FORMIA – Se il porto turistico a Formia non è stato mai realizzato, le uniche responsabilità, semmai, vanno imputate solo ed esclusivamente alla società concessionaria, la “Marina di Cicerone spa” ,che avrebbe dovuto realizzare l’ opera. Finisce in naftalina, dopo anni di indagini, l”inchiesta della Procura regionale presso la Corte dei Conti che aveva indagato per danno erariale tre ex dirigenti del settore urbanistica del comune, Sisto Astarita (in carica dal 31 dicembre 2013 al 19 novembre 2017), Stefania Della Notte (in servizio ad interim dal 21 novembre 2017 al 15 maggio 2018) e Roberto Guratti (in carica dal 10 febbraio 2009 al 13 gennaio 2018) ed il responsabile unico del procedimento (dal 27 marzo 2014 al 13 gennaio 2018 ed in seguito funzionario tecnico incaricato di coadiuvare la dirigenza).
Secondo l’originaria versione accusatoria della magistratura contabile avrebbero procurato un danno alle case del comune, attraverso il conferimento di incarichi e consulenze tecnico-amministrative, nell’ambito del procedimento, poi abortito, di dotare la città di un approdo turistico nello specchio di mare di Molo Vespucci. Ora il Vice procuratore generale Massimo Perin, che aveva indagato insieme alla sostituto procuratore Eleonora Lener ha archiviato la posizione dei quattro perché non “sono emersi elementi idonei a comprovare utilmente in sede di giudizio la sussistenza di irregolarità amministrative e condotte contro il dovere d’ufficio”.
La comunicazione circa l’avvenuta archiviazione è stata giustificata dai magistrati inquirenti ai sensi del quarto comma dell’articolo 68 del
Il comune di Formia nell’ottobre 2017 fu costretto ad avviare il procedimento finalizzato alla risoluzione contrattuale proprio per l’inadempimento della stessa concessionaria alle obbligazioni contrattuali e, nello specifico, alla mancata produzione, nonostante i numerosi solleciti da parte dello stesso Comune, del rapporto ambientale corredato dalla sintesi non tecnica richiesto dalla Regione Lazio per la definizione della Vas, la valutazione ambientale strategica.
In più il “dietro front” del soggetto privato era stato provocato dal parere negativo espresso dalla Capitaneria di porto di Gaeta a realizzare un’opera definita troppo “impattante”. Avverso la decisione di revocare il procedimento amministrativo nel 2019 la “Marina di Cicerone spa” citò in giudizio proprio il comune di Formia davanti il Tribunale di Cassino per la risoluzione del contratto di concessione con la conseguente richiesta di risarcimento dei danni conseguenti.
La richiesta fu di tre milioni e 29 mila euro ma un’ordinanza dello stesso Tribunale proposto alle parti di sottoscrivere un accordo bonario di quasi 500 mila euro. E così avvenne. La Giunta municipale con la delibera numero 14 del 27 dicembre 2022, su proposta dell’allora dirigente dell’avvocatura comunale Domenico Di Russo, fu invitata a restituire soltanto la quota incassata 13 anni fa – una sorte di fidejussione, per rilasciare – cosa mai avvenuta – la concessione demaniale.
In effetti il gruppo Ranucci, la cui composizione societaria è cambiata nel corso degli anni, che avrebbe dovuto realizzare l’opera non ha ritenuto più conveniente sul piano economico farlo. Era la fase storica risalente al 2011 e al 2012 quando l’allora governo Monti emise un decreto che, interessando la nautica da diporto, permise ai grandi yatch di emigrare verso alcuni importanti porti stranieri: Croazia, Grecia, Turchia ed altri paesi del mediterraneo. Questo provvedimento normativo di dieci anni fa fece scadere l’interesse per il porto di Formia, “avente quelle caratteristiche”.
A confermare allora e ora, più che mai, la sua solidarietà nei confronti dei quattro ex indagati è l’ex sindaco di Formia Sandro
L’ex sindaco ha anche ricordato le circostanze dell’arrivo al comune del parere contrario della Capitaneria di porto di Gaeta e del mancato rilascio della “Vas” speciale da parte della Regione Lazio: “La società costruttrice del porto turistico si è accontentata – conclude Bartolomeo – di un ristoro di poco più di 500mila euro che, versata quale forma di fidejussione, è stata utilizzata come spesa corrente dall’amministrazione in carica nel 2011. Faccio doverosamente queste considerazioni anche per correttezza nei confronti dei funzionari del comune di Formia che, al di là del pronunci amento della Corte dei Cointi, non devono essere ritenuti responsabili della non realizzazione del porto turistico della città. Le responsabilità vere, se così le possiamo chiamare, sono di chi e di coloro che ad un certo punto non ha più ritenuto conveniente realizzare l’opera e questa è la conseguenza e non la causa di questa scelta…”
In effetti finisce un archivio una denuncia formalizzata presso il gruppo formiano della Guardia di Finanza da parte dell’ex segretario generale del comune, l’avvocato gaetano Alessandro Izzi. Un procedimento che ha visto nel corso del tempo il solo ed unico ex sindaco Bartolomeo difendere i quattro ex dirigenti e funzionari comunali da un tentativo di truffa ai danni dell’amministrazione che rappresentavano. La quale, nonostante l’archiviazione sentenziata dalla Corte dei conti, ha ora la fortuna di non disporre “il rimborso delle spese legali e difesa” a favore dell’ex indagati. Semplicemente imbarazzante e, soprattutto, ingiusto…