GAETA – Un alone di mistero aleggia sulle ore seguite alla conferenza dei capigruppo svolta venerdì mattina al Comune di Gaeta. Che sia successo qualcosa di grave all’interno della maggioranza che sostiene il sindaco Cristian Leccese se lo stanno chiedendo i consiglieri di opposizione Emiliano Scinicariello, Silvio D’Amante e Sabina Mitrano dopo aver partecipato alla seduta della conferenza dei capigruppo. Aveva ufficializzato la data del prossimo consiglio comunale per giovedì 4 maggio inserendovi quattro argomenti all’ordine del giorno: due sono stati confermati nell’agenda consiliare ufficializzata sabato mattina (discussione su alcune osservazioni presentate sul progetto per la realizzazione del porto turistico “Marina di Gaeta” e della mozione per l’acquisizione al patrimonio immobiliare del piazzale dell’ex stazione ferroviaria dopo essere diventato l’oggetto di un’inchiesta giudiziaria tuttora in corso con l’ipotesi di reato di lottizzazione abusiva), due invece sono clamorosamente scomparsi.
Riguardavano due punti apparentemente “innocui”: l’alienazione degli alloggi presso il complesso di edilizia residenziale popolare in località “Mazzamariello” e soprattutto l’affidamento per i prossimi 50 anni alla fondazione “Nicola Dal Roscio” di un terreno in località Monte Orlando – oggetto di un contratto novennale in scadenza alla fine del 2023 – in cui sono stati realizzati un parco botanico ed un centro ornitologico.
Nel mirino dei capigruppo D’Amante, Mitrano e Scinicariello è finito di nuovo il presidente d’aula Davide Speringo. Gli hanno rivolto un solo quesito: “Perché non campeggiano nel definitivo ordine del giorno due argomenti concordati con tutte le forze di minoranza? Se è successo qualcosa ella maggioranza è giusto che lo dica”. In effetti quel tipo di agenda consiliare non era piaciuto a molti esponenti mitraniani della maggioranza Leccese e allo stesso ex sindaco di Gaeta che in una chat interna avrebbe auspicato “più gioco di squadra e meno fughe in avanti”.
Il caso del terreno in affidamento alla Fondazione Dal Roscio
Ma cosa è successo ? Sarebbero arrivati “last minute” veti da parte della segreteria generale e dell’avvocatura del comune di Gaeta per la concessione in comodato di questo terreno in via Munazio Planco alla fondazione Dal Roscio”? Sicuramente sì alla luce dei numerosi riflettori che si sono sempre accesi su quest’area che, confinante con il parco urbano di Monte Orlando e dunque con quella gestito dall’ente Parco Riviera di Ulisse, il Comune di Gaeta ha più volte tentato di vendere al privato prima che lo scongiurasse l’ex consigliere comunale d’opposizione Franco De Angelis.
Se questo argomento è scomparso dall’ordine del giorno del consiglio comunale del 4 maggio, il blocco potrebbe essere arrivato dall’avvocatura interna del Comune di Gaeta. Ad una delle sue due componenti, l’avvocato Daniela Piccolo, la Giunta Leccese soltanto il 22 marzo scorso con la delibera 50 ha chiesto di costituirsi in giudizio in Cassazione per un ricorso presentato contro il Comune di Gaeta dalla società “Salcri srl” per ottenere l’annullamento della sentenza numero 5506/2022 della seconda sezione civile della Corte d’Appello di Roma. Ma qual è il legame tra il comodato cinquantennale da attribuire alla fondazione Dal Roscio e questo incarico legale. Bisogna arretrare le lancette della storia tecnico-amministrativa del comune di Gaeta di 55 anni.
E’ il 1968, quando, l’allora proprietario del terreno oggetto dell’affidamento da deliberare il 4 maggio in consiglio comunale, il signor Mario Testa, decise di realizzarvi un complesso residenziale, che doveva comprendere 4 villini plurifamiliari, per un totale di 22 unità abitative.
21 anni più tardi, però, il signor Testa decide di vendere il terreno con i relativi rustici alla società “Salcri srl”, amministrata dall’architetto Sergio Ludovici. “Sebbene le costruzioni in questioni fossero legittime, inserite nella sagoma del piano regolatore, edificate sulla base di un’originaria concessione edilizia del 1968, e sanate per successive difformità con un provvedimento del Ministero dei Beni Culturali del 1977 – spiegò il legale della “Salcri srl”, l’avvocato Francesco Vannicelli –, da allora, per l’architetto Ludovici è iniziata una lunga battaglia legale contro il comune di Gaeta per procedere, quindi, alla realizzazione stessa del complesso.
Le vicende giudiziarie si sono protratte, a fasi alterne, sino alla primavera del 2001, quando l’allora amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco pidiessino Silvio D’Amante, acquisì l’area e i relativi rustici. Su forte pressing dell’allora assessore all’urbanistica Salvatore Mola il sindaco D’Amante fece demolire quei manufatti nell’area di Monte Orlando nonostante il progetto approvato con parete favorevole del 23 luglio 1998 da parte della Sovrintendenza per i beni ambientali e architettonici del Lazio numero 8844.
In effetti dove c’erano i villini demoliti dalle ruspe inviate dall’amministrazione di centro sinistra quel terreno è diventato un orto botanico che il comune ha tentato prima di vendere e in questi giorni di concedere alla disponibilità della Fondazione dal Roscio per mezzo secolo. Manca soltanto l’’ufficialità ma il punto è scomparso dal consiglio comunale del 4 maggio perché il comune di Gaeta si è reso conto che pende una richiesta in Cassazione della “Salcri srl” per avere quelle superfici che ritiene ancora di sua disponibilità. Se così fosse perché il presidente d’aula Speringo ha inserito quell’argomento nella prossima seduta consiliare? Non era a conoscenza della delibera di costituzione in giudizio in Cassazione avanzata in Giunta dall’assessora all’urbanistica Linda Morini o ha voluto effettuare una forzatura che, se fosse andata in porto, sarebbe stata a dir poco imbarazzante per il comune di Gaeta?
Un fatto è certo: nel Comune di Gaeta esiste un scollamento tra la presidenza del consiglio comunale e la Giunta, costretta poi ad intervenire e a bloccare il presidente d’aula. Il punto è stato ritirato in extremis ma sono emersi alcuni elementi sul contratto di comodato gratuito a favore della fondazione Dal Roscio. Il Comune avrebbe rinunciato ad un contratto di locazione prorogabile di sei anni a quello scadenza alla fine del 2023 pur di avere in cambio un qualcosa che avrebbe dovuto già beneficiare dal conduttore: la realizzazione a sue spese di un mutuo di contenimento di 230mila euro, peraltro inserito nel piano triennale delle Opere Pubbliche 2021-2023.
Le reazioni
Il Comune ha deciso di esternalizzare la gestione di questo terreno “stante la ristrettezza finanziaria dell’ente”. Questa forma di outing della Giunta Leccese ha mandato su tutte le furie l’ex consigliere comunale di Demos Franco De Angelis: “Apprezzo finalmente l’onestà intellettuale del sindaco Leccese di ammettere che le casse del comune di Gaeta sono vuote. Negli ultimi giorni si è provato maldestramente di privatizzare un terreno di 5000 mila metri per 50 anni (una parte confinante di 3000mila metri quadrati è stata concessa alla Regione in comodato d’uso gratuito nel 2009 per la durata di cinque anni) con l’alibi di realizzare un muro di contenimento di 230mila euro. E il comune non ha queste risorse e non chiede all’ex sindaco Mitrano, neo consigliere regionale di Forza Italia, di individuarle alla Regione Lazio. Troppe cose su questa vicenda non tornano”.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco delle polemiche è stato l’ex sindaco ed ex capogruppo Udc Giuseppe Matarazzo: “Concedere per 50 anni senza corresponsione di somme a favore del Comune ad un privato una area di circa 5000 metri quadrati nell’area protetta di Monte Orlando è oltraggioso ed indecente. Perché il Comune vuole rinunciare ad un contratto di locazione in essere? Perché non ha promosso una gara pubblica per la concessione di quest’area comunale ma rivendicata da decenni da altri privati – ha aggiunto Matarazzo – C’è stato purtroppo il tentativo di vendere al privato che ora conduce in affitto ad un prezzo secondo me irrisorio quest’area. Perché questa fretta alla luce del fatto che in atto ancora un contenzioso con il proprietario originario che ha subito la confisca. Fermiamo questa indecenza e svendita di un bene pubblico. O forse – come si dice – è una cambiale elettorale”. Ma tanto…