LATINA – Mano pesante della Procura di Latina nei riguardi di Antonino Zappalà, il 46enne accusato di aver ucciso il 15 gennaio 2022 la suocera 70enne Nadia Bergamini all’interno dell’appartamento di via Casorati a Latina in cui l’uomo viveva con la vittima e la figlia di lei, la sua compagna. Il sostituto procuratore Marco Giancristoforo ha chiesto per l’uomo, siciliano di nascita ma campano d’adozione, la condanna all’ergastolo per essersi reso protagonista di un’aggressione “molto violenta” . Nel corso della sua requisitoria tenuta davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gianluca Soana, il rappresentante della pubblica accusa ha motivato la sua richiesta ripercorrendo, grazie alle perizie mediche della Procura, l’aggressione mortale della signora Nadia.
La donna non era caduta dalla sedia a rotelle su cui si trovava ma fu colpita più volte da schiaffi e pugni. Nadia Bergamini – è stato questo un altro passaggio forte della requisitoria della Pm Buontempo – si poteva salvare. Il genero avrebbe potuto prestarle i primi soccorsi ma preferendo tornarsene tranquillamente nella sua stanza. Quando l’arrivo la compagna di Zappalà, forse era già troppo tardi: i soccorsi della figlia furono tempestivi ma l’anziana a causa delle ferite e dei traumi riportati morì alcune ore più tardi presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Un altro momento drammatico dell’udienza di lunedì c’è stato quando l’imputato è stato interrogato dal suo difensore, l’avvocato Antonio Messina. Ha fornito la sua versione sui fatti affermando di aver colpito l’anziana solo per calmarla al termine di una crisi. Insomma non era sua intenzione ucciderla. Anzi, aggiungendo, ha detto testualmente: “Non volevo che finisse così”.
La sentenza è attesa per il prossimo 13 giugno successivamente dopo le arringhe dei legali di parte civile nominati dalle figlie della Bergamini – gli avvocati Antonio Orlacchio, Marta Censi e Leonardo Palombi – e di quello della difesa.