GAETA – E’ stato un punto di riferimento per tanti poliziotti, un modello da cui imparare anche per investigatori della Dia e pubblici ministeri delle nascenti Direzione distrettuali antimafia di Roma a Napoli nella fase in cui l’impegnativa attività di polizia giudiziaria era la principale mission nei commissariati diretti nel sud pontino, nell’alto casertano e nel cassinate. La Polizia di Stato della Provincia di Latina in queste ore è in festa, orgogliosamente fiera dell’ultima nomina che ha investito un poliziotto di Gaeta che, ovunque ha operato nel solo ed esclusivo interesse dello Stato e del rispetto della legalità, non ha mai voluto recidere il cordone ombelico con la terra natale.
Dal 15 maggio il dottor Nicolino Pepe, di 61 anni, gaetano “a trecentosessantuno gradi” , guiderà la strategica Questura di Avellino. La nomina è stata avanzata dal capo della Polizia, il Prefetto Lamberto Giannini, e notificata in queste ore al diretto interessato a Lodi, della cui Questura è il responsabile dal 1 dicembre 2021. Il dottor Pepe lascerà questo primo incarico di Questore in settimana quando riceverà il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi impegnato in un giro d’orizzonte in diverse Questure lombarde.
Pepe è chiamato a guidare una Questura definita di cerniera, tra la Campania e la Puglia: “Il territorio irpino è strategicamente molto importante – ha commentato l’interessato – La questura di Avellino sovrintende l’attività di quattro commissariati di Polizia che nel corso del tempo sono cresciuti in termini di risultati. Sono pronto ad onorare al meglio anche questo compito che il Signor Prefetto Giannini ha voluto conferirmi. Il lavoro non mancherà, tutt’altro, ma, in considerazione della vicinanza geografica, ora forse avrò la gratificazione di trascorrere, laddove sarà possibile, qualche week end a casa, a Gaeta”.
La camorra non ha avuto mai timore della politica ma di questo poliziotto nato a Gaeta 61 anni fa sì. Il motivo? E’ sempre stato a conoscenza dei meccanismi, anche quelli più secondari e apparentemente insignificanti, grazie ai quali il crimine organizzato è stato in grado di mimetizzarsi nel sano tessuto sociale ed economico di qualsiasi territorio. Lo conferma il suo cursus honorum iniziato 32 anni fa, nel 1991, quando Pepe entrò nei ruoli della Polizia di Stato subito dopo la laurea in giurisprudenza conseguita all’Università La Sapienza di Roma, La prima assegnazione, nel 1992, fu quella di dirigente dell’U.P.G.S.P. della Questura di Savona, dove rimase sino al 1995, quando venne trasferito al Commissariato di Cassino come vice dirigente, assumendone per sei mesi la reggenza. Una prima svolta nella brillante carriera del dottor Pepe si registrò nel 1999 quando venne assegnato, in qualità di dirigente (incaricò che ricopri sino al 2003), al Commissariato distaccato di Sessa Aurunca, nel casertano, ricevendo anche la responsabilità di guidare a scavalco anche i i Commissariati distaccati di Pubblica Sicurezza di Aversa e Castel Volturno. Questo è stato un momento importante nella crescita, umana e soprattutto professionale, del dottor Pepe. Non è un caso che nel 2001 l’allora Prefetto di Caserta lo nominò membro della commissione di accesso antimafia in un comune del litorale domitio, in odore di infiltrazione della camorra.
Cosa che provò dal 2003 quando diventò dirigente del Commissariato di Polizia: fu il protagonista della memorabile inchiesta “Formia connection” attraverso la quale – e l’hanno evidenziato alcune sentenze passate in giudicato – una nota famiglia camorristica dimorante a Formia dall’inizio degli ottanta tentò di infiltrarsi nella gestione degli appalti nel settore dei servizi sociali del comune. Non a caso – come detto – numerose sono state le operazioni di polizia giudiziaria di rilievo dirette da Pepe in Ciociaria, alto casertano e sud pontino: la cattura di decine di latitanti della criminalità organizzata della camorra anche in ambito transfrontaliero in Spagna; l’arresto di figure apicali tra i fondatori del clan dei casalesi; l’arresto di decine di imprenditori, politici e liberi professionisti accusati di associazione a delinquere finalizzata a frodi di ingentissimo valore al bilancio comunitario e nazionale; le investigazioni che hanno portato alla luce un patto tra le cosche campane e calabresi, insediatesi nella zona del litorale romano e pontino.
Quanto basta per permettere a Nicolino Pepe nel 2007 di diventare Capo di Gabinetto presso la Questura di Latina, fino al 2010, quando viene ammesso al corso di alta formazione, presso la Scuola di Perfezionamento delle Forze di Polizia. Nel 2011, poi, ha conseguito la promozione a Primo Dirigente della Polizia di Stato e nel 2012 ven ne trasferito alla Direzione Investigativa Antimafia a Roma, come capo del primo reparto della prima divisione, dove si occupò di investigazioni preventive nel contrasto a “Cosa Nostra”. Tra il 2012 e il 2013 ha fatto parte della commissione centrale “collaboratori e testimoni di giustizia” presieduta da uno dei sottosegretari di Stato del Ministero dell’Interno. Nel 2013, sino al 2018, il poliziotto proveniente da Gaeta ha diretto la prima divisione del secondo reparto “investigazioni giudiziarie”, competente sempre sulla mafia siciliana. Venne nominato responsabile dei servizi di polizia giudiziaria per la Direzione investigativa antimafia con funzioni di collegamento e raccordo con la Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo.
In questo momento Pepe effettuò il grande salto: in qualità di vice capo del secondo reparto della Dia, Pepe ha coordinato le indagini sugli esecutori materiali delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, in cui persero la vita i due magistrati antimafia Falcone e Borsellino; sull’arresto di personaggi contigui all’allora superlatitante Matteo Messina Denaro e elaborò una serie di approfondimenti investigativi in carcere sui boss Totò Riina e Giuseppe Graviano. Uno dei meriti di Pepe è stato quello di non aver mai rinunciato a dare un mano ai territori (tra l’aprile 2018 ed il dicembre 2019 è stato vicario dei questori di Campobasso e Bari) e di aiutare a formare le nuove leve dirigenziali della Polizia di Stato con la nomina – datata 7 maggio 2021 – di dirigente superiore da parte del Consiglio di Amministrazione per il personale della Polizia di Stato prima e di ispettore Generale all’Ufficio Centrale Ispettivo presso il Dipartimento di Pubblica Sicurezza dal 1 luglio al 30 novembre 2021. La seconda nomina a Questore arriva per Pepe nel corso di una carriera professionale in cui ha anche diretto delicati servizi di ordine e sicurezza pubblica in occasione di eventi di particolare rilievo anche di risonanza nazionale: competizioni sportive, vertenze occupazionali, emergenza rifiuti in Campania, visite istituzionali di Capi di Stato e calamità naturali ma anche ricoprendo delicati ed impegnativi incarichi di insegnamento di materie giuridiche, sia negli istituti di formazione della Polizia di Stato, che presso enti esterni.
Il dottor Pepe arriva ad Avellino con un grande insegnamento: “La camorra è camaleontica e sa mutare la propria pelle –ha sempre detto il neo Questore del capuologo irpino – Lo stato deve sostenere la coscienza dei suoi cittadini e la formazione dei suoi investigatori. Se vengono applicati questi due strumenti, l’obiettivo finale è sempre a …portata di mano”. La ricetta (vicente) di Nicolino…