FORMIA – Occasione unica e rara. Basta coglierla nel solo ed esclusivo interesse dei cittadini e per applicare, dopo 12 anni, l’esito del referendum popolare che sollecitava la ripubblicizzazione dell’acqua. Anche sul territorio pontino. Ha creato un dibattito – ma c’era da attenderselo – la lettera con cui il presidente della Provincia e della conferenza dei sindaci dell’Egato 4, Gerardo Stefanelli ha rivelato come ci siano due gruppi industriali, Italgas e Acea spa, pronti a diventare il socio di minoranza di Acqualatina al posto dei francesi di Veolia che hanno deciso di vendere le proprie quote nell’assetto societario dell’ente gestore con un anticipo di dieci anni rispetto alla scadenza naturale del contratto.
Il primo a formalizzare una richiesta di accesso agli atti e sollecitare l’inserimento dell’argomento nel consiglio comunale di Gaeta era stato venerdì l’ex sindaco e attuale consigliere comunale d’opposizione Silvio D’Amante. Ma ad entrare nel merito nella delicatissima querelle industriale ed economica è il capogruppo di “Guardare Oltre” al comune di Formia Imma Arnone: ci sono i presupposti perché Acqualatina diventi ora interamente pubblica e i comuni abbiano il necessario coraggio di acquisire il 49% delle quote societarie detenute dal gruppo francese di Veolia. Se producessero questo sforzo i comuni aderenti all’ex Ato 4, già proprietari della maggioranza azionaria con il 51%, sarebbe loro stessi i proprietari e i controllori della società che gestisce il ciclo idrico e della depurazione sull’intera provincia di Latina ed in alcuni delle province di Frosinone (Villa Santo Stefano, Giuliano di Roma, Amaseno) e di Roma (Nettuno ed Anzio)
La dottoressa Arnone è convinta che la pubblicizzazione dell’acqua nel 2023 deve ispirarsi ad una delibera madre che, seppur approvata, è rimasta desolatamente chiusa in un cassetto perché la “politica non ha voluto osare”. E’ la numero 18 ed è stata adottata il 12 dicembre 2017 dalla conferenza dei sindaci dell’allora Ato 4. Il suo presidente (e della Provincia) era l’avvocato cisternese Eleonora Della Penna che propose l’argomento che era è ed tutto un programma “Ripubblicizzazione del servizio idrico integrato: sottoscrizione documento politico”. A quell’assemblea erano presenti i sindaci e i delegati di 21 comuni. Venti – moltissimi di centro destra, allora come oggi – votarono a favore: furono in rigoroso ordine alfabetico i comuni di Amaseno, Castelforte, Cisterna, Cori, Fondi, Formia, Gaeta, Itri, Latina, Maenza, Minturno, Norma, Pontinia, Priverno, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci, San Felice Circeo, Spigno Saturnia, Santi Cosma e Damiano e Terracina). Non ci furono astensioni ed un solo voto contrario, il comune di Nettuno che rimase politicamente isolato.
La delibera numero 18 costituì l’allegato di una lettera che l’ex presidente Della Penna inviò all’allora presidente della Regione Nicola Zingaretti che si stava preparando ad affrontare la campagna elettorale che lo confermò nel febbraio 2018 alla presidenza della Regione Lazio. I sindaci nel dicembre 2017 e Imma Arnone ora chiedevano e chiedono l’intervento della Regione Lazio: sostenga finanziariamente i Comuni a ripubblicizzare completamente l’ente gestore perché gli stessi comuni “pur avendo la maggioranza relativa del pacchetto di quote di Acqualatina, non hanno mai potuto dire la loro in maniera incisiva e con un serio indirizzo della società improntato non alla ricerca di utili ma alla semplice erogazione e del servizio”.
Il capogruppo di “Guardare Oltre” Arnone si dice pronta a sottoporre nel consiglio comunale di Formia una proposta che, se avallata favorevolmente, potrebbe innescare un nuovo voto favorevole dell’assemblea dei sindaci dell’Egato 4. I comuni soci di maggioranza possono chiedere il rimborso delle anticipazioni effettuate a favore di Acqualatina quando l’ente gestore accese i mutui con gli irlandesi di Depfa Bank per sostenere i primi investimenti sul territorio dell’ex Ato 4. Con questo rimborso “di quanto dovuto ed anticipato” , il “sufficiente apporto finanziario” della Regione Lazio e, se fosse necessario, l’accensione da parte dei comuni più virtuosi a mutui agevolati il gruppo francese dei Veolia verrebbe liquidato di quanto versò, poco più di 22 milioni di euro, per acquisire la propria partecipazione in Acqualatina spa. E’ la stessa quota che il gruppo romano di Acea disse di versare nel 2017 per acquisire quota privata di Veolia. Non se ne fece più nulla perché l’assemblea di sindaci dell’ex Ato 4 fu previdente e sagace alcuni mesi prima: con la delibera numero 5 dell’11 aprile 2017 espresse il “non gradimento rispetto alla paventata vendita della proprietà delle quote (il 49% del capitale privato di Acqualatina) a qualunque operatore privato che non abbia partecipato alla gara pubblica indetta da questo ente per la scelta del socio privato della società mista”.
In sintesi i comuni decisero che la cessione della quota privata di Acqualatina spa avrebbe dovuto perseguire una procedura pubblica. Questo orientamento fu impugnato davanti il Tar proprio da Acea spa ed il giudizio, a distanza di sei anni, è ancora pendente. Imma Arnone ha definito “giusta” la considerazione fatta nei giorni scorsi dal presidente Stefanelli (nella lettera ai comuni dell’Egato 4) di chiedere al legale nominato all’epoca dalla conferenza dei sindaci, il professore Umberto Lucarelli, docente di diritto costituzionale presso l’Università “Federico II” di Napoli, di sollecitare la fissazione dell’udienza di discussione del ricorso. Ma la dottoressa Arnone condivide con Stefanelli un principio: ogni gradimento che i sindaci dovessero essere chiamati a rendere non potrà non tener conto del giudizio pendente davanti il Tar. E soprattutto l’Egato 4 dovrà verificare “il permanere delle garanzie tecniche, economiche e finanziarie nonchè la natura della proprietà del socio privato”.
Ma l’attiva esponente delle asfittiche minoranze al comune di Formia chiede di moltiplicare gli sforzi della politica di bloccare le speculazione dei privati per accaparrarsi della quota di minoranza di Acqualatina: “Mi garantisce innanzitutto la scelta operata dall’assemblea dei sindaci di conferire l’incarico legale al professor Lucarelli , un luminare del settore che qualche anno fu artefice della ripubblicizzazione di questo bene pubblico al Comune di Napoli. L’acqua non finisca nuovamente nelle mani dei privati che usano le risorse naturali pubbliche per i loro affari. Veolia, Italgas o Acea? non cambierebbe nulla nella gestione futura. Possono bastare, invece, un amministratore delegato, un direttore tecnico e un forte controllo pubblico per assicurare una condizione trasparente – conclude Imma Arnone – Si poteva già nel 2017, ma non è mai troppo tardi!”. Basta volerlo però.