Mancata consigliera regionale il 12 e 13 febbraio scorsi per poco più di 900 voti personali, Emanuela Zappone, ex assessore all’ambiente nella Giunta di Roberta Tintari al comune di Terracina sino al luglio 2022, è la favorita nelle ultime ore per diventare il commissario straordinario del terzo parco più importante del Lazio, quello regionale dei Monti Aurunci.
Le sue “azioni” sono aumentate nel borsino di Fratelli d’Italia, partito cui spetta questa nomina dopo quella strappata dal coordinatore comunale di Minturno Vincenzo Fedele alla guida dell’ente Parco Riviera di Ulisse. Emanuela Zappone è il nome che la delegazione pontina di Fdi avrebbe fatto al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca per sostituire l’ex presidente del Parco dei Monti Aurunci, il dem Marco Delle Cese.
Se dovesse spuntarla, Emanuela Zappone – la prima dei non eletti nella lista pontina di Fdi alle recenti elezioni regionali con 6887 preferenze contro le 7906 del cisternese Vittorio Sambucci, le 9089 dell’itrana e neo assessore all’ambiente Elena Palazzo e le 15630 del latinense Enrico Tiero – vincerebbe un derby a distanza con l’attuale vice sindaco di Pontecorvo Nadia Belli, nome, quest’ultimo, “speso” dalla sempre potente pattuglia ciociara di Fratelli d’Italia capeggiata alla regione Lazio da Daniele Maura e Alessia Savo. Se nelle prossime ore è attesa anche la nomina dei commissario straordinario dell’ente Parco dei Monti Ausoni-Lago di Veio, dell’attuale sindaco di Forza Italia di Monte San Biagio Federico Carnevale, l’ufficializzazione dell’investitura della procacciniana Emanuela Zappone (ha deciso di non candidarsi al consiglio comunale di Terracina il 14 ed il 15 maggio scorsi) potrebbe permetterle di debuttare in questa nuova veste venerdì 30 giugno nel corso di una giornata che l’ente Parco dedicherà alla riflessione sull’impatto del cambiamento climatico sui Monti Aurunci.
La riflessione verterà sul ruolo che le aree naturali protette svolgono in difesa degli equilibri idraulici e idrogeologici messi a rischio dai sempre più frequenti eventi metereologici straordinari come dimostrano le frane che nel 2021 e nel 2022 hanno colpito Itri e Formia. “La sfida del cambiamento climatico” sarà il tema di un convegno che, organizzato, alle 18, presso il comune di Itri, affronterà i diversi aspetti inerenti gli impatti degli incendi boschivi sugli equilibri idrogeologici a fronte degli eventi sempre più estremi.
Il ruolo delle Aree Naturali Protette e gli strumenti di tutela del territorio verranno analizzati nelle relazioni dell’attivo direttore dell’Ente Parco Giorgio De Marchis, del Direttore Regionale Vito Consoli, del Comandante provinciale del gruppo Carabinieri Forestali Vittorio Iansiti e del sindaco di Itri Giovanni Agresti.
Gli assessori regionali (Ambiente e cambiamenti climatici) Elena Palazzo e Giancarlo Righini (bilancio, politiche agricole, parchi e Foreste) si soffermeranno sulle proposte e sui progetti che la Regione Lazio sta approntando in merito. In precedenza, alle 16.30, gli assessori regionali visiteranno il Vivaio Forestale di Itri.
Da poco sono stati ultimati i lavori per la realizzazione di serre, ombrai e semenzai per la produzione di essenze autoctone destinate alla piantumazione nelle scuole, ospedali e aree pubbliche della Regione Lazio. Il vivaio forestale di Itri è l’unico vivaio forestale della Regione, la sua attività era rivolta alla produzione di piante per l’ingegneria naturalistica, da usare nel contenimento di zone esposte al rischio idrogeologico ed oggi ha allargato il proprio ambito di competenza essendo stato individuato quale partner principale del progetto ossigeno con l’obiettivo di produrre 30mila nuovi alberi.
Il primo evento, in ordine cronologico, è in programma, alle 15.30, presso il monumento Naturale di Settecannelle a Fondi dove, alla presenza anche del sindaco Beniamino Maschietto, verrà presentato il restauro dell’antica “Mole della Corte”. Si tratta di un mulino storico della città che, appena restaurato, è considerato “un esempio di sostenibilità”. Seguirà una visita guidata lungo il percorso naturalistico che costeggia il laghetto che l’Ente Parco in collaborazione con il Consorzio di Bonifica ha intenzione di trasformare in percorso naturalistico letterario.
Ma il momento clou di questa trasferta degli assessori Righini e Palazzo – che per la prima volta torna nella natia Itri nell’impegnativa e prestigiosa veste di assessore regionale all’ambiente oltre che di consigliera regionale di Fdi – sarà il convegno in agenda presso la sala consiliare di Itri.
“Da tempo balza all’occhio la “coincidenza” tra lo scivolamento a valle delle masse d’acqua e la presenza di zone montagnose tra le più esposte agli incendi boschivi – tiene ad osservare subito il direttore dell’ente Parco regionale dei Monti Aurunci Giorgio De Marchis – Frane e alluvioni che solo per fortunate coincidenze non hanno coinvolto persone ma che si sono riversate sulle abitazioni, su laboratori artigianali, su locali commerciali.
Il precario equilibrio idrogeologico del paese va ben oltre il contesto dei Monti Aurunci. Tuttavia l’area montana a ridosso del Tirreno nel Lazio Meridionale rappresenta un qualificato laboratorio all’aria aperta per valutare il ruolo delle aree naturali protette nella difesa degli equilibri idraulici e idrogeologici. I dati analizzati e gli eventi del 2021-2022 restituiscono un quadro allarmante dovuto alla instaurazione di una concatenazione di eventi che mina l’equilibrio del territorio.
Ci si riferisce alla sequenza, incendio boschivo – evento meteorologico straordinario – alluvione/frana che appaiono essere quasi sempre strettamente collegati. La presenza di un’area naturale protetta ha consentito negli ultimi 25 anni, dalla sua istituzione della legge regionale 29/1997 di limitare l’antropizzazione del territorio e di porre in essere di misure preventive di tutela in assenza delle quali gli effetti delle recenti alluvioni sarebbero stati più catastrofici – ha aggiunto concludendo De Marchis – La redazione del piano antincendio boschivo rappresenta un punto qualificante di studio del fenomeno e di azioni possibili, sicuramente si paga l’assenza del piano del Parco che consentirebbe la differenziazione della protezione del territorio stabilendo diversi livelli di salvaguardia al fine di conciliare la tutela della natura con le esigenze delle comunità locali”.