GAETA – Ha alimentato un acceso dibattito l’approvazione, avvenuta l’altro giorno, da parte del consiglio comunale di Gaeta (nonostante qualche imbarazzante ‘stop and go’ per garantire la legittima celebrazione di un matrimonio richiesta quasi due mesi fa…), della mozione circa l’avvio di una procedura amministrativa finalizzata all’ipotetica confisca al patrimonio immobiliare del Comune del piazzale dell’ex stazione ferroviaria oggetto di una delicata inchiesta, tuttora aperta, della Procura di Cassino con le ipotesi di reato di abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva.
Il voto unanime alla delibera è stato accompagnato da un inutile trionfalismo, condito da frasi del tipo “questa è una seduta storica del consiglio comunale”, con cui le minoranze di centrosinistra (i consiglieri Silvio D’Amante, Emiliano Scinicariello e Sabina Mitrano) e la maggioranza Leccese hanno cercato di mettere, a distanza di due anni dall’inizio dell’inchiesta giudiziaria del sostituto procuratore Chiara D’Orefice, il cappello sul testo approvato a coronamento di una lunga mediazione avviata in sede di conferenza dei capigruppo.
Se ci fosse un vincitore morale in questa vicenda, al di là dei suoi personali meriti, bisognerebbe trovarlo soltanto nel presidente del consiglio comunale Davide Speringo. Ha avuto la forza e la capacità, nonostante le resistenze esterne da parte dell’ex sindaco Cosimino Mitrano e all’interno della sua folta e pugnace componente presente nella maggioranza Leccese, di confermare la mozione nell’ordine del giorno. Speringo ha confermato di essere una figura terza chiedendo ed ottenendo di approvare l’inversione dei due punti inseriti nell’agenda consiliare rilanciando la linea di credito esistente con le minoranze di centrosinistra, le stesse che avevano contribuito lo scorso luglio a dare una maggiore robustezza numerica alla sua elezione alla presidenza d’aula.
Speringo è diventato improvvisamente un filantropo circa l’utilità del trasferimento al Comune di Gaeta del piazzale dell’ex stazione? Manco per idea. Il presidente del consiglio comunale, che risponde al potente costruttore ed imprenditore Eduardo Accetta, è stato bravo e scaltro a permettere la discussione e l’approvazione della mozione sul piazzale dell’ex stazione (vincendo – come detto – le palesi e conosciute resistenze politiche del consigliere regionale Mitrano e del suo delfino Cristian Leccese) solo perché sapeva che, in caso contrario, sarebbe stato il destinatario di una diffida e, peggio ancora, di una probabile denuncia alla Procura per omissione d’atti d’ufficio. Speringo nella conduzione del consiglio ha lasciato fare e, lasciando immacolata la sua posizione personale, ha messo (inconsciamente) all’angolo sia la maggioranza che le minoranze progressiste.
A lasciare pegno in consiglio è stato innanzitutto il sindaco di Gaeta. Cristian Leccese per mesi aveva dichiarato anche in aramaico antico che la mozione non sarebbe mai approdata in consiglio semplicemente perché l’inchiesta giudiziaria è ancora alle battute iniziali, non ha registrato alcun rinvio a giudizio di nessuno dei 13 indagati (l’ex sindaco Mitrano, la Giunta in carica nell’estate 2019, la dirigente del settore “Riqualificazione Urbana” del comune Stefania Della Notte e i vertici, amministrativi e tecnici, dell’ex Consorzio Industriale del sud pontino) e tantomeno alcuna sentenza di condanna.
Il sindaco Leccese ha cambiato idea? E perché? Un fatto è certo: l’attuale maggioranza durante la vittoriosa campagna elettorale della primavera 2012 non ha mai voluto (forse anche per la debolezza politica degli altri candidati sindaco) portare al centro del dibattito pubblico la querelle del piazzale dell’ex stazione. Ora sì. Se è vero che solo gli stolti non cambiano mai idea, l’adesione della maggioranza alla mozione dei consiglieri Scinicariello-Mitrano e D’Amante potrebbe provocare tre effetti negativi, gli uni collegati agli altri.
Il primo: l’adesione alla mozione delle minoranze non ha rappresentato affatto uno atto di solidarietà politico-amministrativa nei confronti di alcuni di quei 13 indagati, gli stessi che ora rischiano un processo in Tribunale (se l’ex vice sindaco e ora consigliere Angelo Magliozzi non ha potuto partecipare alla discussione consiliare perché necessariamente, il neo assessore alla Polizia Locale Stefano Martone aveva la testa tra le mani ricordandosi che a rischiare un rinvio a giudizio è il padre Alessandro, assessore nell’estate 2019 nell’allora Giunta Mitrano).
Secondo: la maggioranza, accettando la proposta delle minoranze di avviare la procedura di acquisizione del piazzale con la nomina di un dirigente competente e non convolto nell’inchiesta della Procura di Cassino, ha di fatto operato una plateale sfiducia nei confronti dell’operato di uno dei suoi responsabili di settore ritenuti sinora tra i più affidabili sul piano professionale, l’architetto Stefania Della Notte.
Terzo: forse inconsciamente, la stessa maggioranza, dopo due anni, approvando la mozione ha ammesso forse che il frazionamento del piazzale dell’ex stazione ferroviaria non sarebbe stato poi legittimo.
Se la Procura e la Guardia di Finanza del gruppo di Formia doverosamente ringraziano per questo inatteso assist tecnico-amministrativo, la maggioranza Leccese forse ha deciso di avviare una trattativa con le minoranze effettuando forse un calcolo politico. Con questa ipotetica previsione: è meglio ora avviare la procedura di acquisizione del piazzale dell’ex stazione ferroviaria piuttosto che un minuto dopo la richiesta della Procura al Gup del Tribunale di Cassino di rinvio a giudizio per i 13 indagati.
Le minoranze di progressiste hanno esultato anche loro ma hanno dovuto osservare alcune rinunce. Il testo originario della loro mozione è stato letteralmente bonificato dei passaggi (diversi) in cui si faceva cenno all’inchiesta giudiziaria in corso e ai reati ipotizzati. Sarebbe stato lo stesso ex sindaco Mitrano a chiedere questa pulizia lessicale perché la mozione fosse oggetto di una trattativa. E così è stato. Dopo due anni di inutili assalti alla dirigenza, i consiglieri Scinicariello, D’Amante e Mitrano hanno preferito “la sostanza alla forma”. L’hanno evidenziato in un comunicato congiunto, contenti che “soltanto alla grazie all’impegno e alla perseveranza dei consiglieri di minoranza” la mozione è stata inserita nell’ordine del giorno del consiglio nonostante l’iniziale contrarietà della stessa maggioranza e poi votata all’unanimità.
Il voto finale – nei banchi della maggioranza oltre all’incompatibile Angelo Magliozzi erano vistose le assenze del forzista e consigliere provinciale Luigi Coscione e del coordinatore comunale di Fratelli d’Italia Marco Di Vasta – un “grande risultato”. Scinicariello, D’Amante e Mitrano sono stati punzecchiati a sinistra di aver avallato le richieste della maggioranza Leccese a ‘depurare’ il testo originario della maggioranza: “Le modifiche apportate sono tutte di tipo formale. La maggioranza chiedeva che fossero stralciati i riferimenti palesi alla vicenda giudiziaria e agli indagati, la parola “reato” pur restando quella di “lottizzazione abusiva”, ed abbiamo ritenuto opportuno accettare, poiché abbiamo sempre sostenuto di non voler sovrapporre la vicenda giudiziaria a quella politico-amministrativa. Del resto, se la mozione va in discussione, evidentemente la vicenda c’è e resta, al di là di qualche “pulizia” al testo. Abbiamo chiesto fosse esplicitato che il mandato venisse conferito al dirigente competente, purché non coinvolto nella vicenda, per ovvi motivi di opportunità”.
I consiglieri Scinicariello, D’Amante e Mitrano considerano la mozione un “bicchiere mezzo pieno”: “Questo risultato è stato conseguito grazie a un lavoro di sintesi politica effettuato in seno all’assise, con cui – hanno ribadito – non è stata modificata in alcun modo la sostanza del testo. Con questo passaggio dopo anni si è finalmente aperta la possibilità di sanare la ferita perpetrata ai danni della città che sta causando rilevanti problemi alle attività commerciali e alla viabilità. Vigileremo affinché ci siano gli atti conseguenti a quanto deliberato dal Consiglio Comunale, continuando a lavorare per la tutela del bene comune”.
A proposito di ‘atti conseguenti’: la mozione è apparsa (volutamente) carente per quanto riguarda la tempistica. Quando inizia e attraverso quale dirigente scatterà la proceduta di acquisizione? Gli scettici hanno già pronto un avverbio: mai.