con destinazione i centri del sud pontino ma anche a Mantova, Teramo, Isernia, Roma. Sul loro conto il sostituto procuratore della Dda di Roma Corrado Fasanelli nell’udienza del 10 marzo scorso aveva chiesto complessivamente 37 anni e quattro mesi di reclusione. E, più precisamente, 16 anni e quattro mesi per Scotto, 14 anni per Palumbo e 7 anni di reclusione per Stanganella.
Il rappresentante della Dda capitolina aveva riconosciuto per Scotto – considerato dagli inquirenti il responsabile dell’organizzazione – le aggravanti della recidività e della continuazione in rapporto ai 43 capi d’imputazione relativi ad altrettanti episodi di trasporto e spaccio della droga. Lunedì invece sono proseguite le arringhe difensive e, dopo i precedenti interventi degli avvocati Manuela Filaseta e Vito Castronuovo, i riflettori sono stati puntati sul solo avvocato Enrico Mastantuono che, insieme al collega Domenico Dello Iacono, difende il principale imputato dell’operazione “Traqueteros”, Scotto. A suo dire il suo assistito, unitamente a Palumbo e Stanganella, in base alle disposizioni dell’articolo 649 del codice di procedura penale non doveva essere arrestato. L’operazione anti-droga della Guardia di Finanza e della Polizia non era altro – a suo dire – che una costola di quella dei Carabinieri “Touch & Go” con le stesse ipotesi di reato e per gli stessi fatti (“Ne bis in idem”). Ad affermarlo – ha ricordato in aula l’avvocato Mastantuono – è stato lo stesso Gip del Tribunale di Roma Maresca nell’ordinanza di arresto seguita alle richieste del Pm Fasanelli: “La simultanea appartenza a diverse associazioni determina per il soggetto agente la continuazione contestate per l’unicità del disegno criminoso indipendentemente dalla compagnie associativa”.
Per l’avvocato Mastantuono “Domenico Scotto, che frequentava Scauri e Minturno già dal 2015, è un ragazzo sfortunato per essere nato in quel quartiere, Secondigliano, a Napoli, che oggi viene definito dagli investigatori essere la più grande piazza di spaccio d’Europa. Scotto è stato un broker di se stesso in quanto, acquistando sottocosto la droga, è riuscita a rivenderla sotto costo, sia ai dettaglianti che agli assuntori. Ma definirlo un capo clan, un organizzatore, un capo promotore – si è rivolto al Gip Forleo – mi sembra davvero eccessivo”.
Ancora un passaggio dell’arringa dell’avvocato Mastantuono: “Scotto nel corso di tutta l’attività investigativa non verrà mai trovato in possesso di sostanza stupefacente nè provento del reato ma, allo stesso, viene addebitato un ingente traffico di stupefacente tanto da ritenerlo a capo di una fiorente organizzazione dedita allo spaccio di stupefacenti. Scotto è stato illegalmente un abile commerciante con grandi capacità negoziali e non un capo clan.”
Un altro attacco la difesa di Scotto l’ha portato allo scaurese e collaboratore di giustizia Diego Camerota: si tratta tossicodipendente che, a seguito dell’arresto avvenuto il 1 luglio 2020 con l’operazione Touch & Go, nel carcere di Velletri inizia ad avere paura per la propria incolumità, alza la mano e si pente. Utilizzerà quindi lo strumento della collaborazione per salvarsi la pelle. Camerota, portatore di interessi propri, braccio destro nell’altra operazione di Domenico Scotto, solo successivamente all’arresto del 1 luglio 2020 si pente, e per fini strettamente personali, inizia a fornire al signor Pm una serie di elementi che egli stesso dira’ di aver appreso da terzi in quanto nei periodi di riferimento era detenuto. Camerota arriverà a ripetere pedissequamente i risultati investigativi facendoli apparire – ed è un stato attacco all’unico collaboratore di giustizia di questa operazione anti droga – come esperienza di vita criminale veramente vissuta. Per far questo e dare credibilità al proprio costrutto, su sollecitazione del Pm Fsanelli amplierà ed estenderà il tempus delle condotte prolungandole addirittura fino al maggio del 2020. La sentenza del rito abbreviato del processo “Traqueteros”, dopo le repliche e le controrepliche, è prevista nell’udienza fissata per il prossimo 26 settembre.
Mercoledì scorso invece è proseguito davanti il Tribunale di Cassino (presidente Marco Gioia,giudici a latere Maria Cristina Sangiovanni e Pio Cerase) il processo con il rito ordinario prescelto dalle altre dieci coinvolte nell’inchiesta anti droga delle Fiamme Gialle. Ha deposto un ufficiale delle Fiamme Gialle del gruppo di Formia che svolse le indagini. Il processo è stato rinviato al 23 novembre. In quella data dovranno deporre i periti fonici nominati dal Tribunale per trascrivere le chilometriche inter-cettazioni telefoniche ed ambientali effettuate durante le indagini, svolte dall’ex comandante della sezione Mobile della Guardia di Finanza di Formia, il Capitano Nicola Maglione, interrogato nell’udienza celebrata lo scorso 23 febbraio.