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Minturno / Esce dal carcere ma nessuno “lo vuole” e torna dai Carabinieri: la storia di Mohamed Said Aroual

MINTURNO – E’ rimasto in carcere più del dovuto, 40 giorni, perché non è stata trovata nel corso del tempo una struttura specializzata nelle province di Latina e Frosinone in grado di accoglierlo e curarlo. Ma dal pomeriggio di giovedì Mohamed Said Aroual, un italo-tunisino di 34 anni, è libero per decorrenza dei termini e, nell’impossibilità di trovare per lui una sistemazione per provvedere alla sua grave patologia psichiatrica, sono i Carabinieri della Stazione di Scauri nei limiti del possibile a provvedere a lui. Di questa inverosimile vicenda si occuperà ben presto l’Anac, l’Autorità nazionale anti corruzione, alla quale si è rivolto il legale dell’uomo, l’avvocato Enrico Mastantuono, per chiedere il corretto operato o meno dell’ufficio servizi sociali di Minturno.

L’amministrazione Stefanelli è stata coinvolta in questa triste vicenda direttameante su indicazione del Tribunale di Cassino. Aroual è anche un cittadino italiano e aveva, sino a quando non gli è stato revocato, il domicilio in Corso del Popolo, nel centro storico di Minturno, dove l’uomo viveva di espediente. La vicenda giudiziaria di questo 34enne senza fissa dimora ebbe inizio il 2 luglio 2022 quando venne arrestato sul lungomare di Scauri. “Dare il tuo marsupio” fu la frase che rivolse all’altezza del Lido “La Siesta” ad un Carabiniere di 54 anni di Calvi Risorta in provincia di Caserta, che, fuori servizio, si stava recando al mare con la famiglia. Aroual fece sul serio nonostante il militare si fosse correttamente presentato. Estrasse dalla tasca anteriore dei pantaloni un coltello a serramanico di colore giallo (lungo complessivamente venti centimetri) e lo puntò alla pancia del Carabiniere casertano: “Dammi marsupio”. La rapina falli solo perché la potenziale vittima indietreggiò e ci fosse il tempestivo intervento dei Carabinieri della locale Stazione.

L’italo-tunisino finì in carcere a Cassino ed il suo legale difensore chiese lo svolgimento del rito abbreviato condizionato allo svolgimento di una perizia psichiatrica che ha svolto il dottor Peppino Nicolucci. A suo dire il 34enne italo-tunisino al momento della tentata rapina era incapace di intendere e di volere per affrontare un processo, ma oggi è ancora da riternersi socialmente pericoloso in senso psichiatrico e “necessita di un immediato ricovero in una struttura adeguata per l’avvio di una terapia”. Il medico di Cassino aveva consigliato l’accesso in una Rems o, in alternativa, la scelta di una comunità terapeutica capace di contenere il soggetto e di intraprendere una terapia psicofarmalogica per iniziare un possibile percorso di consapevolezza della patologia psichica”.

Parole ed indicazioni cadute nel vuoto perché, nonostante fossero state condivise dalla Procura di Cassino, non è stato possibile trovare un luogo in cui curare il 34enne domiciliato a Minturno. Il Gip del Tribunale di Cassino Domenico Di Croce avrebbe potuto concedergli la libertà vigilata già dal 2 maggio ma, nell’impossibilità di trovare una struttura in cui seguire un programma terapeutico, ha deciso di prolungare la detenzione in carcere dell’uomo.

Che dovesse fare qualcosa anche il comune di Minturno l’ha chiesto anche la madre del 34enne che, assistita dall’avvocato Pino D’Amici, ha ottenuto la nomina da parte del Tribunale di Cassino del sindaco Gerardo Stefanelli in qualità di “amministratore di sostegno” di Mohamed Said Aroual. Del problema è stato investito il delegato del sindaco Franco Conte ma nessun Centro di salute mentale delle province di Latina e Frosinone ha offerto la propria disponibilità ad accogliere il 34enne che il 4 luglio prossimo sarà processato davanti il Gip del Tribunale di Cassino.

L’uomo la notte tra giovedì e venerdì l’ha trascorso all’addiaccio ma è tornato di nuovo presso la Stazione dei Carabinieri di Scauri, gli stessi che l’arrestarono un anno fa. Mohamed non sa dove andare e da qui l’invio dell’esposto dell’avvocato all’Anac: i servizi sociali del comune di Minturno hanno fatto sino in fondo il loro lavoro? Se dipendesse da lui, Mohamed Said Aroual tornerebbe di nuovo nel carcere di via San Bartolomeo a Cassino. O almeno…

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