FORMIA – L’interrogativo è intrigante, con possibili sfaccettature di natura penale ed erariale: può la Formia Rifiuti Zero conferire improvvisamente i propri rifiuti indifferenziati (i residuali dalla raccolta differenziata) alla Società Ambiente Frosinone di Colfelice – la più conosciuta Saf, la società municipalizzata cui aderiscono i 91 comuni ciociari – disattendo e, fors’anche, violando un contratto “regolarmente in piedi” che lega la Frz con il Centro Servizi Ambientali di Castelforte? Il quesito è stato sullo sfondo dell’audizione del neo amministratore unico della Formia Rifiuti Zero, Raffaele Rizzo, nella seduta della Commissione ambiente del Comune di Formia ma le nuove scelte gestionali della municipalizzata che si occupa del ciclo dei rifiuti in città e a Ventotene saranno contestate già da martedì dalle carte bollate.
La controversia
Il patron del Csa di Castelforte, Enrico Giuliano, ha dato mandato ai suoi sempre agguerriti legali di segnalare alla Procura penale di Cassino e a quella erariale della Corte dei Conti quanto sta avvenendo da giorni: la Formia Rifiuti Zero non trasferisce più i suoi rifiuti indifferenziati a 16 chilometri di distanza, nel centro di via Viaro del Csa nelle campagne di Suio, ma ad una distanza cinque volte maggiore, a 65 chilometri presso il Tmb della Saf a Colfelice. Questa complicata vicenda offrirà sicuramente soggettive e contrapposte prese di posizioni ma di certo rappresenterà, contrariamente al recente passato, un freno, anche a livello d’immagine, all’attività gestionale ed industriale della Formia Rifiuti Zero nei giorni in cui ha ottenuto dal suo socio di maggioranza, il Comune, una proroga di soli quattro anni.
Il Csa di Castelforte ha deciso di censurare la gestione del nuovo management della Frz per alcune ragioni. La prima è di natura contrattuale. Il 16 aprile 2016 la società castelfortese ed la municipalizzata dei comuni di Formia e Ventotene sottoscrissero un accordo in impegno al quale la Frz si impegnava a trasferire per un anno i propri rifiuti indifferenziati. Quel contratto non è stato mai rescisso, anzi è stato rinnovato tacitamente di anno in anno, dal 2016 in poi, perché lo impone la normativa vigente: deve essere affermato il principio di prossimità per scegliere l’impianto di trattamento e smaltimento geograficamente più vicino per evitare la transumanza della “munnezza”.
Il contratto tra il Csa ed il Frz poteva terminare il 16 aprile scorso solo se i vertici della municipalizzata formiana avessero provveduto ad inviare una disdetta entro 90 giorni prima, lo scorso febbraio: “Non abbiamo ricevuto nulla”, ha tenuto sibillinamente a precisare Giuliano. Ma cosa ha o avrebbe spinto la Formia Rifiuti Zero a scegliere la Saf o il Csa di Castelforte? E’ di natura economica e l’ha scritto il Comune illustrando l’audizione dell’amministrazione unico Raffaele Rizzo, di sabato mattina, in seno alla commissione ambiente: “Si è approfondito il tema del conferimento in discarica del secco residuo e dell’analisi dei costi di conferimento”.
Naturalmente le versioni qui, come sempre, si differenziano. La Formia Rifiuti Zero avrebbe deciso di trasferire i propri rifiuti indifferenziati in Ciociaria per risparmiare sul costo di ogni tonnellata inviata. Il Csa avrebbe chiesto al Frz circa 250 euro a tonnellata conferita, un costo che sarebbe la somma della tariffa decisa dalla Regione e dell’incremento tariffario deliberato di recente. La Frz per servizi del centro di Colfelice avrebbe beneficiato di una particolare ‘scontistica’ nel senso che non le sarebbe stata applicato l’aumento deliberato deciso dalla stessa Regione? Ha annunciato bagarre Enrico Giuliano: “Ma quando mai noi abbiamo chiesto 250 euro a tonnellata? Il costo sinora applicato è di 183 euro ed un dato regionale riscontrabile nelle fatture emesse a favore della Formia Rifiuti Zero. Qualcuno qui mente sapendo di mentire”.
Le violazioni
Le violazioni che saranno segnalate alla Procura di Cassino attraverso i Carabinieri sono anche di natura normativa e giuridica. Oltre al mancato rispetto del principio di prossimità – che, ribadito a più riprese dalla giurisprudenza, non ha visto la stessa Regione esercitare il doveroso ruolo di controllo ai danni di diversi Comuni della provincia di Latina – il Csa ha preannunciato di chiedere l’eventuale mancato rispetto di una precisa e zelante delibera, la numero 448 del 14 giugno 2022, approvata dalla Giunta di Nicola Zingaretti. Un passaggio di questo provvedimento “attuativo” potrebbe mettere in difficoltà l’operato negli ultimi giorni della Formia Rifiuti Zero laddove è scritto testualmente “è fatto obbligo ai Comuni e/o agli operatori economici incaricati del servizio di igiene urbana (è il caso, chiaro, della Frz, di conferire i propri rifiuti indifferenziati (residuali dalla raccolta differenziata) ad impianti di trattamento e smaltimento nel proprio Ato di appartenenza secondo quanto prevede il decreto legislativo sull’ambiente numero 152/2006”. Insomma Formia è in provincia di Latina e dunque è obbligata ad utilizzare i centri autorizzati nell’Ato pontino dei rifiuti che sono due: il Csa di Castelforte ed eventualmente la Rida di Aprilia che si trova ad oltre 100 chilometri di distanza.
La stessa Regione nel giugno scorso prevedeva una deroga per il conferimento dei rifiuti indifferenziati in un Ato diverso da quello di competenza: “In caso di mancanza di capacità di trattamento dei rifiuti nell’Ato di appartenenza il Comune o l’operatore economico incaricato del servizio di igiene di gestione di igiene urbana è tenuto a comunicare alla direzione regionale del ‘Ciclo dei Rifiuti’ l’esigenza di conferire i propri rifiuti in un impianto di trattamento fuori dall’Ato motivandone – si legge sempre nella delibera 448 del 14 giugno scorso – le ragioni ai fini del governo e controllo dei flussi dei rifiuti tra Ato differenti”. Applicando un’esegesi penale a quest’ultimo passaggio della delibera della Giunta Zingaretti un Comune o il suo soggetto preposto che trasferisce i rifiuti in un Ato diverso da quello proprio commette un reato: traffico illecito dei rifiuti.
La richiesta di indagini
La Formia Rifiuti Zero nel momento in cui ha deciso di abbandonare il ‘costoso’ impianto del Csa di Castelforte per scegliere quello meno costoso della Saf ha scritto alla Regione Lazio? Ha chiesto di averne uno straccio di autorizzazione? Sarà questo uno degli elementi d’indagine che la struttura di Castelforte chiederà ai Carabinieri di effettuare ma – secondo quanto è trapelato – la Frz si sarebbe limitata soltanto ad avere un via libera nei giorni scorsi dalla propria assemblea dei soci. Basterà?
La controversia è ricca di incognite e di interpretazioni ma sembrerebbe che la Formia Rifiuti Zero sarebbe stata invogliata a cambiare il centro di conferimento dei propri indifferenziati sulla falsariga della legittima scelta del Comune di Ponza che si serve correttamente della Saf di Colfelice semplicemente perché sulla principale isola pontina la raccolta differenziata non è mai entrata in vigore come sarebbe dovuto avvenire. A Formia fortunatamente sì, dal 2015, grazie a quel management (l’ex amministratore unico Raphael Rossi) che alla guida della municipalizzata del Comune di Livorno ha intercettato 10 milioni del Pnrr per migliorare il servizio già un fiore all’occhiello. Formia? Se fosse possibile… un’altra domanda…