GAETA – Il Comune di Gaeta, su impulso dell’Associazione culturale “Gaeta e il Mare”, ha inoltrato una richiesta allo Stato Maggiore della Marina (Maristat) chiedendo la disponibilità di unità idro-oceanografica d’altura per scandagliare i fondali dove, il 15 marzo 2017, furono rinvenuti due dolia. Una richiesta che ha trovato la pronta risposta da parte della Marina Militare e che rafforza il legame con la città di Gaeta rinnovato anche nel corso delle celebrazioni del 160° che si sono svolte nella nostra città con la Festa della Marina, il 10 giugno 2022.
“Esprimo un sincero e sentito ringraziamento ai vertici dello Stato Maggiore della Marina Militare 3° Reparto Piani, Operazioni e Strategia Marittima – commenta il Sindaco Cristian Leccese – per aver accolto la nostra richiesta aprendosi ad una collaborazione con la nostra Amministrazione ed avviando così le ricerche sui fondali in attesa dei risultati auspicati. Un plauso intendo esprimerlo all’Associazione “Gaeta e il Mare” nella persona del Presidente Luigi Passeggio che ha pungolato l’amministrazione sollecitando le ricerche nella speranza di far emergere ulteriori reperti archeologici. Nei prossimi giorni, infatti, un’unità specialistica sarà inviata nelle acque del Golfo di Gaeta per condurre le ricerche sui fondali indicati”.
“In attesa dei primi rilevamenti – prosegue il primo cittadino – la nostra attenzione si è focalizzata nelle acque dove il peschereccio Attila II in una battuta di pesca del 15 marzo 2017 ha imbrigliato, nelle proprie reti, due anfore in terracotta di epoca romana perfettamente conservate ed oggi custodite presso il Museo del Mare della nostra città. Con le operazioni di rilevamento pertanto proseguono le indagini archeologiche che faranno ulteriore chiarezza anche sulla storia delle due antiche anfore tornate alla luce dopo essere rimaste adagiate per due millenni su un fondale di circa 230 metri, a quindici miglia da Punta dello Stendardo nel Golfo di Gaeta”.
“I reperti, sono stati datati presumibilmente nel periodo compreso tra il I e il II secolo d.C. e venivano utilizzati per contenere grandi quantità di viveri sia solidi (tipo cereali) che liquidi (tipo vino ed olio). Un importante rinvenimento che ha sollecitato molti studiosi a riflettere e a supporre che i fondali dove sono stati rinvenuti i dolia potrebbero conservare anche i resti di un’antica nave romana. Partendo da questo presupposto – conclude Leccese – adesso attendiamo fiduciosi i risultati delle attività di studio e ricerca che emergeranno grazie alle operazioni di scandaglio dei fondali”.