FORMIA – Sono entrate nel vivo – e c’era da attenderselo – le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Formia che stanno cercando di fare piena luce sull’esplosione della bomba carta – definita un atto dimostrativo – che ha squarciato l’altra notte la parte inferiore della serranda della frutteria “La Primizia” in via Emanuele Filiberto, nel popolare rione marinaro di Mola. Ormai le indagini stanno privilegiando un’unica pista, quella del presunto debito di droga che il gestore dell’attività commerciale, Salvatore Fustolo, di 51 anni, non avrebbe onorato in considerazione dei suoi numerosi precedenti penali legati all’attività , al minuto, dello spaccio di sostanze stupefacenti.
L’uomo, che tuttora difeso dall’avvocato e presidente del consiglio comunale di Formia Pasquale Cardillo, è stato informalmente sentito dagli inquirenti del Maggiore Michele Pascale che hanno avviato le indagini sotto il coordinamento del sostituto procuratore Marina Marra. Fustolo ha escluso di aver ricevuto richieste di danaro e tantomeno di aver subito intimidazioni che potessero poi giustificare lo scoppio di un ordigno rudimentale che, seppur a basso potenziale, avrebbe potuto creare ulteriori danni a persone e cose.
Fustolo ha ricordato agli inquirenti che dal 18 marzo 2022 – giorno in cui fu arrestato dal commissariato perché trovato in possesso di oltre tre chili e 300 grammi di diverse sostanze stupefacenti e di 40mila euro in contanti – si trovava agli arresti domiciliari (a causa di una condanna a quattro anni e mezzo) presso la sua abitazione nella vicina del Macello potendo beneficiare di stringenti autorizzazioni a svolgere in alcune fasce orarie il suo lavoro di commerciante presso l’attività ereditata dai suoi genitori. I Carabinieri i loro accertamenti però li hanno estesi ad un giro di amici e conoscenti di Fustolo ai quali sarebbe stato chiesto se il 51enne avesse avuto “problemi” con organizzazioni criminali campane più altolocate, le stesse ed uniche – e lo hanno evidenziato le ultime brillanti operazioni anti droga di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza svolte sotto il coordinamento della Dda di Roma – che possono approvvigionare di importanti quantitativi di droga i gestori della rete dello spaccio al minuto sul territorio di Formia e dell’intero sud pontino.
Le indagini intanto stanno cercando di individuare gli autori materiali del lancio e dell’esplosione della bomba carta contro la serranda della frutteria di via Emanuele Filiberto. In quest’ottica sono stati chiesti ufficialmente i filmati del sistema della videosorveglianza della filiale formiana della Banca Popolare di Fondi che si trova di fronte la frutteria. Saranno poi equiparati con quelli del comune installati all’altezza di piazza Risorgimento e nei pressi della chiesa di San Giovanni Battista per verificare quale è stata la via di fuga degli attentatori e accertare anche il mezzo (auto o scooter) con cui sono arrivati e sono fuggiti per compiere quello che viene definito un atto dimostrativo per evidenziare una mancanza o una dimenticanza.
A compiere un sopralluogo all’altezza della frutteria di via Emanuele Filiberto nel tardo pomeriggio è stato il presidente del consiglio comunale Cardillo Cupo. Specifica di averlo fatto sulla scorta del suo importante incarico istituzionale che ricopre. E ha sottolineato quanto aveva ribadito in un comunicato stampa ufficiale lo stesso sindaco di Formia Gianluca Taddeo: “Ho notato subito che il lavoro che l’Arma sta portando avan ti in questa vicenda è certosino, professionale e puntuale. Come comune – rimarca l’avvocato Cardillo Cupo – siamo dotati di punti di osservazione – che ritengo debbano essere ulteriormente potenziati – e mi auguro che possano essere utili e decisivi ad un’immediata risoluzione dell’indagine nella certezza che i Carabinieri – ha concluso il penalista – renderanno giustizia ad una vicenda che, se fosse accaduta in un orario più trafficato, avrebbe potuto avere conseguenze ancor più gravi”.
I Carabinieri del Maggiore Pascale non escludono che il destinatario della bomba carta possano essere stati anche la sorella ed il cognato di Salvatore Fustolo. Carmina, di 57 anni e Italo Ausiello, di 60 anni. Erano stati arrestati , insieme ad altre 12 persone, il 24 maggio 2022 dagli agenti del gruppo della Guardia di Finanza e del commissariato di Polizia di Formia perché – secondo aveva scritto il Gip del Tribunale di Roma Francesco Petrone condividendo le conclusive investigative del Pm della Dda capitolina Corrado Fasanella, avrebbero capeggiato un’organizzazione dedita alla detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e, in particolare, di cocaina.
I Carabinieri – secondo quanto trapelato – potrebbero sentire anche Carmina Fustolo e Italo Ausiello che sino alla scorso anno gestivano un mini market a poche decine di metri dalla frutteria “La Primizia”. I due coniugi si trovano tuttora agli arresti domiciliari ma lontano da Formia e, in considerazione delle graniticità probatoria delle indagini di Finanza e Polizia, erano stati i destinatari della richiesta della Dda di svolgere il processo con il giudizio immediato che ha preso il via il 9 febbraio scorso davanti la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino con le accuse di aver fatto parte, a vario titolo, di un’associazione finalizzata al traffico, cessione e detenzione di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo.
Intanto il mondo politico locale si interroga su quanto sta avvenendo a Formia. Del rapporto, purtroppo attuale, tra la città e le bombe ne parla Sandro Bartolomeo, il primo sindaco di centrosinistra di Formia che poi ha guidato per ulteriori tre mandati amministrativi: “Erano gli anni ’80. Bombe ai negozi , estorsioni , la mitica discoteca Seven up, il fallimento della Banca Popolare del Golfo, il trasferimento di proprietà dell’Hotel Marina di Castellone, le minacce ai consiglieri comunali di opposizione, l’assassinio di Sorvillo, della compagna e del figlio. Negli anni 90 e nei successivi si è aperta una fase nuova nella vita cittadina: il Comune acquista il Seven Up, la Formia Connection afferma la voglia di questa città di riscattarsi, si respingono le mire speculative di Cipriano Chianese che nel frattempo aveva acquistato Marina di Castellone, l’ex Hotel viene acquisito al patrimonio pubblico come bene illegalmente posseduto, 6 appartamenti vengono sequestrati alla famiglia Bardellino, la Villa di Acquatraversa confiscata a Di Muro diviene sede di Associazioni che si impegnano nel sociale. Tutto quanto è avvenuto è un patrimonio dell’intera città: è un dovere di tutti difenderlo, a partire dall’attuale amministrazione . Rescindendo, in primo luogo, ogni relazione personale e politica – ed è l’affondo politico dell’ex sindaco Bartolomeo – con taluni personaggi che, purtroppo, vivono nella nostra città!”.
A pronunciarsi in merito è l’ex sindaco di Gaeta, Silvio D’Amante, che a Formia ha sempre vissuto: “Non possiamo e non dobbiamo sottovalutare l’episodio dell’altra notte perché corriamo il rischio di considerarle poco influenti per la nostra vita e per il nostro territorio. Due settimane fa a Gaeta nel ricordare Elvio Di Cesare, fondatore dell’associazione anti mafia “Antonino Caponnetto”, la dottoressa Maria Antonietta Tronconme, il Procuratore della Repubblica di Napoli Nord che competenza in diversi della provincia di Caserta, ancora una volta ha parlato della nostra provincia e del sud pontino come terra di affari della criminalità organizzata. Lo Stato deve intervenire in modo più stringente in aiuto delle forze dell’ordine con la presenza sul territorio di uffici e personale ad hoc le amministrazioni, da parte loro insieme in un osservatorio ,con le associazioni di categoria, per monitorare il flusso di denaro e gli appalti”.
Ma se il Golfo non ha più neanche a Gaeta la sezione distaccata del Tribunale di Latina ed il l’ufficio del giudice di pace è a rischio chiusura perché i comuni non ottemperano al loro obbligo finanziario di tenerlo in piede? Quando il cane (volutamente) si morde la coda. O almeno…