LATINA – Non ha tradito le aspettative lo svolgimento, presso il carcere romano di Rebibbia, degli interrogatori di garanzia per due dei tre destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa giovedì scorso dal Gip del Tribunale di Perugia Natalia Giubilei nell’ambito di un giro di mazzette che avrebbe caratterizzato dal 2018 in poi la gestione dell’amministrazione giudiziaria di alcune società pontine alle prese con una serie di guai giudiziari. Ed è stata la dottoressa Giubilei ad arrivare nella capitale, insieme al magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Gennaro Iannarone, per interrogare l’ormai ex collega del Tribunale di Latina Giorgia Castriota, arrestata, insieme al suo ex compagno romano Silvano Ferraro, con le ipotesi reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione in atti giudiziari e induzione indebita a dare o promettere utilità”.
Il primo ad essere sentito è stato l’uomo che, diventato consulente privilegiato del Gip Castriota, è accusato di aver versato somme di danaro e regalie allo stesso magistrato calabrese che l’aveva nominato pur di portare sull’orlo della bancarotta alcune società in difficoltà economiche. Ferraro è stato interrogato per oltre due ore e mezzo e – ha rivelato il suo legale, l’avvocato Leone Zeppieri – ha risposto a tutte le domande postegli dal Gip Giubilei in ordine alla sua condotta iniziata da quando, nel 2018, aveva cominciato a fare le pulci ad realtà societarie in difficoltà con il fisco. “Ferraro ha ostentato molta serenità e quello che doveva dire ha detto” – si è limitato a dire il suo legale.
Uno stesso clichè ha avuto l’interrogatorio di garanzia dell’ex Gip Castriota. Poche le informazioni trapelate, due su tutte: l’interrogatorio del magistrato di Cosenza, difeso dall’ex sottosegretario alla giustizia e parlamentare di An Giuseppe Valentino e dall’avvocato Polo Zeppieri, è stato più lungo del previsto e le sue risposte al Gip Giubilei, alla stessa stregua di quelle fornite dall’ex compagno Ferraro, sono state secretate. L’ex Gip ed il suo ex consulente hanno deciso di collaborare fornendo altri spunti alla mole di documenti in possesso degli inquirenti umbri? Lo si saprà nei prossimi giorni quando gli avvocati Zeppieri e Valentino dovranno decidere se impugnare o mano al Riesame l’ordinanza del Gip Giubilei. Sarà interrogata nei prossimi giorni – perché ai domiciliari – la commercialista Stefania Vitto, anche lei di Roma. Nelle indagini, svolte dalla Guardia di Finanza e coordinate dal capo della Procura di Perugia Raffaele Cantone, è stata coinvolta una quarta persona, Stefano Evangelista, di Albano Laziale, indagata a piede libero.
Sarà importante l’interrogatorio di garanzia della Vitto – in programma per giovedì 27 aprile – perché la consulente, amica di vecchia data del magistrato, stava prendendo il posto nelle grazie del Gip Castriota in termini di incarichi. Lo si evince dalle 126 pagine dell’ordinanza quando il magistrato nomina quale amministratore giudiziario Stefano Evangelista delle società apparentemente in difficoltà dell’imprenditore Fabrizio Coscione gli affianca il suo fidanzato, Silvano Ferraro. I rapporti tra quest’ultimo, “l’ingrato”, ed il Gip si erano deteriorati e la dottoressa Castriota si rivolge in questi termini alla Vitto: “Stefà, ormai sei tu la padrona, l’ho detto anche ad Evangelista, sei tu che gestisci… Sei pronta al tuo primo bonifico ricco?”. L’allusione era alla consulenza d’oro da 10mila euro, dei quali 3mila le verranno prontamente riversati ogni mese su una postepay. Il Gip sembra aver scaricato Ferraro perché insoddisfatta sulle regalie ricevute: “Mi sono stancata pure dell’elemosina che mi fa – si sfoga Castriota con la collaboratore domestica che seguiva anche la Vitto- Basta, basta, tanto da sto mese c’è Stefania e buonanotte vaff…”.
La bramosia di denaro del Gip di piazza Buozzi è riscontrabile dalla registrazione del 18 febbraio di una cimice piazzata dalla Finanza di Perugia nell’utilitaria del magistrato. Ferraro:”Te devo dà na cosa, te la do adesso perché sennò…”. “Che cos’è?… A noooo, in Tribunale no” – risponde preoccupata la Castriota quando forse già sapeve di essere intercettata. Il perito incaricato di amministrare alcune aziende sotto sequestro le gira 1500 euro in contanti sistemati in una busta: “Mettila in borsa” le suggerisce. Ferraro: “Te li metto nella zip…E nun ce va, nun ce vanno”.
Il Gip Castriota sperava nell’arresto di Coscione (“Altro che dissequestro, questo deve fallire, spero lo arrestino”) e, quando alcuni pm della Procura non le danno retta, il magistrato di Cosenza capisce per la prima volta di essere nel mirino dell’autorità giudiziaria di Perugia competente sull’operato dei giudici laziali. Si affretta ad inquinare le prove, distrugge un telefono responsabilizzando il cane Riccardo (“l’ha mangiato”), prende un pc in permuta per sviare gli accertamenti sul suo personale tenta di privarsi di alcuni oggetti di valore, prove della corruzione, tra cui una borsa.
“Meno male che so da dove viene — confida a Ferraro di ritorno dalle terme di Viterbo —. Semmai me la voglio riprendere, era dell’outlet..”.