Uno dei primi momenti di aggregazione sociale, un rituale complesso – in cui tra il Rinascimento ed il Barocco si arrivava a risolvere anche questioni politiche e diplomatiche; una necessità – ed anche uno svago. Insomma se storicamente si parla di “arte venatoria” è perchè si può riconoscere in un’attività che ha radici preistoriche, precedenti alla nascita della specie Homo sapiens, un passo in avanti nell’evoluzione, e qualcosa che – di recente – viene troppo spesso erronemente confuso e compromesso con il “bracconaggio”. Una prospettiva che finisce col porre l’attività di caccia, normata in Italia dalle Legge quadro del 1992, come un’attività incidente e non parallela alla conservazione della natura.
Allo scopo di “attirare l’attenzione dei legislatori europei sulle priorità che dovrebbero assumere le politiche europee in tema di caccia e conservazione della natura”, dal 1977 è nata FACE – la Federazione Europea per la Caccia e la Conservazione – che rappresenta a Bruxelles “gli interessi dei 7 milioni di cacciatori europei. Vi fanno parte le maggiori associazioni e federazioni venatorie di 37 Paesi, compresa l’UE a 27. La FACE ha anche 7 membri associati”. FACE sostiene il principio dell’uso sostenibile ed è membro dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) dal 1987 ed è promotrice, già da diverso tempo, di una petizione su “signforhunting” per invitare le principali Istituzioni politiche europee a “lavorare con i cacciatori” per la caccia e la conservazione.
“La natura in Europa versa in pessime condizioni, sebbene non ovunque. Dove e quando possono, i cacciatori si adoperano per garantire floride prospettive future, impegnandosi ogni giorno in attività di conservazione in tutt’Europa. Tuttavia, alcuni responsabili politici a Bruxelles agiscono contro la caccia, limitando inutilmente importanti pratiche venatorie. In alcuni paesi vengono esercitate pressioni per sospendere la gestione dei grandi carnivori da parte dei cacciatori, malgrado abbiano svolto un ruolo essenziale per la ripresa delle popolazioni. La caccia viene addirittura presentata come una delle principali minacce per la natura, nonostante evidenti prove dicano chiaramente il contrario. È stato messo a punto un programma attivo in tutt’Europa allo scopo di porre fine a gran parte delle pratiche venatorie. Alcuni responsabili politici hanno addirittura proposto di bandire la caccia (e la pesca) sul 10% del territorio dell’UE” – si legge nella premessa che motiva la raccolta firme.
Così in merito alla scopo della petizione, si apprende più dettagliatamente l’elenco degli obiettivi: “Vogliamo un‘Europa dove la biodiversità sia una risorsa ricca e rigogliosa per tutti. Chiediamo che le politiche sull’ambiente siano intese ad incentivare le attività di conservazione dei cacciatori, anche nelle aree protette. Chiediamo norme europee sul ripristino della natura che siano efficaci nel preservare gli ecosistemi e habitat che ospitano la piccola selvaggina, con particolare riguardo per le aree umide e terreni coltivati. Chiediamo un approccio alla caccia più obiettivo e basato su dati scientifici, in particolare in relazione alle pratiche venatorie regionali e tradizionali”.
Ed ancora: “Chiediamo che le popolazioni di grandi carnivori siano elencate in base al loro effettivo stato di conservazione ai sensi della direttiva Habitat e sulla base di valutazioni scientifiche accurate. Chiediamo che i cacciatori siano riconosciuti come parte della soluzione per la conservazione della natura e non come il problema. Chiediamo che le norme che riguardano i cacciatori siano obiettive, giuste e comprensibili. Chiediamo che il patrimonio culturale della caccia sia rispettato, essendo fondamentale per il futuro di un’Europa diversificata. Chiediamo a Bruxelles di promuovere queste priorità a livello internazionale perché l’Unione europea ha una forte influenza sulla scena mondiale“.